Molfetta, città del camping selvaggio
Mai come quest'anno a Molfetta ho assistito ad uno spettacolo indecoroso e dalle proporzioni allarmanti: la proliferazione di tende, gazebo, capanne e baracche messe su sulle spiagge molfettesi. Basta fare un giro la sera alla prima cala e sembra di essere in una bidonville di Rio de Janeiro; nuvole di fumo generate da carne arrostita salgono sulla strada ed inebriano i polmoni del turista. Le macchine parcheggiate da entrambi i lati della strada per cui passare con la propria è un'impresa ed ci sono anche persone che fanno i loro bisogni alla luce del sole! (si potrebbe dire: almeno non li fanno in mare, scarsa consolazione). Afflitti da questa nuova mania dell'estate anche il Gavetone, il parcheggio subito dopo il lido Bahia, e, udite udite, lo spazio retrostante il duomo di Molfetta (alla faccia della ZONA MILITARE della Capitaneria). E' una vera e propria vergogna che i vigili urbani o chi per loro non intervengano e chiudano gli occhi di fronte ad uno scempio ed un malcostume tipici della perversa mentalità del "chi se ne frega".
Giacomo Spezzacatena
Le sue proteste andrebbero girate al Wwf di Molfetta e agli amministratori comunali che quando hanno riempito di cemento la prima cala avevano giurato che non ci sarebbero stati più campeggi abusivi. Purtroppo, ancora una volta, “Quindici” (siamo stati gli unici, come sempre, a scrivere sull'argomento con inchieste a raffica) ha avuto ragione, siamo stati facili profeti, mentre il Wwf è stato ancora una volta “ingenuo” (per usare un eufemismo), perché ha tradito la sua vocazione ambientalista in nome non sappiamo di quale nuova cultura.