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Molfetta, lavori accanto al Duomo: si tratta di opere di diversa proprietà e progettazione
25 giugno 2010

L’avv. Maria Rosaria Larizza scrive a “Quindici” in nome e per conto dell’ing. Lucia De Gennaro, chiedendo alcune precisazioni all’articolo, pubblicato sul quotidiano “Quindici on line”: http://www.quindici-molfetta.it/molfetta-basta-con-lo-scempio-sulla-terrazza-accanto-al-duomo-un-lettore-indignato-scrive-a-quindici_19482.aspx


«La mia assistita è progettista e Direttore dei Lavori relativi al fabbricato sito nel Centro Storico di Molfetta alla Via San Girolamo n. 28 – dice l’avv. Larizza -. In data 10 giugno 2010 sulla Vostra rivista on line è stato pubblicato un articolo dal titolo “Basta agli scempi urbanistici nel nostro Centro Storico!”.
Il punto di avvio del commento sembrano essere i lavori in corso sulla terrazza privata di un immobile accanto al Duomo, già ampiamente documentati e commentati nei precedenti articoli da Voi pubblicati in data 27 maggio 2010 (Un “archeomostro” rischia di deturpare il Duomo di Molfetta) e 3 giugno 2010 (La Soprintendenza avrebbe autorizzato “l’archeomostro” sul Duomo di Molfetta).
Nel commento viene pubblicata una lettera sottoscritta dal Sig. Luigi Tedesco, foriera di imprecisioni che possono indurre in errore il lettore, come del resto si evince dai commenti suscitati apparsi sul sito.
Nell’articolo, infatti, si fa confusione tra i lavori sulla terrazza privata dell’immobile adiacente al Duomo con visione frontale (Foto n. 1, 2, 3, 4) ed i lavori in corso dietro la Capitaneria, tra cui la costruzione della parte terminale di un muro in tufo (Foto n. 5 e 6) ed i lavori riguardanti la costruzione di un torrino gigantesco sul terrazzo della bruttura su indicata nella foto 6 che occlude la vista alle torri del duomo e alle cupole, se si vuole guardare dal basso” (Foto n. 7).
Trattasi, in realtà, di tre opere del tutto distinte tra loro per unità immobiliari, proprietà, progettazione e direzione dei lavori, come avrebbe potuto evincere l’osservatore leggendo i cartelli di cantiere di pubblicità dei lavori.

Perciò la mia assistita intende, in primo luogo, precisare che l’opera di cui si è occupata è soltanto quella ritratta nelle foto n. 5 e . 6, e sottolineare così l’assoluta estraneità agli altri due lavori in corso, erroneamente cumulati nel Vostro articolo e nella lettera del sig. Tedesco.
In secondo luogo è doveroso precisare alcuni particolari di natura tecnica che sono senz’altro sfuggiti.
Non è vero che il muro originale è stato arbitrariamente ricostruito nella parte terminale con conci di tufo, come afferma l’indomito scrittore.
Il muro, o meglio il parapetto del lastrico solare, non è stato ricostruito, bensì è quello originale, come è possibile vedere nelle foto che si accludono alla presente e che ritraggono l’edificio prima dell’inizio dei lavori.
Il parapetto, come quasi sempre si rinviene negli edifici del centro storico, era già in conci di tufo, i quali risultavano però tutti sconnessi a causa del deterioramento della malta nelle connessure, soggetta all’attacco della salsedine e degli agenti atmosferici.
Nel corso dei lavori ci si è limitati a ripristinare il parapetto esistente, innalzandolo con due file di conci per ragioni di sicurezza all’affaccio (per ottenere un’altezza minima di 1,00 m. dal calpestio del lastrico solare), mettendo in evidenza e non mascherando la diversità dei materiali sulla facciata, così come è prassi comune e consolidata nei lavori di restauro nei centri storici, e così come è stato fatto sulla restante parte della facciata stessa.
Andare a completare in pietra il coronamento della facciata, o meglio con un posticcio rivestimento in pietra ad imitazione di quello esistente, sarebbe stato un falso storico, che avrebbe impedito di leggere l’evoluzione nel tempo dell’edificio, come invece è corretto che sia.
Ciò detto merita di essere censurato l’offensivo e gratuito verdetto sul livello dell’intelligenza della professionista da me assistita e sul suo lavoro.
Il Sig. Luigi Tedesco prima di “sparare nel mucchio” farebbe bene ad informarsi meglio e la Vostra redazione, prima di pubblicare note di osservatori non proprio attenti, al fine di evitare divulgazioni di informazioni scorrette ed entrare, perciò, nelle pieghe di una legittima critica ad un operato vulnerabile, dovrebbe trattenere nel filtro di una censura interna le notizie inesatte».
 
La lettera del legale dell’ing. De Gennaro si conclude con la richiesta di pubblicazione della rettifica, che non abbiamo difficoltà a fare, dando la parola anche a lei, come a tutti i nostri lettori.
Ma ci preme precisare alcune cose:
1)   la rettifica – come dovrebbe sapere l’avv. Larizza – va fatta solo sul quotidiano on line e non può essere richiesta (e non verrà riportata) a termini di legge sul giornale cartaceo, sul quale nulla è stato pubblicato in merito alla questione in oggetto.
2)   Rispettiamo il lavoro dell’avv. Larizza e dell’ing. De Gennaro, ma pretendiamo che sia rispettato anche il nostro lavoro di giornalisti, che non è da meno di quello di avvocati e ingeneri, soprattutto quando si tratta di professionisti. Perciò, il nostro invito è ad evitare di esprimere giudizi e valutazioni arbitrarie.
3)   In Italia esiste ancora (e speriamo continui nel tempo) il diritto di parola, di critica e di opinione, diritto che riconosciamo a tutti i nostri lettori, ai quali consentiamo, dietro un filtro di valutazioni sulla legittimità dello scritto, di esprimere i loro commenti. Questo vale anche per le opere in atto nel fabbricato accanto al Duomo, che è il simbolo di Molfetta ed è nel cuore di tutti i cittadini. Le valutazioni sulla pubblicazione dei commenti vanno lasciate a noi e non ad altri e rientrano esclusivamente nel nostro compito. Lo stesso dicasi delle opinioni e delle critiche che rientrano nel nostro diritto e in quello dei cittadini, diritto che continueremo ad esercitare e che ci viene riconosciuto dalla nostra Costituzione (fino a che non verrà modificata).
4)   Ci spiace per eventuali imprecisioni, dovute solo alla buona fede di chi ha scritto e commentato la notizia, ma le repliche, come quella dell’ing. De Gennaro, servono proprio a completare l’informazione (con notizie che solo lei poteva conoscere e quindi comunicare all’opinione pubblica, come ha fatto con questa lettera). Ed è quello che abbiamo fatto, dando la parola a tutti e fornendo un’informazione oggettiva, com’è sempre stato nella tradizione di “Quindici” e come ci viene riconosciuto dai lettori e cittadini da oltre 16 anni.
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