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Molfetta, mensa e tempo pieno nelle elementari: l'amministrazione Azzollini replica, Quindici risponde e precisa Dopo l'intervento del Comitato per il tempo pieno a Molfetta su Quindici, l'amministrazione ribadisce (furtivamente) tutti i suoi meriti per la risoluzione della vicenda e convoca una conferenza stampa per domani pomeriggio
21 luglio 2011

MOLFETTA - «In questa nostra epoca fragorosa e cartacea, piena di propaganda aperta e di suggestioni occulte, di retorica macchinale, di compromessi, di scandali e di stanchezza, la voce della verità, anziché perdersi, acquista un timbro nuovo, un risalto più nitido».
Primo Levi aveva già preannunciato le fattezze della politica contemporanea che, pur di camuffare le sue inadempienze e responsabilità, spaccia per informazione la propaganda, attaccando, invece, proprio chi quotidianamente informa con i fatti e si pone come cassa di risonanza per i cittadini. Accade a livello nazionale, accade a Molfetta dove ci sono troppi artisti in politica e la stampa libera brucia come l’urticaria.
L’amministrazione del sindaco Antonio Azzollini non ci sta e anche nel caso del tempo pieno ha replicato all’articolo dello scorso 14 luglio, pubblicato da Quindici online: «il tempo pieno è salvo grazie all’amministrazione comunale» e la «micidiale mistura giornali-partiti di opposizione aveva montato su una pesante protesta all’indirizzo dell’amministrazione comunale, con il solito corredo di manifesti, comunicati stampa, comizio»e, a suo dire, «insulti vestiti da opinioni sui blog di internet».
Un attacco diretto ai genitori e a Quindici che ha seguito sin dall’inizio tutta la vicenda legata alla soppressione del tempo pieno fino al suo epilogo, rispetto a altri quotidiani che hanno dovuto rincorrere la notizia, limitandosi a fare l’eco all’amministrazione comunale (per altri ancora, la problematica non è mai esistita se non per riempire la pagine di giornale).
Quindici ha approfondito la materia, grazie al Comitato per il tempo pieno a Molfetta, che ha vissuto in prima persona la drammaticità di questi mesi. Proprio a Quindici i genitori avevano manifestato il loro rammarico per un’amministrazione che, pur rimpinguandosi la bocca di parole e mostrando in partenza tanta buona volontà operativa, aveva presto tirato i remi in barca, per poi appropriarsi di un merito non suo. Infatti, il ripristino del tempo pieno è una vittoria dei soli genitori, che in autonomia, anche rispetto al sindacato (interessatosi alla situazione dei precari), hanno nominato un legale che pagheranno di tasca propria e fatto ricorso all’Ufficio Scolastico Regionale.

