Lo scandalo del parco a luci rosse
Si costruisce per abbandonare, si spende per far danneggiare
Il parco al confi ne della 167 ribattezzato da Quindici come “il parco a Luci Rosse” o “l'Amsterdam del Sud”, per la caratteristica illuminazione color aragosta, è, probabilmente, il più chiaro e scandaloso atto d'una politica locale incapace di gestire i fondi, quando presenti, della collettività. Il risultato è vedere, in periferia, un'opera da diverse migliaia di euro, tenuta chiusa pur essendo stata praticamente completata. A differenza delle altre zone verdi di Molfetta, dalla discutibile bellezza, è doveroso riconoscere l'indubbio valore del parco. I vialetti, su più livelli, sono connessi, in due punti, con ponti di legno, mentre il piccolo anfi teatro all'aperto è incastonato nella vegetazione, frutto della reintegrazione della macchia mediterranea nell'area. Il parco è arricchito da alcuni locali, perfettamente inseriti nel gioco d'aiole e stradine pedonali, ai piedi di un monumento sito nel punto più alto, da cui si gode dell'intero verde. La pietra ricopre tutte le superfi ci verticali, impreziosendo l'opera che è accogliente già al suo ingresso sfoggiante il logo, in ferro battuto, della nostra città. Una lunga pertica di legno è la sede destinata alle belle di notte che su di essa avrebbero dovuto arrampicarsi. L'insieme architettonico è originalmente illuminato da fonti di luce, sia alte sia poco più elevate dal suolo. Finché ci si ferma ad una descrizione mer a m e n t e s t r u t t u ra l e del luogo, s'inizierebbe a pensare che in città ci sia qualcosa di gran valore, presto fruibile dalla cittadinanza che ne godrà i pregi. Ci si disillude osservando che il luogo non è aperto alla popolazione ed è solo l'inizio di una realtà che ci allontana molto dal quadro sopra descritto. A prescindere dal grosso danno, non solo sociale ma anche materiale, dato che per ora i soldi sono stati spesi inutilmente, la beffa è facilmente trovata: come già detto, ci si rende conto che all'interno sono, in sostanza completi, sia l'impianto d'innaffi amento che quello elettrico. Persino una fontana di ferro è stata montata; nel resto della città scarseggiano. Non essendoci stata vigilanza le lampadine, gli incassi di plastica delle luci, sono state divelte. Il quadro elettrico, gli infi ssi di legno e vetro dello stabile sono stati, e sono tuttora, alla mercè di vandali che stanno distruggendo tutto ciò che è possibile danneggiare. Nel frattempo, piante infestanti si stanno riaffacciando nei vialetti e le aiuole stanno ricoprendosi d'erbacce. La natura ci rimembra immancabilmente la sua perseveranza. D'altra parte, più tempo trascorrerà, più denaro sarà necessario per recuperare l'area. Indagando, pare che alcuni mesi fa ci sia stato un tentativo, da parte del Comune, di inaugurare la struttura e di intitolare il parco, a seguito di una raccolta di fi rme promossa dai gruppi scout cittadini, al fondatore del movimento Baden Powell. Sembrava fatta, la data dell'inaugurazione, però, inizialmente fi ssata è slittata fi no ad essere posticipata a data da destinarsi. Il parco, a cui mancavano solo le panchine, era pronto, ma non si è stati in grado d'aprirlo ora l'amministrazione comunale pare sia alla ricerca di qualcuno a cui appaltare la gestione e monetizzare la locazione di alcuni spazi. Lo scoglio gestionale doveva già essere noto; si è tuttavia speso, irragionevolmente, per concludere i lavori mentre ora progrediscono i costosi danni alle strutture. Facendo un giro della struttura, un'ultima domanda si staglia su un murales realizzato dai ragazzo dell'Azione cattolica di S.Achille, dall'involontaria quanto tagliente ironia, che introduce al parco recitando: “Bello, vero?”. Peccato che i bambini non possano ancora fruirne le bellezze.
Autore: Sergio Spezzacatena