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Minacce inquietanti
15 settembre 2014

Presunte minacce al sindaco di Molfetta Paola Natalicchio, da parte dei parenti di Alfredo Fiore, ucciso a colpi di pistola da un killer in pieno giorno al mercato settimanale il 13 marzo scorso. La cronaca rilancia una notizia già venuta fuori in occasione di una conferenza del sindaco nella sala Finocchiaro, alla quale anche “Quindici” aveva accennato. «Alfredo Fiore aveva avuto uno sconto di pena, era uscito prima. Gli hanno sparato a marzo, alle nove del mattino al suo banco della frutta al mercato. Il prefetto ha chiesto che non si celebrassero i funerali in Duomo per ragioni di ordine pubblico. La vedova e i parenti hanno avvicinato il sindaco di Molfetta, Paola Natalicchio: “Anche i tuoi funerali si faranno in forma privata”, le hanno detto», così scrive la giornalista Concita De Gregorio sul quotidiano la Repubblica. E Molfetta, ancora una volta arriva negativamente alla ribalta nazionale. Una storia inquietante, ma che non ha turbato per nulla il sindaco del centrosinistra che, con molto coraggio, continua il suo lavoro per mantenere fede all’impegno assunto con i suoi elettori in una città pettegola e amante della polemica. E lei lavora in modo stakanovista, fuori degli orari, nei giorni festivi, condividendo questo impegno incessante con i suoi più stretti collaboratori, i quali non disdegnano di saltare il pranzo o il giorno di festa, pur di portare avanti un impegno gravoso. Distruggere è stato molto più facile e veloce che ricostruire. E per ricostruire una città degradata come Molfetta, occorre tempo: non basta forse nemmeno una legislatura. Ma per invertire la tendenza del passato, quando tutto era concesso e, in tal modo, si era alimentata, forse anche inconsapevolmente, una situazione di illegalità diffusa, Paola Natalicchio è costretta a scelte scomode. Ma ogni cambiamento, vedi anche quelli che propone il premier Renzi all’Italia, comportano scelte impopolari. È quello che avviene a Molfetta, dove la resistenza al cambiamento si manifesta con una opposizione tanto tenace quanto inconsistente sugli argomenti (l’asfalto davanti al duomo, i cassonetti stracolmi prima del ritiro, la collocazione impropria di un’opera d’arte, le cacche dei cani, il rifacimento di un murales, l’allagamento delle strade in caso di pioggia intensa, e simili scempiaggini). L’unico argomento di una certa consistenza, è stato quello della recente manovra di bilancio, ma quando si tratta di soldi, è facile fare demagogia e alimentare il malcontento della popolazione. Tra l’altro il centrodestra finge di dimenticare che molte di queste situazioni sono dovute alla politica dissennata degli anni in cui ha governato, portando la città sull’orlo del dissesto finanziario, come i bilanci e le cifre dimostrano. L’obiettivo della ridistribuzione della ricchezza con la politica dell’equità sociale (chi più guadagna, più paga, altrimenti sono sempre i soliti noti che pagano due volte, come avviene in Italia), va stretta al centrodestra che deve difendere gli interessi dei suoi elettori, per la maggior parte di fascia alta, o evasori consolidati, favoriti negli anni anche dalla dissennata politica di Tremonti e Berlusconi, che l’Italia oggi sta pagando a caro prezzo con la recessione in atto. Gli effetti di quella politica che hanno portato all’esplosione del debito pubblico. Il ventennio berlusconiano caratterizzato dal facile slogan della riduzione dell’imposizione fiscale, scaricandola, però, sugli enti locali, costretti oggi a politiche di rigore, che si ripercuotono inevitabilmente sui cittadini. Ma se si vogliono offrire efficienza e servizi migliori, è necessario fare piccoli sacrifici, perché è difficile reperire risorse. Ma i sacrifici devono farli soprattutto i più ricchi, che hanno goduto di benefici straordinari in passato, mentre i poveri subivano anche la tassazione indiretta (benzina, trasporti, ecc.). Alla fine si è distrutta la classe media e oggi si piange al calo dei consumi. Si è pensato