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Lillino Di Gioia: giunta Natalicchio, dopo un anno nessuna rottura col passato Programmazione e idee chiare così si cambia veramente L'intervista
15 aprile 2014

Chi ha voluto leggere nelle mie osservazioni un j’accuse pregiudiziale nei confronti dell’amministrazione Natalicchio, si sbaglia rotondamente. Il mio è un tentativo bonario, positivo, di mettere sul chi va là l’amministrazione comunale da errori madornali e idee poco chiare. La campagna elettorale è finita, la gente chiede di essere ben amministrata e domanda di ottenere un riscatto morale, civile, politico e amministrativo rispetto alle stagioni precedenti. La domanda è: si è in condizioni di farlo, questo? C’è discontinuità? Il compito è gravoso per tutti ma va affrontato però senza presunzioni e senza arroganza. I miei sono suggerimenti, consigli, uno sforzo costruttivo. Lillino Di Gioia lo mette subito in chiaro: le sue, sono critiche costruttive, nel merito del primo anno di amministrazione di centrosinistra targata Paola Natalicchio. Criticare perché non si sta percorrendo la strada del cambiamento, ma senza colpi bassi e polemiche strumentali. Niente di più, niente di meno. Una vita spesa per la politica e coronata spesso da incarichi prestigiosi (consigliere e assessore regionale all’urbanistica, sindaco di Molfetta, uomo di spicco della Dc locale), Lillino Di Gioia non rinuncia a dire la sua e lo fa con consueto spirito battagliero, annunciando un iniziativa pubblica fissata per maggio e spiegando a Quindici, le ragioni del suo scontento. Siamo a quasi un anno di amministrazione Natalicchio e ci sembra che nel complesso il suo giudizio, non sia positivo. «In realtà la questione è complessa. Diciamo che nella mia vita sono stato sempre un fautore della programmazione perché di programmazione si vive e di mancata programmazione si muore e adesso sto entrando in una fase di critica nei confronti dell’amministrazione comunale, perché dopo un anno non c’è nulla che faccia intravedere la discontinuità rispetto alle esperienze di Tommaso Minervini e Antonio Azzollini, ma soprattutto non c’è un’ipotesi di programmazione seria. Che di fatto nella nostra città manca dal 2001. Penso per esempio al Piano Regolatore». A quanto pare l’amministrazione sta cercando di costruire un percorso innovativo, di confronto con la città e che porti alla massima partecipazione possibile da parte dei cittadini... «Sarà, ma il Piano regolatore scade nel 2016 e bisogna iniziare oggi, immediatamente ad avviare il nuovo piano con relativi piani di settore, analisi di quanto accaduto, indagini di mercato. E’ un processo lungo che prevede anni di preparazione, dibattito, discussione, adozione, pubblicazione, approvazione e passaggio alla Regione. E’ un iter di 6-7 anni e quindi non ci si può permettere di perdere altro tempo». Veniamo da anni di cattiva politica... «Certamente sì. Dal 2001 in poi non c’è stata nessuna progettualità politica significativa mentre gli anni precedenti erano stati all’insegna della programmazione e penso a De Cosmo, Finocchiaro, Annalisa Altomare, Carnicella. Da allora la programmazione è sparita e lo strumento principe della programmazione, il Piano Regolatore, in alcuni casi è stato completamente ignorato, in altri applicato in modo maldestro. Sono mancate le regole. Ora ci aspettiamo una netta discontinuità, completa e senza riserve verso il passato. E gli atti di programmazione devono partire nei primi anni. Dando la precedenza alle priorità». Le priorità. Ce ne dica qualcuna. «Per prima cosa serve tanta tanta ordinaria amministrazione: le strade civili e le strade vicinali (di campagna). Per quanto riguarda le prime, bisognerebbe intervenire almeno su un quartiere all’anno perché le nostre strade sono davvero ridotte a zero: dove sono finiti e come sono stati spesi i 3 milioni euro