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“Molfetta in Allegrezza? Un Natale deludente: partito bene e finito male”
15 gennaio 2018

Finite le festività è tempo di tirare le somme riguardo l’organizzazione del Natele molfettese. A fioccare le polemiche rispetto lo scarso impatto degli eventi e delle iniziative organizzate in città. Per non parlare delle casette mal posizionate e poi ricollocate altrove, della poca movimentazione cittadina, dell’assenza di momenti di aggregazione collettiva e degli addobbi discutibili. A tal proposito Quindici ha intervistato Michele Palombella, prima di tutto commerciante molfettese di vecchia data della nota Ferramenta di via Baccarini e poi membro del comitato direttivo dell’associazione Molfetta Shopping, che ha dato il suo parare sulla mancata relazione tra iniziative legate al Natale e lo sviluppo di un progetto organico – che sulla scorta di un periodo topico come questo – poteva rappresentare un volano per il rilancio del commercio locale. Quali sono stati secondo lei i punti critici? «Premetto che quando l’amministrazione Minervini ha designato l’assessore Pasquale Mancini con delega al commercio, da parte mia c’è stata parecchia simpatia verso questa nomina perché lui è a tutti gli effetti un figlio del territorio nonché di commercianti. Una persona molto inserita nel tessuto sociale locale e molto attenta e presente in città. Dunque le aspettative derivanti dalla sua nomina – per quello che mi riguarda – erano molto elevate perché finalmente si poteva interloquire con una persona che aveva vissuto sulla sua pelle le dinamiche del commercio. Ma tornando alla domanda, nei primi mesi del suo insediamento ci sono state dinamiche interessanti per cui ha cercato il coinvolgimento delle associazioni. In prima persona ho partecipato come operatore economico e ci è stata volontà di creare un fronte comune e di iniziare dal presente senza guardare al passato e ai problemi che avrebbero potuto ingolfare l’operatività per il futuro. E qui la criticità. Dopo diversi incontri si erano fatte strada delle prospettive di coinvolgimento che però hanno disatteso le reali intenzioni e volontà di cui si era discusso in comunanza, almeno in una prima fase». Intende intenzioni o aspettative quando parla di volontà disattese? «Sicuramente sono state disattese le intenzioni dell’Amministrazione comunale nel cercare di coinvolgere e creare un piano condiviso e le aspettative dei commercianti che erano quelle di trovare un riscontro di novità assoluta nelle manifestazioni natalizie o per lo meno nel progetto del Natale». Ma voi commercianti e imprenditori cosa avreste voluto? «In realtà volevamo movimentazione nel periodo natalizio, il coinvolgimento della cittadinanza nel centro della città. Il Natale rappresenta per antonomasia il momento in cui si deve parlare del commercio e del suo rilancio – visto che c’è un indotto maggiore di affari – ma non è così perché tale esigenza impellente deve essere estesa a tutto l’anno. Anzi bisognerebbe creare un programma pluriennale legato alla crescita e allo sviluppo del settore». Ma cosa intende per movimentazione? «Per movimentazione intendo la capacità di creare manifestazioni, di generare interesse affinché il consumatore abbia la possibilità e la voglia di passeggiare per le vie del centro. È questo il principio del marketing territoriale che dovrebbe generarsi dalla compartecipazione fra l’Amministrazione e gli imprenditori, gli esercenti. L’obiettivo, deve dunque essere creare la motivazione per fare in modo che il centro cittadino diventi fulcro di interesse per i molfettesi. Da qui nasce l’idea di realizzare un piano condiviso che non sia finalizzato alla manifestazione fine a se stessa ma che si concretizzi nella misurazione degli obiettivi comuni. Obiettivi che devono essere condivisi, studiati, calcolati e non improvvisati o sporadici e circoscritti ad alcune parti dell’anno. Questo significa pensare in maniera seria a mettere su un vero e proprio piano di rilancio del commercio locale. È pur vero che l’amministrazione si era appena insediata da tre mesi e difficilmente si sarebbe potuto fare qualcosa di più organico e studiato». Quindi, a parer suo cosa è andato storto? «Personalmente penso che non c’è stata condivisione vera e tangibile e l’Amministrazione – ad un certo punto – ha fatto un passo indietro. Prima sono stati studiati piani comuni, progetti, si sono raccolte un po’di idee e dopo c’è stato quasi una sorta di sganciamento come se il parere delle associazioni fosse lascito fine a se stesso. È come se non ci fosse stato più un coordinamento del progetto». Secondo lei perché si è verificato questo fenomeno? «Perché forse c’era la convinzione di poter fare a meno di noi. Poi in quel periodo è accaduto uno strano fenomeno. È nata – guarda caso proprio nel periodo prenatalizio - un’altra associazione in rappresentanza degli esercenti di Corso Dante. Ma la cosa più assurda è che in un territorio piccolo come Molfetta si sia sviluppata una frammentazione così ampia anche a livello dell’associazionismo che peraltro non porta a nulla se non a tensioni». Quindi