Molfetta “bombardata” dai botti di fine anno: una città in mano a scellerati che hanno provocato paura e danni
MOLFETTA - Ancora una volta Molfetta ieri sera è stata teatro di “bombardamenti” di botti e petardi di grosse dimensioni e soprattutto di una violenza esplosiva tale da far vibrare perfino gli edifici, come hanno raccontato alcuni cittadini. Malgrado i controlli, la vigilanza delle forze dell’ordine (per quello che potevano) e l’allarme lanciato dal comitato di quartiere, Piazza Paradiso e le zone circostanti si sono trasformate in un campo di battaglia.
Una zona lasciata alla mercé di giovinastri che hanno scatenato l’inferno. Alcuni abitanti della zona hanno parlato di esplosioni da “guerra”. Ma anche altre strade della città sono state trasformate in campi di battaglia, vittime alcune vetture e i soliti cassonetti divenuti l’oggetto principale della violenza di gente sconsiderata e incivile. Sarebbe ora che il sindaco e le forze dell’ordine provvedessero concretamente e adeguatamente a impedire che il degrado di Molfetta continui anche sul fronte della sicurezza e dell’impunità di chi crede di far da padrone in una città che va perdendo sempre più le connotazioni di paese civile.
Occorre un’inversione di tendenza in tutti i campi con gesti esemplari che possano essere di monito a chi crede che sia consentito impunemente di non rispettare le regole e soprattutto le leggi. La legalità deve diventare il primo obiettivo di chi vuole amministrare questa città, prima che la situazione possa divenire incontrollabile. E’ un monito che lanciamo da tempo e che è tuttora sottovalutato.
Riportiamo una testimonianza, che si commenta da sé, di chi ha vissuto direttamente e sulla propria pelle la “notte brava” dei “bombaroli” a Molfetta: «Via Corrado Salvemini, 3. Un'ora da incubo. Mentre stavamo brindando a mezzanotte a casa di mia suocera sembra sia scoppiata d'improvviso la guerra, sembrava di stare a Bagdad. Ci sono saltati di mano i bicchieri e qualcuno di noi è stato scaraventato contro il muro dai violentissimi botti che esplodevano per strada. Vetri a doppiovetro dell'appartamento andati in frantumi, il muretto di recinzione del palazzo abbattuto e le macchine posteggiate andate distrutte. Vane e inutili le chiamate ai carabinieri, fino a quest'ora non se ne è visto nemmeno l'ombra di una pattuglia. Sceso per strada per invitare gli scellerati alla calma, anche perchè si era in presenza di anziani e un mio cugino appena operato di cuore, mi si teneva lontano da loro a colpi di esplosivi. Danneggiata anche la mia automobile. Non so che altro dire, questa è la città in cui ci tocca vivere anche in questo anno appena cominciato».
Autore: Marcello la Forgia