che l’ex sindaco sen. Antonio Azzollini ha dichiarato di avere impegnato per ripararle, se alla prima pioggia si riempiono di buche?». Eppure di recente si è intervenuto con una serie di lavori sulle principali strade del centro... «Sì, ma siamo già punto e a capo: le strade sono di nuovo in condizioni pietose e bisognerebbe il prima possibile avviare delle verifiche per rendersi conto degli interventi da effettuare. La manutenzione è fondamentale e non solo delle strade, ma anche del verde. La nostra città è unica perché abbiamo tre parchi: Ponente, Levante, Mezzogiorno. I primi due sono stati completamente abbandonati, niente manutenzione e niente sorveglianza che è un problema da risolvere, penso ad esempio al teatro di Ponente. Il parco di Mezzogiorno è costato quasi tre milioni di euro ed è già stato distrutto due volte e malgrado ci fossero due proposte operative per gestirlo le cose sono rimaste così. E ora, il parco resta senza controllo in balia dei vandali. Problema in comune con l’anfiteatro di Ponente dove sedie e arredi sono state distrutte più volte, con un danno economico per la comunità rilevante. Bisogna potenziare la sicurezza». Probabilmente è anche un problema di risorse. Non è facile garantire una vigilanza completa dei parchi per tutto il giorno. «Ma bisogna cercare una soluzione! Di giorno ci si può avvalere della collaborazione del servizio civile, mentre di notte si può stringere una convenzione con un’agenzia di sorveglianza. Perché è chiaro che in città c’è un problema criminalità». La città è uscita sicuramente scioccata dall’ultimo episodio criminoso: un omicidio nel cuore del mercato settimanale del giovedì. Come bisognerebbe rispondere? «L’amministrazione sta dialogando col prefetto: molto bene, bisogna continuare su questa strada e se questo problema è così avvertito dalla comunità, evidentemente è il caso di bandire un concorso per i vigli già annunciato dalla vecchia amministrazione e mai realizzato». Ma torna il problema delle risorse... «Ma un’amministrazione deve individuare le priorità e decidere di puntare su quelle, le risorse disponibili. Per esempio, se si redige il piano annuale e triennale delle opere pubbliche bisogna stabilire con chiarezza: quest’anno realizzeremo queste due opere e su quelle concentreremo le risorse. Ovviamente ciò va spiegato con chiarezza e decisione alla città. Di recente sulla Gazzetta del Mezzogiorno, l’assessore all’ambiente e all’urbanistica Rosalba Gadaleta ha annunciato che al Comune spettano 1,2 milioni di euro dalle urbanizzazioni non pagate. Mi sarebbe piaciuto che l’assessore annunciasse anche la realizzazione di un piano dei servizi e di utilizzare nuove risorse per il settore delle opere pubbliche e dell’urbanizzazione. Quei soldi vengono presi dall’urbanizzazione e devono essere utilizzati per l’urbanizzazione. Inoltre sono in arrivo altre risorse ancora: tutte le cooperative sono state chiamate a pagare, pagamenti sia per le differenze suolo, sia per il cambio per il diritto di superficie e il diritto di proprietà. Sono parecchi milioni che entreranno nelle casse comunali, risorse anche queste che dovranno essere usate nel settore delle urbanizzazioni dal quale sono state presi». Restano comunque i vincoli del patto di stabilità. «E’ per questo che serve la programmazione, ed è di lì che devono irradiarsi le linee di intervento dell’amministrazione. Bisogna calcolare esattamente le cifre di debiti, risorse da recuperare con la spending review e quelle da recuperare tramite tasse. In tutte le grandi città, penso a Milano, Roma, Napoli, si stanno pagando cifre davvero importanti di Tares e Imu. L’importante è spiegare al meglio, in maniera limpida e cristallina, come queste risorse verranno impiegate. Se io chiedo soldi alla città, devo spiegare bene nei dettagli come queste risorse, capitolo di spesa per capitolo di