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Mirella Serri con “Bambini in fuga”: l'accoglienza può salvare. Incontro alla libreria “Il Ghigno” di Molfetta
03 maggio 2017

MOLFETTA - Un salto nel passato, nell'epoca in cui il nazismo aveva preso il sopravvento: si discute di questo, alla libreria 'Il Ghigno' di Molfetta, con la giornalista Mirella Serri e il prof. Giovanni Pappagallo, docente presso il Liceo Scientifico 'Albert Einsten' di Molfetta. Lo spunto di riflessione è il libro, la cui autrice è la giornalista stessa, “Bambini in fuga”, che verte sul maltrattamento subito da giovani ebrei negli anni Trenta/Quaranta e su come gli Italiani abbiano gestito la situazione, tentando il salvataggio di milioni di vite umane.

Non è una tematica trattata con frequenza, poiché ritenuta superata, oltrepassata; ma il rischio del silenzio è quello che la storia possa ripetersi perché gli errori del passato non sono stati compresi appieno.

Mirella Serri (nella foto con Giovanni Pappagallo e Isa de Marco della libreria "Il Ghigno") facendo riferimento alla sua opera, parla delle precarie condizioni igieniche in cui i ghetti riservati agli ebrei erano mantenuti e fa leva su come la crudeltà, la ferocia dei nazisti si rivolgesse, in particolar modo, ai bambini: erano loro il bersaglio principale dei tedeschi, che per far soffrire di più delle povere anime innocenti utilizzavano espedienti quali scivoli che, attirando l'attenzione dei più piccoli, conducevano direttamente nelle camere a gas, nelle quali il destino era uno solo.

Lungimirante l'intervento del prof. Giovanni Pappagallo, che sostiene come durante il periodo nazista, non si guardassero le persone con gli occhi dell'umanità, ma fra la vista e il mondo vi si interponeva un filtro: l'ideologia.

La Serri prosegue la conferenza scendendo in particolari che riguardano 'Bambini in fuga': accenna ad uno dei protagonisti, il quale vive in un centro di accoglienza e che si innamora di una ragazza dai lunghi capelli neri e intende sposarla; per questa ragione invia una lettera a sua madre, ridotta in condizioni misere a causa dei maltrattamenti dei nazisti, parlandole del suo amore.

Commovente il punto in cui il ragazzo, ricevuta la risposta di sua madre, che non tarda ad arrivare, la legge davanti alla comunità e il volto gli si riga di lacrime al solo pensiero del corpo scheletrico di sua madre, che gli dice esplicitamente che non è il momento di pensare all'amore perché ella sta morendo.

'Bambini in fuga' è un libro che mostra la faccia del bene, ma anche quella del male, mostra la realtà nuda e cruda: il messaggio che funge da filo conduttore di tutto il libro è l'accoglienza, grazie alla quale i giovani possano ritrovare speranza e iniziare a credere nel proprio futuro, investendovi in maniera concreta attraverso l'apprendimento di un mestiere o la dedizione agli studi.

L'incontro si conclude con l'invito al pubblico, da parte degli interlocutori, a riflettere su quanto argomentato e a cercare la via del bene anche in periodi critici come quello nazista.

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