all’oggi e non al domani, togliendo il futuro ai giovani e ora quelle stesse forze politiche responsabili del disastro accusano gli altri delle loro colpe, vedi il caso del quartiere Madonna dei Martiri sul cui degrado oggi si fa interessata speculazione. In realtà il centrodestra, negli anni scorsi, ha dimostrato di avere poco a cuore le sorti della città, privilegiando interessi politici e alcune lobby, come quella dei costruttori, che hanno condizionato sempre negativamente la politica, devastando il territorio. E a fronte della cementificazione, non sono stati nemmeno garantiti opere di urbanizzazione e servizi, pur avendo richiesto ai proprietari i relativi oneri. Poi i vecchi amministratori hanno fatto pagare le rendite dei suoli come fossero edificabili, anche quando non erano tali: questa è la verità che nessuno dice e che spiega molte cose. La verità fa male e per nasconderla, l’ex sindaco Azzollini e i suoi discepoli che oggi lo contestano, ma non riescono a cambiare metodo, temono il confronto anche con i giornali non amici come “Quindici” e scappano, preferendo alimentare una campagna denigratoria in ogni ambiente cittadino, servendosi di giornali servili e foraggiati, di qualche blogger ipocrita, un fariseo voltagabbana che in cambio forse di qualche mancia, scrive il suo compitino quotidiano, prolisso e illeggibile (che ormai si legge da solo), ma che gli serve a riempire le sue inutili giornate e il suo vuoto esistenziale, sfogando la sua rabbia e le sue frustrazioni personali. Insomma, il centrodestra sfrutta perfino i bisogni di qualche blogger opportunista, destinato poi ad essere gettato via alla prima occasione. Gli utili idioti sono sempre esistiti. La crisi economica è seria e un’amministrazione comunale che subisce tagli di trasferimenti di soldi dallo Stato centrale per oltre un milione di euro, ha difficoltà a far fronte anche ai servizi essenziali, trascurati per anni, come è avvenuto con l’Asm, abbandonato a se stesso e ai suoi debiti, con presidenti di comodo, utili solo a ricevere prebende, senza alcun risultato gestionale, per manifesta incapacità, arrivata perfino a non rinnovare nemmeno il parco auto che cadeva a pezzi. L’unica cosa che contava per Azzollini, e che ha anche imposto ai suoi, era la realizzazione del nuovo porto. Tutto il resto era secondario, gli sforzi e le politiche amministrative erano dirette a quell’unico obiettivo, con le disastrose conseguenze che ne derivano. Oggi, malgrado l’inutilità di quell’opera, il progetto va concluso, modificandolo e adeguandolo alle reali esigenze della società e del mercato, abbandonando così velleità faraoniche, utili solo a riempire l’ego smisurato del suo ideatore. L’attuale l’opposizione e anche una frangia insoddisfatta della maggioranza (Annalisa Altomare e Piero De Nichilo che vuole tutto e accaparra consiglieri) che, forse abituata alle spartizioni del passato, sperava di avere una propria fetta di torta che non ha ricevuto oggi grida all’inefficienza, senza però assumersi le proprie responsabilità, lanciando la pietra e nascondendo la mano: una sorta di fronda interna. In una situazione di emergenza come l’attuale, tutti dovrebbero fare ogni sforzo per collaborare nell’interesse della città e non puntare sul «muoia Sansone con tutti i filistei». Proviamo a cambiare, ci sarà tempo dopo per fare le critiche e giudicare elettoralmente gli attuali amministratori. Ma tentare di paralizzare tutto, non giova a nessuno. Il centrodestra deve prendere atto democraticamente della sconfitta e fare un’opposizione seria: meno canzonette e ridicole sceneggiate in consiglio comunale e più fatti concreti. Occorre meno egoismo e più rispetto dei cittadini e del loro futuro, altrimenti si ripeterà un film già visto in una città che si fa male da sola: sembra di essere tornati indietro al ’95, prima giunta Guglielmo Minervini. La politica del tutti contro tutti non premia nemmeno chi la pratica, alla fine a pagare sono proprio tutti.

Autore: Felice de Sanctis
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