MOLFETTA – Quando si dice le eccellenze di “Quindici”, alla ribalta per premi e riconoscimenti. C’è un molfettese, Alberto Ficele (collaboratore di Quindici e autore di molte vignette e copertine della rivista) fra i vincitori del premio internazionale “Architettura Sostenibile” Fassa Bortolo. Il gruppo di cui fa parte è risultato vincitore del primo premio nella sezione Degree Thesis Projects. Oltre al Alberto (il quarto da sinistra nella foto), i componenti sono Francesco Garofoli, Sara Lagna, Vincenzo Salierno, Daniele Spirito, Francesco Vurchio. Il Laboratorio di Tesi di cui fanno parte è quello di "Architettura del sale" (Docenti: Ariella Zattera. Rosanna Carullo).
Il premio è stato assegnato da una giuria di livello internazionale, composta da Thomas Herzog Chairman, Erik Bystrup, Glenn Murcutt (Premio Pritzker 2002), Nicola Marzot, Antonello Stella, Gianluca Minguzzi.
Il premio “Architettura Sostenibile”, in collaborazione con “Fassa S.p.A”, costituisce un iportante esempio di cooperazione fra gli istituti di ricerca universitari e il mondo aziendale. Tale collaborazione favorisce una messa in comunicazione delle ragioni di sostenibilità ambientale con la produttività e l’efficacia di cui abbisogna il mondo aziendale.
Il premio, dunque, riconosce la validità del progetto ad un doppio livello. Uno globale o, addirittura, universale, determinato dalla ricaduta ambientale e dalla sostenibilità intrinseca rispetto alle risorse del pianeta e del territorio. L’altro livello, legato alla contingenza, esige che siano valutate le componenti specifiche del posto a cui il progetto è diretto. Esso deve potersi fondere con la cultura del luogo, valorizzarne gli aspetti e fondersi in un orizzonte di senso che costituisce quel sentire comune che lega gli spazi e le costruzioni. Il progetto allora deve inserirsi all’interno di questo intreccio particolare di componenti ambientali e architettoniche, senza obliare le ragioni universali della sostenibilità e del rispetto delle risorse.
Il progetto di Alberto Ficele e dei suoi colleghi concilia al meglio questi obiettivi. Esso, riguardando la rifunzionalizzazione delle saline della città di Cagliari, abbandonate da circa 30 anni a causa dell’inquinamento delle falde acquifere, riconosce alle aree dedicate alla lavorazione del sale la possibilità di una riconversione nella vendita di gamberetti. La valorizzazione ambientale si congiunge con la ritrovata vocazione produttiva che, senza eliminare i caratteri materiali e culturali del territorio, li indirizza a nuova vita. Il prodotto derivante dal commercio dei gamberetti può essere indirizzato, infatti, alla mantenimento delle risorse acquatiche e vegetali. Il progetto investe inoltre il ciclo dell’acqua, la rigenerazione dell’ecosistema vegetale e animale e la riutilizzazione funzionale dei depositi di sale, mettendo in comunicazione le ragioni produttive con la riqualificazione del paesaggio, tesa a tessere una cornice alle passeggiate lungo il Canale di San Bartolomeo.
Al di là del valore intrinseco del progetto, che non può che inorgoglire Alberto Ficele e gli altri vincitori del premio, esso sembra indicare una direzione. La salvaguardia del territorio, che non è un coacervo di possibilità economiche da sfruttare in maniera indifferente, deve passare attraverso la valorizzazione di quegli elementi ambientali che si fondono con la vita della persona, costituendo l’ambito di senso della vita. Al di fuori di esso anche l’identità, che è sempre un rapporto di comunicazione fra l’individuo e l’ambiente, viene degradata fino ad immiserire l’uno e l’altro. Le ragioni produttive devono trovare allora un terreno di radicamento in questa congiuntura, perché la sostenibilità sia un concetto che investa innanzitutto la vita, che è tutt’uno con il mondo circostante.
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