Molfetta, ancora proteste: scioperano i ragazzi delle scuole superiori e alcuni disoccupati. I licei classico e scientifico si dissociano
MOLFETTA - “Ora basta, la devono finire, ci stanno rubando il futuro”
chi?
“loro”,
loro chi?
“i potenti”
e per fermarli che cosa pensate di fare?
“ protestare”
e poi?
“capiranno che noi ci siamo stancati e cambieranno le cose”
ma noi chi?
“quelli che non la pensano come loro”,
giusto e poi che succederà ?
“beh... ci ridiranno il futuro indietro”.
Michele ha poco più di 17 anni e due occhi azzurri elettrici che non stanno mai fermi e ti guardano di qua e di là, pronti a schizzare da qualche altra parte. Anche lui ha preso parte allo sciopero delle scuole superiori di Molfetta che ha segnato questo quarto giorno di proteste. Quasi 2.000 studenti hanno lasciato perdere zaini e quaderni, disertando ancora le aule cittadine e animando un'altra giornata di proteste.
Il corteo formatosi presso la stazione ferroviaria, si è subito diretto verso la periferia, bloccando per alcuni minuti il Vico, all'altezza di via Terlizzi; ha poi raggiunto il Liceo Scientifico e infine è rientrato in centro per sciogliersi davanti alla sede del Comune di Via Tattoli. Qui, i manifestanti hanno chiesto un incontro immediato con il sindaco Paola Natalicchio, che però in questi giorni è fuori città. Quindi hanno virato su un'altra richiesta: un appuntamento con le istituzioni cittadine da tenersi il prima possibile e la consegna agli uffici comunali del loro “programma rivendicativo”. Tre le richieste immediate: pullman gratuiti a disposizione dei manifestanti per raggiungere Roma (dove domani forse è prevista la manifestazione nazionale dei Forconi), la costituzione di una cooperativa comunale che dia posti di lavoro a precari e disoccupati, provvedimenti per “chi è in difficoltà”. A chiudere la missiva indirizzata al sindaco e affidata alla solerzia di un vigile urbano, c'è la smentita categorica di qualsiasi appartenenza politica.
“Non siamo né fascisti, né comunisti” mi dice una ragazza bionda sui diciotto anni.
E cosa siete?
“Giovani, stufi di vedere che qualcuno si sta mangiando il nostro futuro”
Mi fai capire meglio?
“La nostra dignità”, “vogliamo cambiare il sistema perché il sistema è marcio” aggiunge un altro.
Insomma criticate il capitalismo neoliberista,
“ehm … sì, cioè no, ... noi non facciamo politica, sono cose queste che non ci riguardano, lottiamo solo per il nostro futuro”
e i partiti? Avrete bisogno di un'organizzazione e poi nel concreto cosa volete fare?
“Vogliamo protestare e di partiti non abbiamo bisogno perché fanno solo il male”
dice un altro mentre con spigliata destrezza si arrotola una sigaretta. Arrivano altri ragazzi. Si sparge la voce che c'è “uno curioso che fa domande”. Attorno a me si forma un capannello di studenti allegri, pacifici e chiassosi. Tutti vogliono dire la propria, ma non ci si capisce un granché.
“Mandiamo tutti a casa”
tutti chi?
“i politici”
e poi?
“daremo il lavoro a tutti”
con quali risorse?
“i soldi ci sono ma vengono nascosti”
ma per risolvere le cose, in concreto cosa proponete?
“di darci un lavoro, il prima possibile”
I carabinieri coordinati dal maresciallo Giuseppe Malerba controllano con discrezione il corteo. Ci sono anche i vigili urbani e tutto fila liscio. Qualche parola grossa vola solo davanti al Liceo classico, rafforzata dal coro “noi non siamo raccomandati”. I ragazzi del Liceo, infatti, sono dentro a studiare. “Non partecipano alla protesta perché sono figli di papà, sanno che là fuori domani troveranno un lavoro” commentano dal corteo.
I cancelli sono sprangati e quindi di lì non si passa, specie dopo gli incedenti di ieri mattina, quando un petardo lanciato dai manifestanti verso l'istituto è finito in un aula mandando all'ospedale tre ragazzi e un'insegnante. Per loro problemi all'udito. Il giorno precedente alcuni studenti avevano aggredito una signora anziana che era in auto e le avevano sfondato il tetto saltandoci sopra. Anche i ragazzi del liceo Scientifico si sono dissociati dalle manifestazioni. Presenti invece quelli di Alberghiero, Itis, Commerciale, Ipsiam, Professionale, Pedagogico.
Intanto, un furgone che sta consegnando della merce ai negozianti del Corso si ferma per far passare i manifestanti ma l'autista dopo poco perde la pazienza e alza la voce: “non se ne può più. Qui stiamo lavorando e non è giusto tutto ciò! Queste manifestazioni ci stanno danneggiando”. I carabinieri lo invitano subito alla calma e tutto torna alla svelta al suo posto. Il corteo è pacifico e le tensioni davvero poche. Molti si allontanano in gruppetti chi per una passeggiata sul lungomare, chi per andare al bar.
In via Tattoli arrivano in pochi (una sessantina). Gli studenti srotolano qualche striscione, impugnano il tricolore, scandiscono slogan del tipo “chi non ha il coraggio di ribellarsi non ha il diritto di lamentarsi”, “riappropriamoci della nostra democrazia”, “basta allo sfruttamento”.
Dei “forconi” nemmeno l'ombra. Ci sono alcuni disoccupati che si sono uniti al corteo: “anche noi vogliamo incontrare il sindaco e protestare perché così non possiamo andare avanti. Non abbiamo un lavoro né una prospettiva, comunque siamo contrari ai forconi e a quelli che hanno seminato il caos nei giorni scorsi in città”.
Su domani regna la massima incertezza. Dovrebbe esserci un contro corteo dei ragazzi del Liceo Classico e dello Scientifico mentre tutti gli altri dovrebbero tornare in classe.
© Riproduzione riservata
Autore: Onofrio Bellifemine