Recupero Password
Lo sport, un alleato per il post pandemia
15 settembre 2021

Lo scoppio della pandemia da Covid- 19 ha modificato drasticamente gli stili di vita di milioni di persone. Basti pensare all›assenza di sport e di attività fisica che hanno influito e stanno ancora oggi influendo – anche se con minore impatto – negativamente su forma fisica e salute mentale. Palestre chiuse, campi da calcio impraticabili, piscine, parchi, centri di danza e fitness tutti off-limits. Tutto ciò non ha fatto altro che limitare la possibilità di molti di dedicarsi alle abituali attività sportive o fisiche – individuali o di gruppo – al di fuori delle proprie case. Ma ad oggi sembrerebbe stagliarsi una luce all’orizzonte. Sicuramente l’avvento dell’estate in concomitanza ad una buona copertura vaccinale stanno dando un contributo importante nell’evoluzione della pandemia. Non a caso è stato dato il via libera alla ripresa di attività sportive dilettantistiche di base, dei corsi formativi legati all’avviamento a sport di contatto nonché tutte le gare e le attività connesse agli stessi anche a carattere ludico amatoriale. Si sono svolti gli Europei 2021 di Calcio e le tanto amate Olimpiadi. Dell’importanza dello sport, di come questo prezioso “alleato” ci abbia aiutato ad risollevarci da un momento storico particolarmente complesso e di molto altro ne abbiamo parlato con la psicologa e psicoterapeuta, Mariagrazia Petruzzella. Quanto lo sport ha giocato un ruolo chiave nella ripartenza del nostro Paese da un punto di vista ‘’psicologico’’ dopo l’ennesima ondata Covid-19? «Lo sport in generale ma soprattutto i grossi eventi sportivi in particolare che hanno coinvolto atleti del nostro Paese hanno sicuramente rinvigorito l’entusiasmo e probabilmente l’interesse verso lo sport. Basti pensare agli Europei 2021 di Calcio tanto attesi o agli amanti delle Olimpiadi. Di sicuro si è rialimentato l’ardore “da spettatore” ma non bisogna dimenticare quanto faccia bene vivere lo sport non solo dall’altra parte della barricata ma esserne protagonisti seppur a livello amatoriale. Le chiusure forzate, l’impossibilità di fare attività all’interno delle palestre e piscine ha ridotto non solo l’aspetto dell’allenamento ma tutti quegli aspetti sociali di cooperazione sana, competizione e ha eliminato prepotentemente dalla routine lavorativa quella famosa “ora d aria” distensiva, spazio personale di disconnessione». Quanto è importante iniziare a praticare sport sin da piccoli? C’è un’età consigliabile? «L’attività sportiva come pure l’avviamento ad altre attività come quelle musicali e teatrali non può essere annoverata – soprattutto per i più piccini - come semplice attività extra ma come mattoncino fondamentale per lo sviluppo di abilità che in modo trasversale si ripercuotono sullo sviluppo cognitivo, emotivo e di capacità sociali dell’individuo. Lo sport, in particolare, permette sin da subito di allenare la capacità di problem solvig, decision making ossia quelle abilità di fronteggiamento dei problemi. In più lo sport consente anche di aumentare i livelli di attenzione focalizzata o divisa (ovvero capacità di effettuare due o più azioni in contemporanea). Se dovessi indicare una fascia d’età consigliata, potrei dire che l’avviamento allo sport sicuramente potrebbe avvenire intorno ai 4 anni come gioco/sport ossia con metodologie didattiche specifiche facendo aderire i piccoli alle regole di comportamento o orientamento spaziale». Come i genitori possono aiutare i propri figli nella scelta di un sport da praticare orientandoli in maniera corretta e rispettando le loro attitudini? «I genitori possono osservare i propri figli, possono capire il temperamento del bambino ed avviarlo in base a criteri piuttosto soggettivi. Un aspetto importante è sicuramente capire la metodologia dell’allenatore, del