Misteri col pizzarello processioni pasquali sotto tiro
Processioni pasquali sotto tiro. E’ noto come i molfettesi siano affezionati e amino queste processioni e tutto il contorno (marce funebri, uscita, ritirata ecc.). Perfi no il maestro Riccardo Muti, sceglie di tornare a Molfetta per l’occasione per rivedere le processioni e ascoltare la “banda”. Ma da qualche tempo le cose sembrano cambiate o, almeno, questa è la percezione che la maggioranza dei cittadini avverte. Oltre ad essersi smarrito quel certo pathos che le caratterizzava, si sono perdute tradizioni secolari, come l’uscita della processione dei Misteri al pomeriggio, seguita da tutti i cittadini, con la ritirata a mezzanotte. L’uscita di questa processione alle 4 del mattino ha provocato l’impossibilità per molti molfettesi di seguirla e numerosi danni non solo materiali per i giovinastri che, approfi ttando dell’evento notturno, si divertono a danneggiare ogni cosa, ma anche di immagine della stessa processione: schiamazzi, gente ubriaca in giro, gozzovigli, perfi no qualche rissa. Quest’anno, inoltre, si è aggiunta la “sagra del pizzarello e della scarcella” (il panino col tonno e il dolce tradizionale post pasquale, ndr) a completare la dissacrazione della processione del Venerdì Santo, trasformandola quasi in una sagra paesana, cominciata già la sera del giovedì. Così, mentre la processione il venerdì si ritirava quasi in solitudine (c’era poca gente), c’era chi mangiava e si divertiva. Ecco perché qualcuno ha preso l’iniziativa di raccogliere le fi rme per una petizione al Vescovo (che pubblichiamo a parte) per riportare la processione all’antica e vera tradizione dell’uscita pomeridiana, avvenuta per secoli, suggerendo anche soluzioni per la contemporaneità delle funzioni. A completare il quadro, i problemi interni ed esterni alle confraternite (con accuse di esibizionismo e di lotte di potere, al pari della politica), soprattutto quella della Morte, dove non si è riusciti ad eleggere il priore per contrasti interni, tanto da costringere il vescovo, mons. Luigi Martella, a nominare commissario don Ignazio De Gioia. Pubblichiamo la nota inviataci da una lettrice di “Quindici” che protesta per le degenerazioni delle processioni pasquali a Molfetta. Avendo ricevuto anche altre proteste simili, riportiamo questo contributo che ha scatenato un grande dibattito sul nostro quotidiano web “Quindici on line” con numerosissimi commenti. Riportiamo solo alcuni di essi, perché sono talmente tanti (e continuano ancora ad arrivare) che, per pubblicarli tutti, sarebbe necessarie almeno una ventina di pagine del giornale. Ci auguriamo che questa iniziativa di “Quindici” porti ad un’inversione di tendenza e a una reale regolamentazione di queste processioni, prima che si tocchi veramente il fondo: lo chiede la maggioranza dei cittadini di Molfetta, della quale ci facciamo portavoce. Ecco il testo della lettera: «Caro Direttore, fi nito il periodo pasquale, che non ho voluto turbare con questa mia lettera, ho il dovere, anche a nome di altri numerosi citta-dini e amici, di protestare vivamente, visto che non lo ha fatto nessuno, per alcuni vergognosi episodi avvenuti durante la Quaresima a Molfetta. Forse non ha notato che ormai l’uscita della processione del venerdì santo è diventata una specie di sagra paesana, mentre pochi confratelli si ostinano a voler continuare una tradizione, che tradizione non è, quella di fare uscire le statue dei Misteri di notte. In realtà, questa abitudine che dura ormai da qualche anno, non piace alla maggioranza dei molfettesi, intendiamo con questo riferirci alle persone serie e devote: molti lavorano al mattino, non possono certo essere in strada di notte e vorrebbero vedere la loro processione al pomeriggio. Ma questa processione notturna piace invece a qualche confratello o a qualche sacerdote fuori del tempo che ritiene che di notte ci sia più devozione e partecipazione. Questi pochi intimi impongono la loro volontà a tutti i cittadini. In realtà, la processione di notte piace solo ai “vastasi” come si chiamavano una volta, i ragazzacci che approfi ttano di questa circostanza per tirare fi no all’alba ubriacandosi e facendo diversi danni in città: questa volta sembra che i danni ammontino a 8.500 euro o forse più. Questi giovinastri scorrazzano in città, fanno baldoria e disturbano tutti con schiamazzi a più non posso, mentre i quattro gatti che vanno in processione continuano imperterriti a girare per la città fra l’indifferenza generale, per arrivare infi ne alla ritirata, dove a seguire il rientro di Cristo morto nella Chiesa di Santo Stefano ci sono altri quattro gatti, ma con contorno di bancarelle e compagnia festante. Quest’anno ho fatto qualche foto che le invio, vedrà come è deprimente notare il vuoto che accompagna questa ritirata. Ma la cosa più grave che è avvenuta quest’anno è stato il dileggio di una tradizione e di una manifestazione religiosa che ormai è divenuta peggio di una festa patronale. Per la gioia dei soliti quattro vastasi è stata celebrato la “sagra del pizzarello”, con due gazebo davanti alla “porta” della città e all’interno del centro storico in via Piazza: c’era gente che si ingozzava e beveva vino e birra a tutto spiano mentre i soliti “porci” poi sono andati sulla muraglia e tra un sorso e l’altro di birra, hanno sputato su chi passava di sotto: uno schifo e una vergogna. Stessa cosa dicasi di bancarelle piazzate di fronte alla chiesa di S. Stefano in piazza Mazzini. Naturalmente nessuno ha fatto nulla, ma quello che è più grave è che la manifestazione intitolata pomposamente “Tradizioni senza tempo” è stata organizzata da due associazioni cittadine a colpi di pizzarello (panino col tonno), vino e scarcella. L’iniziativa è stata perfi no sponsorizzata dal Comune (e non di questo non mi meraviglio, con il basso livello della classe dirigente che ci governa) e dalla Provincia. Mi meraviglio, invece, di come l’autorità ecclesiastica continui a consentire l’uscita di notte pur sapendo (lo sa?) quello che avviene, negando alla maggioranza della città il diritto di seguire le processioni care ai molfettesi, per accontentare quei quattro gatti e forse qualche sacerdote che aspettano un anno intero per celebrare il loro rito notturno, quasi personale. E’ ora di dire basta a questa situazione: non se ne può più. Un po’ di rispetto, un po’ di decoro, che l’autorità ecclesiastica intervenga! Direttore si faccia lei portavoce di questa protesta, attraverso il suo autorevole organo di informazione “Quindici”, raccogliendo come sempre opinioni e commenti dei cittadini stanchi per evitare questo andazzo, con la speranza che il prossimo anno le cose vadano meglio e non si fi nisca a piazzare magari una bella giostra sotto il monumento di Mazzini, banchettando allegramente, per far fi nire tutto a tarallucci, pardon, pizzarello e vino. Cordiali saluti».