Secondo l’amministrazione Azzollini i giornali di sinistra (o presunti tali), i partiti di opposizione e i sindacati non avrebbero mai lottato accanto ai genitori, ma così «disconosce e denigra il risultato ottenuto proprio da questi ultimi con il ricorso proposto dinanzi al TAR Puglia, prendendosene tutti i meriti», replica il Comitato per il tempo pieno a Molfetta. L’amministrazione, oggi certa di aver risolto con i propri mezzi la problematica, aveva anche conferito a un avvocato esterno il relativo incarico, piuttosto che scegliere di non costituirsi in un giudizio ritenuto in principio inutile e infruttuoso, benché i genitori avessero già assunto l’avv. Roberto D'Addabbo. Ennesimo spreco di soldi pubblici.
E solo ora e non prima dell’udienza al TAR e del provvedimento del 5 luglio con cui erano ripristinate le classi a tempo pieno (guarda caso, anche dopo l’articolo di Quindici), l’amministrazione ha deciso di convocare una conferenza stampa (domani, sala stampa di palazzo Giovine).
Altro neo, i tavoli tecnici. Solo due negli ultimi 4 mesi: il 20 aprile e il 3 giugno, ma dovevano essere più di due e a cadenza bisettimanale. Inoltre, il tavolo tecnico di giugno era stato convocato su richiesta scritta di un genitore e subito dopo l’adozionedel provvedimento di giunta n.105/2011. «In quell’occasione si comunicò al sindaco in persona che avremmo proposto ricorso e lui convenne con noi che nonostante i colloqui con l’USR e l’USP fossero positivi, non vi erano certezze - ha spiegato il Comitato - infatti le cosiddette certezze sono arrivate all’udienza del 13 con il deposito del provvedimento di ripristino del tempo pieno».
Questo basterebbe a smentire l’amministrazione Azzollini sul suo discutibile interesse e sulle sue intoccabili (in)certezze. Come aveva già chiarito il Comitato a Quindici, solo la notifica del ricorso, voluto e fatto dai genitori dopo la raccolta firme del 13 luglio, ha sbloccato la situazione. 
Il Comitato ha anche spiegato i passaggi e i tempi dell’udienza: «l'udienza del 13 luglio si è regolarmente tenuta e la causa è stata discussa da tutte le parti comparse, ivi compreso il difensore nominato dall'Amministrazione che non era affatto a conoscenza del provvedimento dell’USP del 5 luglio. Infatti, oggetto della discussione in camera di consiglio è stata proprio l'avvenuta esibizione, da parte dell'Avvocatura dello Stato, del provvedimento del 5 luglio, reso noto solo all'udienza in questione e comunque adottato, non nei famosi tre mesi precedenti, ma solo successivamente alla notifica del ricorso». Inoltre, il TAR Puglia, che mai ha affermato l’inutilità del ricorso, dovrebbe depositare la sentenza a giorni in cui dichiarerà cessata la materia del contendere, stabilendo anche le spese legali.
Eppure, secondo l’amministrazione, «la stessa udienza (quella del 13 luglio, ndr) non si è nemmeno tenuta e i giudici amministrativi hanno fatto notare che non ce n’era più bisogno». La propaganda è un'arte, anche se non racconta la verità.
E, a onor del vero, il provvedimento del 5 luglio ripristina le 22 classi (17 dell’anno scorso, cui si sono aggiunte 5 nuove classi), ma bacchetta l’amministrazione: le classi a tempo pieno non erano state autorizzate «per carenza sia della documentazione relativa all'assunzione da parte dell'amministrazione comunale di Molfetta della gestione del servizio della mensa scolastica, sia delle dichiarazioni di idoneità igienico-sanitario delle strutture scolastiche per l'erogazione dello stesso servizio di refezione».
Infatti, per l’erogazione del servizio negli ultimi 3 anni le scuole hanno sempre chiesto di potersi avvalere del Comune, che ha sempre fatto orecchie da mercante (documenti alla mano): «in alcuni casi il Comune ha anche dimostrato di interessarsi alla cosa - ha aggiunto il Comitato - salvo all’atto pratico, rimanere passivo».Circostanza che ha costretto i singoli istituti scolastici a bandire ogni anno una gara per l’individuazione del soggetto per la refezione, con l’inevitabile ritardo del servizio (a novembre, anziché a ottobre).
Situazione che ha fatto comodo al Comune perché ha evitato investimenti (questi che però erano necessari) in tempi di vacche magre, oltre a quelli inizialmente spesi per gli interventi sui refettori. Insomma, un contributo per la frittata, «servita su un vassoio d’argento all’USR, che cercava solo pretesti per operare i tagli disposti dal Ministero al corpo docenti».
Per il Comitato l’amministrazione Azzollini, invece di perdersi in inutili e sterili polemiche con l’opposizione, la stampa libera e presunta di sinistra e i genitori, ha oggi un’unica strada davanti a sé: «dimostrare che reputa finalmente il tempo pieno un valore da tutelare e un diritto allo studio da garantire a più bambini possibili, così come sembra aver iniziato a fare con i provvedimenti di giunta n.59/2011 e 105/2011, oltre all’approvazione in bilancio, a fine giugno, della spesa per il servizio mensa, dimostrando che la sua è stata una scelta voluta e non solo imposta dalle circostanze».
 
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Autore: Marcello la Forgia
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