mister, dell’istruttore e soprattutto affidarsi ad una figura che sia prima di tutto un educatore prima di essere un semplice preparatore atletico. Credo che l’ottica del genitore dovrebbe essere motivare il bambino a praticare uno sport per crescere sano, acquisire dei valori, socializzare senza avere aspettative eccessive. Viceversa si andrebbe solo a soddisfare un bisogno del genitore piuttosto che del bambino stesso». Che valenza ha lo sport sullo sviluppo psico-fisico del bambino? «Ho già specificato quali funzioni prettamente cognitive lo sport può incentivate. Dal punto di vista emotivo è importante il ruolo dell’educatore e la sua formazione al fine di creare integrazione anche se lo sport in se può anche svolgersi in maniera individuale. La motivazione a continuare e a vincere non dovrebbe mai essere assoggettata alla frustrazione del raggiungimento forzato e agognato di un obiettivo. Di fatti un buon educatore sportivo è colui che incentiva i più piccoli a non mollare, che non fa sentire loro il peso della competizione o della vittoria in sé. Ed oggi più che mai i bambini (massacrati dalla distanza emotiva e fisica anche negli ambienti scolastici date le normative) hanno bisogno di motivatori, di educatori che li guardino e sorridendo gli dicano “puoi farcela”». Quali i valori che lo sport dovrebbe insegnare e trasmettere? «Credo che il principale valore che lo sport possa insegnare sia la condivisione. E parlo di condivisione emotiva dello stare insieme, del mutuo soccorso. Mi viene in mente l’abbraccio di Chiesa e dell’allenatore spagnolo: un abbraccio, un gesto di unione che andava sicuramente oltre l’idea della competizione europea. Si è trattato piuttosto dell’abbraccio tra un educatore e un giovane calciatore. Se penso a quel gesto, penso a quanta bellezza possa esserci nel condividere nonostante maglie diverse e nazionalità diverse, una partita». Potremmo dire che lo sport è in grado di educare anche alla gentilezza o va in antitesi con l’idea di competizione seppur sana? «In virtù di quanto su citato lo sport insegna la gentilezza, insegna a tendere la mano, insegna solo se alle spalle abbiamo educatori sportivi credibili perché come sempre accade è l’esempio concreto a fare passare questi messaggi e non la retorica sterile. In questo periodo gli atleti italiani ci stanno fornendo questo: sorrisi ed anche sana consapevolezza della sconfitta sana». Quanto lo sport può incidere sull’essere e diventare un buon adulto? «Lo sport e qualunque attività extra scolastica incide nell’essere e diventare un buon adulto insieme ad altre importanti componenti come l’ambiente familiare e amicale che accompagnano il bambino e poi il ragazzo in una sana consapevolezza di ciò che si è e di ciò che liberamente quel bambino poi e quel giovane dopo vuole da se stesso. E in questo l’impegno sportivo gioca un ruolo fondamentale. Per alcuni lo sport sarà una scelta di vita. Per altri il giusto companatico a un impegno scolastico o lavorativo. Per altri ancora il momento più bello in cui ci si dedica a se stessi e migliora il proprio fisico. Ma il minimo comune denominatore credo resti sempre la sana consapevolezza come elemento cardine di tutto». © Riproduzione riservata

Nominativo  
Email  
Messaggio  
Non verranno pubblicati commenti che:
  • Contengono offese di qualunque tipo
  • Sono contrari alle norme imperative dell’ordine pubblico e del buon costume
  • Contengono affermazioni non provate e/o non provabili e pertanto inattendibili
  • Contengono messaggi non pertinenti all’articolo al quale si riferiscono
  • Contengono messaggi pubblicitari
""
Quindici OnLine - Tutti i diritti riservati. Copyright © 1997 - 2025
Editore Associazione Culturale "Via Piazza" - Viale Pio XI, 11/A5 - 70056 Molfetta (BA) - P.IVA 04710470727 - ISSN 2612-758X
powered by PC Planet