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Molfetta, ma è edilizia convenzionata o privata? Assegnatari acquirenti denunciano a Quindici presunte 'illegittimità'
19 dicembre 2011

MOLFETTA - Gravissima l’urgenza abitativa. Già una famiglia è in “mezzo alla strada” (ora in un piano terra con gli scatoloni chiusi). Per non parlare di mutui, spese aggiuntive e legittime aspettative negate. Gravissima la segnalazione a Quindici di 8 aggiudicatari acquirenti che da aprile non possono accedere alle proprie abitazioni, nonostante la palazzina, costruita in edilizia convenzionata, sia completata da mesi (comparto 5, nella foto) e altri assegnatari acquirenti abbiano avuto la consegna dell’appartamento.
Inadempienti al pagamento, la motivazione dell’impresa esecutrice dei lavori che non solo non consegna gli appartamenti a questi 9 acquirenti, ma ha depositato lo scorso 9 dicembre ricorso al Tribunale di Trani per la risoluzione contrattuale di uno degli acquirenti e pagamento della penale. Ma la situazione sembra essere diversa.
 
La denuncia degli acquirenti. «La vicenda inizia ad aprile 2011 quando il Comune di Molfetta invia una comunicazione sul prezzo a metro quadrato dell’appartamento - hanno raccontato a Quindici gli acquirenti - abbiamo notato che i metri di superficie su cui calcolare il prezzo non corrispondevano più a quelli previsti nel preliminare, perché l’impresa assegnataria ha realizzato degli aumenti di volumetrie sulle balconate tra i 50m2 a 60m2». Aumenti che hanno accresciuto di 40-60mila euro il prezzo complessivo dell’appartamento (150mila euro di media nel quadro economico d’intervento dell’aprile 2009).
Gli acquirenti hanno contestato le varianti edilizie apportate dall’impresa (per altro, conosciute solo dopo la loro realizzazione), perché in edilizia convenzionata il disciplinare delle caratteristiche minime, approvato dal Comune, non può essere variato, se non per migliorare la funzionalità dell’edificio con previa autorizzazione del Comune e, soprattutto, degli assegnatari acquirenti. Secondo la comunicazione del 1 giugno 2011 a firma dell’ing. Rocco Altomare (agli arresti domiciliari per l’inchiesta «Mani sulla città»), il Comune «pur considerando che l’incremento di superfici non residenziali è scaturito da varianti regolarmente autorizzate» precisa che «quanto sottoscritto dagli aspiranti acquirenti in epoca antecedente alle varianti edilizie (preliminare e planimetria immobile) non risponde alla attuale situazione progettuale». Dunque, «si rende necessario allegare all’atto di vendita, per ogni assegnatario interessato, dichiarazione di accettazione della nuova situazione progettuale e, quindi, l’incremento delle superfici veranda e/o balconi».
 
Le motivazioni dell’impresa. «L’astenersi dal pagamento della competente quota parte degli interessi maturati, equivale alla espressa volontà di non voler aderire al mutuo edilizio, con la conseguenza che, esclusi gli acconti già versati, risultano non liquidati i rimanenti stati di avanzamento». Insomma, nella missiva del 28 settembre l’impresa esecutrice dei lavori considera gli assegnatari inadempienti.
Anzi, di fronte alle «reiterate ed immotivate minacce e diffide» da parte degli acquirenti (solo legittime rimostranze), l’impresa “intimava” la risoluzione del contratto per inadempienza nella nota del 12 ottobre. Ma non è compito del Comune escutere l’acquirente con un particolare iter burocratico?
Invece, i ritardi nei tempi di consegna sarebbero dipesi, scrive l’impresa, dalla rimozione di una linea elettrica dall’area di sedime nel novembre 2009 e dal tardivo rilascio del permesso a costruire sulla variante finale. Ma l’ennesimo permesso di costruire in variante definita, presentato al Comune il 6 settembre (a quanto pare, rigettato), non ha forse impedito all’impresa di presentare la comunicazione di fine lavori, di richiedere il certificato di agibilità e di frazionare il mutuo?
Come giustificare, poi, l’aumento della superficie delle verande? «L’area di sedime iniziale alla base del progetto preliminare, in seguito a successivo sopralluogo per la definizione del verbale di linee e quote da parte dei tecnici comunali, fu oggetto di nuova perimetrazione, cosa questa che comportò un aumento dell’area di sedime - si legge nella missiva del 28 settembre - questa circostanza ha necessariamente comportato un incremento della superficie costruita con il conseguente accrescimento della superficie delle verande dove possibile». Gli acquirenti hanno richiesto il verbale di linee e quote, senza averne ancora copia.
 
