MOLFETTA - Primo Congresso cittadino di Sel a Molfetta, dopo un cammino politico di quasi due anni e mezzo (Manifesto Fondativo nazionale dello scorso 24 ottobre 2010). Ratificato all’unanimità il tavolo della presidenza: Tommaso Minervini (presidente), Lorenzo Cipriani (segretario provinciale della Federazione di Sel), Nicola Piergiovanni (capogruppo in Consiglio comunale), Angela Amato (anche esponente della Fabbrica di Nichi), Giuseppe Filannino (coordinatore della Cgil di Molfetta) e Silvio Salvemini (segretario del partito). Approvato anche il documento politico finale e la composizione degli organi interni al partito (direttivo, segreteria, ecc.), anche se con la riserva di alcuni iscritti.
«Sinistra Ecologia e Libertà vuole riaprire la partita - ha spiegato Salvemini, nella sua introduzione al congresso - essere il lievito della costruzione della soggettività, di una nuova grande sinistra della libertà e dell’uguaglianza, del lavoro e dell’ambiente, inaugurare un percorso nuovo, senza la presunzione di essere autosufficienti e definitivi».
È una scommessa per e con i cittadini. Sintesi, confronto, dinamismo e modernità politica, i blocchi di partenza. Tommaso Minervini rilancia Sel per un’«alternativa di sistema e non di apparati», se l’assenza di un controllo politico all’interno del governo Azzollini ha permesso il radicarsi di situazioni di illegalità e corruzione, come quelle emerse dagli ultimi fatti giudiziari.
«Cambiare l’architettura del sistema decisionale della città, mettere a sistema i valori e la cultura di Molfetta». Rianimare l’economia marittima e «rivisitare il Prgc in senso della civitas, e non in modo urbanistico» con il risanamento del litorale, dell’economia agricola e artigianale: il know how di un Minervini che sembra puntare alla candidatura di sindaco (già sindaco nel 2001 con la coalizione di centrodestra).E, se «non ci si sente più appartenenti alla comunità», è opportuno il «riconoscimento etico dell’altro», annullando anche i complessi di superiorità di una sinistra ancora frammentata dalle divisioni interne e senza un’ossatura politica definita. «Azzeriamo i contenziosi e ripartiamo alla pari», il consiglio di Minervini, un invito rivolto a tutte le forze di centrosinistra del cosiddetto “cantiere dell’alternativa”.
Emergenza democratica e alleanze. Si potrà vincere la partita politica alle prossime comunali, evitando le divisioni delle comunali del 2006 e 2008? «Nel 2013 la partita non sarà facile per la spregiudicatezza politica del governo di centrodestra - ha sottolineato Giovanni Abbattista (Pd) - non possiamo permetterci di sbagliare».
Continua l’emergenza democratica e si riducono gli spazi di agibilità democratica. Repressa la partecipazione politica libera da lobbies, consorterie, cricche, corruzione delle classi dirigenti, poca attenzione alle fasce più deboli. Secondo il consigliere Mauro de Robertis, per evitare di rafforzare il centrosinistra, sarebbe opportuna un’interlocuzione con il centro moderato. «Non possiamo stare fermi - ha ribadito de Robertis - interloquire con il centro moderato e evitare la frammentazione». Aperta la questione delle alleanze politiche (in particolare, in direzione Udc), ripresa anche da Piergiovanni, che invita a «un’aggregazione che oltrepassi i confini del centrosinistra storico». Possibile apertura all’Udc per una grande coalizione?
Sfondare i recinti delle vecchie ideologie e aprirsi al confronto socio politico oltre i confini del centrosinistra, la proposta di Minervini, che vorrebbe offrire ai cittadini, soprattutto ai più giovani, «una direzione di marcia valoriale» di fronte a «una sinistra internazionale e europea silente, mentre la politica muore e emerge il potere della finanza». Dunque, «occorre un nuovo Giordano Bruno che dica la verità e sia bruciato poi dalla piazza».
Credibilità politica e primarie. Il “cantiere” potrà esprime un’alternativa politica credibile per i cittadini? Sarà immune dagli errori grossolani del 2008? «La futura coalizione non può permettersi altri errori - ha aggiunto Abbattista - occorre risanare il centrosinistra e avere una classe dirigente all’altezza della situazione perché le pesanti eredità di questo governo di centrodestra non si risolveranno solo nel presente».
Bisogna puntare alla sintesi e alla mediazione, secondo Tommaso Lioce (sindacalista, consigliere comunale e assessore a Bari negli anni ‘90), che ribadisce l’urgenza di proposte organiche e concrete, lasciando però intatte le identità di ogni partito. Far capire che «l’impegno politico è rivoluzionario - ha specificato Filannino - un impegno che non parla a vanvera, ma punta al miglioramento della società, alla pace, al lavoro, alla giustizia sociale».
Ma per ora tutto è in alto mare, le idealità si sprecano. Il “cantiere” è stato fino a oggi un laboratorio, come lo ha definito Beppe Zanna (Prc), e ha puntato a una maggiore unità in Consiglio comunale (opposizione contro i provvedimenti amministrativi, come il Piano del Commercio, il Piano dell’Agro, il Pip3, il porto) e a un confronto politico costruttivo tra i partiti (con le iniziative «La città che vorrei» e «Terreno Fertile»). Troppo poco per abbattere il torrino di Azzollini. Immobilità organizzativa, che nasconde una linea politica non ancora univoca nel cantiere. Come riattivarlo?
Allargare la partecipazione ai cittadini, elaborando un «programma politico forte, intorno a cui si possono raggruppare tutte le forze politiche che vogliono cambiare la», la proposta di Filannino. Essenziale recuperare i cittadini sfiduciati e lontani dalla politica, secondo l’avv. Francesca la Forgia, anche attraverso un’inchiesta che quantifichi e qualifichi la crisi della partecipazione nella morsa dell’inagibilità politica a Molfetta, aprendosi soprattutto alle esigenze dei cittadini e dei più giovani, altrimenti «da qui se ne van tutti».
Nodo cruciale le primarie «aperte a tutti i cittadini, senza paura di confrontarsi». Ha ribadito Filanino, per «stabilire come individuare la leadership di questo cantiere senza capocantiere». Dubbi di Cipriani, perché «le primarie non sono la panacea, ma hanno un fine strategico». Contrario l’avv. la Forgia, dopo la defaillance della candidatura di Lillino di Gioia nel 2006 (scelto proprio con le primarie).
Tra sapori e dissapori gli elettori aspettano un nuovo centrosinistra che indossa ancora la maschera del passato.
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