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Manifestanti violenti impongono la chiusura dell'Outlet e Mongolfiera a Molfetta. Bloccate Exprivia e Network Contacts
10 dicembre 2013

MOLFETTA - Un centinaio di manifestanti del sedicente gruppo dei Forconi provenienti dalle città vicine con la violenza e le minacce questa mattina hanno costretto alla chiusura le attività del centro commerciale la Mongolfiera di Molfetta. 
Altre notizie sulla pagina Facebook di QUINDICI.

Ore 18 - I manifestanti stanno su Corso Umberto e cominciano aminacciare i commercianti. LA GENTE HA PAURA.

Ore 17 - I manifestanti stanno lasciando la zona industriale e si dirigono al centro della città. Alcuni commercianti chiudono le vetrine per paura.

Ore 16 - I lavoratori lasciano la sede di Exprivia. I manifestanti si spostano alla Network Contact con gli stessi obiettivi: paralizzare le aziende e le attività produttive. Sul posto è accorso anche il vicesindaco Bepi Maralfa.

Ore 15.30 -  I lavoratori stanno lasciando anche la sede di Exprivia dove sono convogliati anche vigili urbani, Carabinieri e Guardia di finanza.  

Ore 15 - Chiusure precauzionali anche per l'Outlet Fashion District, Emporio Amato, Lidl, Decathlon, Eurospin.

Ore 14.30 - I manifestanti si sono spostati a Exprivia e dopo aver provato a bloccare le attività all'interno, stanno cercando di impedire l'ingresso dei lavoratori. Discreto l'intervento delle forze dell'ordine.  

Su facebook le parole del Sindaco Paola Natalicchio: "L'Amministrazione sta vigilando sul generoso lavoro di polizia municipale e carabinieri. Intanto a chi ha scelto di protestare dico: rispetto il vostro disagio e le vostre idee ma ogni atto di violenza e intimidazione, come quelli accaduti stamattina, troveranno sempre la mia e la nostra più convinta dissociazione". 



Seguiranno aggiornamenti
 

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Nessun uomo politico italiano credeva seriamente, nel 1920, che il decennio successivo sarebbe stato contrassegnato dall'avvento, dal consolidamento e dal trionfo del fascismo………i problemi, soprattutto economici, che avevano contribuito ad alimentare il malessere del Paese restavano: le industrie stentavano a riconvertirsi alla produzione di pace ed erano minacciate dalla penuria di materie prime, il carbone in particolare, perché i Paesi fornitori ne avevano ridotti gli approvvigionamenti; la spinta inflazionistica, e di conseguenza la svalutazione della moneta, era forte e colpiva soprattutto le categorie a reddito fisso; lo Stato era indebitato fino al collo; la disoccupazione era in aumento. Ma gli opposti estremismi – per usare una formula politica di mezzo secolo più tarda – sembravano in perdita di velocità. Come mai, poste queste premesse, si ebbe nel volgere di un biennio la svolta fatale? Attribuirla solo a un uomo, Benito Mussolini, significa dilatarne l'influenza sugli avvenimenti – che fu grande, intendiamoci - al di là del ragionevole. E' curioso: ma la personalizzazione di quella fase storica viene o dai nostalgici più cotennosi, che vogliono così esaltare il duce, o dagli antifascisti più accaniti, che fanno di lui il simbolo e l'artefice dei mali d'Italia. Senza dubbio Mussolini seppe muoversi, nelle vicende di quei mesi, con straordinaria abilità. Aveva quarant'anni, era nel pieno vigore fisico e intellettuale, e non era condizionato – nonostante le tonanti affermazione pubbliche – da remore ideologiche. Agiva per la conquista del potere con sicuro intuito di opportunista: tanto più risoluto, aggressivo, intransigente in apparenza, quanto più era, nella sostanza, attento a non superare il “livello di guardia”. Ma le sue qualità – che erano, come sempre accade, il risvolto dei suoi difetti – non sarebbero bastate a spianargli la strada per Roma se non le avesse esaltate la “SORDITA' POLITICA” del “ VECCHIO ESTABLISHMENT”. Troppi all'interno di esso, si illusero di strumentalizzare il capo del fascismo, e finirono per esserne strumentalizzati. E il fascismo interpretava spinte di fondo del Paese che i NOTABILI DELLA POLITICA, chiusi nel Palazzo, non avvertivano………….e continuano a non avvertire!!!!!




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