questa nuova associazione è nata in contrapposizione alla Molfetta Shopping? Che idea si è fatto al riguardo? «Non so se questa associazione sia nata come anti Molfetta Shopping, ma di certo ha creato frammentazione e questo è al momento l’unico fatto inequivocabile. Chiaramente questo non ha fatto altro che creare delle manifestazioni frammentarie, qui e lì per la città per accontentare un po’ tutti senza la presenza di un piano organico. E faccio notare come si sta parlando di un piano per 20 giorni. Figurarsi se si mette in atto un piano un po’più strutturato e condiviso che comprenda mobilità, investimenti, arredo urbano globale e stravolgimenti del traffico. Si trattava, dunque di fare una cosa più semplice ma senza un terreno comune non si è riusciti a trarre nulla di veramente buono. Ciò non è di buon auspicio se davvero si vuole puntare al rilancio del commercio locale». Dunque quale è stato il risultato? «Il risultato? Un Natale deludente per via della movimentazione o quanto meno in linea con gli altri anni se non peggio. In realtà credo non fosse nemmeno nelle aspettative di Mancini che è partito con molto entusiasmo soprattutto nei primi incontri. Per fare le cose fatte bene ci vuole programmazione e condivisione. Sicuramente – come detto prima – la strada non è la frammentazione e sulla scorta di questo l’entusiasmo dell’Amministrazione non è bastato. L’idea non è il decisionismo, ma la condivisione. Per carità ci sta la volontà politica di fare le cose ma tra il dire e l’attuare, c’è una bella differenza, c’è tanta strada da fare. Allo stato dei fatti il Natale non ha prodotto un risultato all’altezza delle aspettative di tutti». Che ne pensa dell’arredo urbano natalizio? «Gli arredi urbani sono stati il prodotto della decisione dell’Amministrazione comunale che quest’anno si è occupata anche delle luminarie. Anni addietro, invece la Molfetta Shopping era capofila delle associazioni ed erogava un contributo tramite rendicontazione. Quest’anno invece è stato gestito tutto dal Comune, con una spesa che si aggira tra i 30/40mila euro, con un risultato discutibile. Ad esempio le luci natalizie sono state allestite tardissimo su via Baccarini quando, da delibera, dovevano essere collocate da metà novembre, producendo come risultato, un lavoro fatto last minute e quindi arrabattato. Non si è realizzato quanto ipotizzato con mio rammarico. L’entusiasmo doveva essere trasformato in risultato». E delle casette in Canadà (come le ha definite “Quindici”) che ne pensa? «Quello è stato l’esempio del filo rosso che si è spezzato tra associazioni e l’Amministrazione. La presenza e la collocazione iniziale delle casette è derivata dalla volontà dell’assessore che aveva chiesto il coinvolgimento delle associazioni, affinché venissero addobbate. Ma tecnicamente non c’è stato alcun tipo di contributo da parte nostra. Doveva essere una decisione maturata e non d’impulso. L’idea delle casette sarebbe stata eccellente se fossero state collocate in maniera strategica al fine di legare Corso Umberto con Corso Dante. Dovevano essere posizionate su lato seminario della villa. Questa era la nostra idea che – a suo tempo – fu espressa durante le molteplici riunioni a cui abbiamo partecipato per creare una sorta di rambla cittadina. Invece, al contrario tra Corso Umberto e Corso Dante c’è una zona buia che è quella della villa». L’investimento secondo lei è stato congruo? «Gli anni d’oro delle spese – le chiamo così perché finché non fanno parte di un piano organico non possono essere chiamate investimenti – si sono avuti quando c’è stato il coinvolgimento, come da accordi di programma delle aziende della zona extra urbana – Mongolfiera e Fashion District – che hanno contribuito alle manifestazioni natalizie in cui si è arrivati a spendere anche 100mila euro in totale. Quegli accordi poi non sono stati alimentati e sono andati via via scemando». Come le è sembrata la partecipazione popolare? «Francamente come gli altri anni. Anzi, forse un po’più scarna». Se dovesse fare una riflessione conclusiva cosa vorrebbe dire? «C’è rammarico per come è andato il Natale e la consapevolezza che se l’assessore Mancini avesse trasformato tutto l’entusiasmo iniziale in fatti positivi, si sarebbero potuti avere risvolti interessanti per il rilancio del commercio sempre nell’ottica di un piano di marketing ben studiato che non punta alla semplice manifestazione, ma sta nella misurazione degli obiettivi da raggiungere e nell’inglobare una serie di azioni come l’attenzione all’arredo urbano, la mobilità, gli aspetti finanziari, la detassazione su alcune attività e le manovre fiscali. Da parte nostra c’è la volontà di discutere in questi termini e a fare in modo che gli errori del passato non si debbano più commettere come la frammentazione delle associazioni, che porta solo discussioni inutili. La nostra idea è quella ci creare un rilancio del commercio territoriale insieme all’Amministrazione comunale, attraverso un dialogo costruttivo e un programma condiviso». © Riproduzione riservata

Autore: Angelica Vecchio
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