I dubbi degli acquirenti. Il Comune di Molfetta ha esperito la vigilanza necessaria, imposta dalla legislazione vigente per l’edilizia convenzionata? Perché l’impresa non ha rispettato il quadro economico d’intervento approvato dal Settore Territorio l’11 gennaio 2008?
Perché il Comune e l’impresa non hanno informato gli assegnatari acquirenti delle varianti apportate, violando gli art. 14, 15, 16, 17 del Regolamento del procedimento amministrativo? Inoltre, l’impresa ha consegnato alcuni alloggi al primo piano questa estate: secondo quali criteri, se quegli appartamenti presentano le stesse problematiche segnalate a Quindici dagli assegnatari acquirenti? Come i nuovi inquilini hanno superato queste problematiche?
Non è forse diritto degli acquirenti conoscere il computo degli interessi passivi, per altro formulati su un capitale non corrispondente a quello del quadro economico d’intervento e del preliminare di vendita?
Di fronte all’emergenza abitativa e ad una situazione “poco chiara”, gli assegnatari acquirenti chiedono la consegna dell’alloggio e delle pertinenze relative, oltre alla sottoscrizione della fideiussione (come fissato dalla convenzione) e del frazionamento del mutuo bancario da parte dell’impresa. E, se la situazione dovesse persistere, gli acquirenti potrebbero anche ricorrere alla competente sede giudiziaria.
 
Il Comune di Molfetta. Dopo l’iniziale “insufficienza”, il Comune ha assunto una serie di provvedimenti a tutela degli assegnatari, consapevole che l’impresa assegnataria agisce come incaricata di pubblico servizio. L’impresa è stata, perciò, invitata a «fornire la esatta imputazione delle superfici per il computo degli interessi passivi» entro 10 giorni dal ricevimento della missiva del 7 novembre scorso e a allinearsi alle superfici specificate nei preliminari sottoscritti, dunque a fornire tutte le notizie richieste dagli acquirenti
Inoltre, nella comunicazione del 10 novembre il Comune di Molfetta ordina entro 3 giorni dalla notifica della stessa la consegna delle chiavi, di contro «l’impresa sarà denunciata all’Autorità Giudiziaria per inottemperanza agli obblighi di legge, avviando, nel contempo, la procedura di revoca ai sensi dell’art.13 della convezione». Infatti, trattandosi di edilizia convenzionata, «il margine di discrezionalità dell’impresa è praticamente nullo, dovendo realizzare l’opera secondo i fatti, tempi e modi stabiliti puntualmente nella convezione» e «non vi può essere imposizione da parte dell’impresa ad accettare scelte e realizzazioni non richieste che producano maggiori costi per l’utente», ovvero «l’aumento arbitrario delle superfici complessive dell’alloggio». I tre giorni sono passati da quasi un mese, ma nulla è cambiato.
Sono stati proposti incontri singoli tra impresa e acquirente, ma fino ad oggi non è stato ancora raggiunto un accordo. Unici danneggiati, gli acquirenti.
 
Sul prossimo numero di Quindici, in edicola a gennaio, approfondiremo il caso specifico, emblema di un’edilizia convenzionata che a Molfetta è divenuta nel tempo edilizia libera e privata, sconfessando la sua stessa natura sociale (Legge n.167/62) e creando un vero e proprio sistema.
 
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Autore: Q
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