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Livia Pomodoro: L’equilibrio della è quello del nucleo familiare Sogno una società con meno egoismi e più relazioni
15 dicembre 2018

Dalle parole ai fatti, dai fatti alle parole. Quelle di donne per le donne, di donne per gli uomini, di donne per i giovani, di donne per tutti, nessuno escluso, perché nulla sia vano, nulla rimanga intentato per abbattere la piaga sociale, morale della violenza sulle donne. L’amore si vive, “L’amore non si interpreta”, il titolo dell’incontro organizzato dalla Fidapa Bpw Italy sezione di Molfetta, in collaborazione con il Comune di Molfetta all’interno della rassegna “Rosso Porpora”. E non è un caso che l’incontro si sia svolto in prossimità del 25 novembre, giorno per ricordare le vittime di violenza, ha dichiarato Sara Allegretta, Assessore alla Cultura, non è un caso se sui social continuano a moltiplicarsi battute sessiste e ironiche nei confronti di giornaliste, professioniste, che sminuiscono il valore e le competenze di donne, come ha affermato Tiziana Ferrario, giornalista RAI inviata negli U.S.A. che durante un altro incontro ha riportato con dati numerici e non osservazioni, la situazione donne nel Paese più evoluto del mondo, dove migliaia di donne sono scese in strada per protestare contro la politica del presidente Trump. Dati confermati anche dalla giornalista della “Gazzetta del Mezzogiorno” Marisa Ingrosso che, presentando l’antologia di racconti di autori vari “L’amore non si interpreta” (con brani che sono stati letti da Marianna de Pinto) a cura di Stefania de Caro, ha introdotto Livia Pomodoro. «Non amo i rituali e le sottolineature di genere. Ho lavorato per l’O.N.U. e mi sono resa conto che esiste il filo rosso della violenza. Si aggrediscono le fasce più deboli, donne e bambini. Come presidente del Tribunale dei minori di Milano ho visto prevaricazioni anche su uomini. Tante volte è stato particolarmente difficile determinare dove era il giusto». Le parole della dott.ssa Pomodoro lascerebbero perplessi, forse ci si aspetterebbe una presa di posizione decisa, dichiaratamente schierata dalla parte delle donne abusate, ma lei, lo ribadisce, non ama i cliché e snocciola numeri, casi. Il problema, aggiunge, è la mutazione genetica: non aver saputo coltivare le relazioni, essere stati incapaci di costituire un vero sistema educativo familiare che fosse suscettibile di far nascere i sentimenti più importanti dell’uomo, di far scaturire una riflessione vera sul degrado, volgarità alla base della violenza femminile, che si manifesta, nella maggioranza dei casi, all’interno della piccola comunità familiare. Le parole di questa donna ammutoliscono e non sono condivise unanimemente. Le affermazioni di colei che tra le prime volle fortemente la riforma del codice del diritto di famiglia (L. 151/1975) lasciano il segno. L’equilibrio della società è l’equilibrio del nucleo familiare. Sarebbe troppo banale, continua, muovere delle critiche alla TV, poiché oggi guardata poco dai giovani. La TV è ricerca del profitto per il profitto e non più per supporto alle famiglie. Lo Stato ha il dovere di proteggere le vittime. Occorre dire basta con forza! Se si vive in una società, si ha il dovere di riconoscere la dignità delle persone. «Da molti anni mi occupo di diritti e posso pertanto affermare che l’uomo è incapace di vivere insieme ad altri uomini. Durante il recente forum a Genova (Il nuovo Artico e il vecchio Mediterraneo), padre Josh, in rappresentanza dello Stato Vaticano, ha dato una grande lezione, affermando che si avverte un grande bisogno di riscoprire le tante strade vicine a noi che occorre, però, percorrere, tenendoci per mano. Non fermiamoci al particolare, c’è un grande bisogno di allargare lo sguardo, siamo troppo abituati ai riti. Ho attraversato storie di violenze, passando da quelle istituzionali a quelle personali. E’ necessario ritrovare il senso della vita. La società è in grandissima crescita. Ho i capelli bianchi ma sono ottimista, di un ottimismo che non è sinonimo di cecità. Sono ottimista perché ho una grande fiducia nei giovani. Sono loro il nuovo, sono loro il mondo che non vuole abdicare alla mediocrità, che pensa in grande e non in piccolo». Siamo al Sud ma siamo sempre il Nord di qualcuno ma duole constatare, afferma Marisa Ingrosso, che ancora oggi le donne, soprattutto al Sud, vivono le difficoltà di portare avanti un lavoro da uomini, quasi che ancora debbano portare il velo nero. Livia Pomodoro però su questo non nutre nessun dubbio: «Le donne col velo erano molto sagge, tenevano unite le famiglie, sapevano mediare. Oggi i rischi riguardano uomini e donne. Non credo ai cliché della contrapposizione di genere. Le novelle Medea ci fanno pensare che non c’è distinzione tra violenza: Nord e Sud, uomini e donne. Si parla tanto di bullismo nelle scuole. Cosa parliamo di violenza nelle scuole se questa è già in famiglia? Ai miei tempi famiglia e scuola dialogavano. Oggi non accade più. Ci sono nella società contraddizioni ineludibili. Deve essere rivalutata la capacità della famiglia di essere soggetto educativo insieme alla scuola. Un giorno Einstein e Freud dialogavano sulla guerra. Lo scienziato domandò al padre della psicanalisi perché tenesse al suo pensiero sulla guerra, era solo un conoscitore delle leggi scientifiche, non un conoscitore dell’animo umano. Freud rispose: Caro Einstein io la interrogo perché lei è amante dell’Umanità. Partiamo da questo concetto». Si assiste ad una sorta di smottamento dei continenti uomo e donna, occorre introdurre l’insegnamento dell’educazione sentimentale, continua la giornalista Chicca Maralfa, che nel racconto “L’amore non è un luogo comune” narra di una bambina abbandonata dalla madre, un dolore incolmabile e inguaribile che la porterà a conoscere la violenza, nella quale tornerà ad incontrar la madre. Ci sono donne nel mondo che non possono possedere la terra che coltivano, che non hanno diritti successori, continua la dott.ssa Pomodoro, occorre lasciare una traccia. «Amo Molfetta, sono nata in questa città e chi mi conosce ricorda anche mia sorella gemella Teresa. Lasciandomi, dieci anni fa, Teresa mi ha consegnato un’eredità di valore, che comporta, altresì, un impegno incommensurabile: L’Associazione Spazio Teatro No’hma di Teresa Pomodoro promotrice del Premio internazionale Teatro Nudo. Teresa aveva un’utopia, il teatro, come la bellezza doveva essere per tutti, dovevano essere seduti alla stessa tavola della cultura, il diplomatico e l’homeless. Io porto avanti questo suo sogno perché la bellezza diffusa sia accessibile a tutti». Parole di una fine giurista, di una esperta, suo malgrado, della violenza ma soprattutto di Livia Pomodoro, donna saggia che ha fatto dell’impegno sociale il suo dogma. E non potevano mancare le analogie, come ricordato dal sindaco Tommaso Minervini, con Rosaria Scardigno, altra grande rappresentante della cultura femminile molfettese e orgogliosa meridionale, perché se repetita iuvant, che si proceda, senza soluzione di continuità, a parlare, a seminare, a parlare e parlare ancora di rispetto e convivenza civile. © Riproduzione riservata

Autore: Beatrice Trogu
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