spesa, verranno impiegate. Ecco l’importanza della programmazione economico finanziaria di un Comune». Ricapitolando: ordinaria amministrazione (manutenzione delle strade e del verde) ed emergenza criminalità. Queste le priorità? «Sì, queste sono la quotidianità, punti dai quali non si può prescindere. Poi ci sono situazioni nuove che interesseranno il futuro della città. Parlo della Zona Franca Urbana e dell’Area Metropolitana. Bisogna spiegare alla città di cosa si tratta, aprire un dibattito. Non costa niente, ma è importante perché rientra in ipotesi programmatoria. Le aree metropolitane potranno interessarsi allo sviluppo dei porti turistici per esempio». E qui entra in gioco il “caos porto”. «L’amministrazione dovrebbe attuare una variante al piano regolatore del porto e cambiare la destinazione di questo in porto turistico. Ma per fare questo l’amministrazione deve far vedere che traccia una discontinuità e che si impegna nel mettere in moto un’idea propria. Intanto Trani ha aumentato i prezzi per il posto barca e adesso se ne avvantaggerà Bisceglie che ha 1.000 posti a disposizione nel suo porto. Un’occasione persa per noi. Spostare l’ubicazione del porto e la sua destinazione, sono atti che non costano niente e inoltre ci sarebbero moltissimi privati che in cambio di un affido gestione, svolgerebbero i lavori. Ma per far ciò servono le idee chiare. E credo che gran parte dei problemi dell’amministrazione siano legati al porto. Si sta faticando ad agire in modo incisivo perché ci si è avvitati attorno a questa situazione, che oggettivamente è molto complessa e di difficilissima gestione ». Soluzioni? «Bisogna affidare il Porto alla Regione, il prima possibile. La delibera che l’amministrazione comunale ha assunto rinunciando al ricorso al Tar, si doveva concludere dicendo: adesso, tolto il ricorso, la delega che la Regione voleva, può essere esercitata. Sarebbe finita lì e il caos successivo (trafila presso i ministeri, problemi di gestione, rogne contabili) sarebbe stato gestito dalla Regione, di certo più attrezzata per affrontare una questione di questo tipo». Altre criticità? «Piano dei servizi, piano dell’agro e situazione comparti, con il caos del comparto n.18. Bisogna intervenire in modo celere, tracciando linee di intervento. Senza dimenticare il piano delle coste. Sono ancora convinto che sia necessario un intervento deciso sul lungomare, che porti al suo raddoppio dentro mare e lo porti fino alla prima cala. Opere che potrebbero essere finanziate attraverso l’area metropolitana». Intanto è stato approvato il progetto esecutivo per un nuovo arredo urbano del Corso Umberto con l’installazione di panchine e isole verdi. Che ne pensa? «Mi sembra uno stralcio del progetto Altomare che prevedeva anche lo smantellamento dei marciapiedi. Qui invece c’è solo l’arredo urbano. Staremo a vedere ma anche qui la questione è complessa e va collegata a un’efficace piano del traffico e a un piano dei Trasporti. Abbiamo il famoso quadrilatero del quale tutti parlano durante le campagne elettorali: via Baccarini, via Margherita di Savoia, via de Luca, villa Comunale trasformato in area pedonale. Ma è un discorso che va collegato con il via a un servizio di navette che trasportino le persone dalla zona di espansione al centro». Insomma, nella sua opinione, molte le cose che non vanno? «Non si intravede un cambiamento, una svolta, una rottura col passato e ripeto: il primo anno di amministrazione è sempre importante perché è qui che si tracciano le future linee di intervento. Mi sembra giusto da parte mia, consigliare in modo costruttivo l’amministrazione per scongiurare il rischio di una mancata occasione. E’ per questo che dopo Pasqua, probabilmente a maggio, parlerò di queste questioni in un incontro pubblico con i cittadini». 

Autore: Onofrio Bellifemmine
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