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“LIBERARE I GIOVANI DAL RICATTO SOCIALE” (Felice Spaccavento, consigliere comunale di “rinascere” - opposizione di sinistra)
15 ottobre 2024

1 - A mio avviso le gravissime devastazioni di Capodanno non solo documentano in modo inequivocabile l’esistenza di un evidente allarme criminalità, ma anche costituiscono, per le concrete modalità e la particolare spregiudicatezza dei comportamenti, l’estratto di un tipo di delinquenza che fonda le sue origini nell’assoluto disprezzo della convivenza civile e dunque anche in un fenomeno culturale di assenza di legalità. Avvertiamo questo anche nella vita di ogni giorno, perché lo percepiamo ad esempio nello spadroneggiare indisturbato di minori alla guida di bici elettriche e di minimoto, nelle occupazioni indiscriminate di suolo pubblico, di cassonetti incendiati, ecc. 2 - Si, lo è. Nell’ultima relazione semestrale della DIA si legge che operano anche a Molfetta alcune propaggini del clan mafioso barese Capriati. Del resto la cronaca restituisce anche casi locali di arresti per detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti di diverso tipo. Occorre chiedersi, allora, dove e da chi, se non da organizzazioni criminali, venga acquistata la droga poi spacciata al minuto nelle nostre strade o detenuta qui a Molfetta, in passato tristemente nota per l’operatività di più articolate associazioni dedite allo spaccio degli stupefacenti. La percezione che oggi si ha della criminalità da punire, ci inganna. Se riteniamo che il problema sia solo la microcriminalità come questo governo crede, ponendo tutta una serie di interventi legislativi repressivi, diciamo che Molfetta rispetto ad altre realtà vicine sembrerebbe una città tranquilla. In realtà il discorso di Nitti è più articolato. Ci sono grossi flussi di denaro, infiltrazioni in attività economiche, che non colpendo direttamente il nostro senso di sicurezza non vengono percepite e quindi sottovalutate. Mi spiego meglio ci pre-occupiamo, e giustamente, dell’atto vandalico, magari dello scippo o del furto in casa perché lo percepiamo quale minaccia diretta personale e ciò indubbiamente accade anche a Molfetta. Pensiamo che inasprendo le norme con forme di punizione più repressive si risolve il problema. Non è vero. Il procuratore Nitti denuncia invece ciò che non ci tocca da vicino, non è percepito come danno personale ma si tratta di situazioni molto più gravi che minano le fondamenta di una comunità. 3 - Lo ritengo irrinunciabile. Certamente non basta da solo per sanare le ferite sociali e arrestare le dinamiche criminali all’interno della nostra comunità, ma si tratta di una straordinaria opportunità di studio profondo del territorio, partecipazione, collaborazione. Una straordinaria possibilità di costruire politiche sistemiche, un percorso di rete che coinvolge diversi attori collettivi, a loro volta radicati nel territorio. Abbiamo bisogno di riavvicinarci ai cittadini, di avvicinare le politiche pubbliche ai cittadini. 4 - Le devastazioni di Capodanno rappresentano uno dei punti più bassi della storia recente di questa città. Si tratta di episodi non ascrivibili a un diffuso disagio sociale, ma a un problema di ordine pubblico, derivante dal costante e continuo abbandono delle aree centrali cadute nelle mani di personaggi poco raccomandabili. Tutto questo è stato molte volte denunciato dalle opposizioni, dai residenti e dagli esercenti, ma troppe volte dimenticato o peggio sottovalutato, come dimostrato dalla rimozione del presidio di polizia locale da piazza Vittorio Emanuele. Da gennaio ad oggi nulla è stato fatto, nessuna iniziativa messa in campo da questa amministrazione, tranne la partecipazione a una fiaccolata organizzata da alcune parrocchie del centro. La commissione per i fenomeni delinquenziali, come noto, non è stata mai convocata, nonostante le nostre ripetute richieste. Come opposizione responsabile siamo disponibili al dialogo e alla cooperazione con questa amministrazione, a patto che la elaborazione di eventuali progetti di recupero e rigenerazione urbano e sociale seguano logiche differenti da quelle fino ad ora messe in campo da giunta e maggioranza. Nella primavera del 2023 con Rinascere abbiamo incontrato i cittadini di una delle tante periferie dimenticate di Molfetta nella piazzetta abbandonata tra via Giovene e via Mameli. In quell’occasione il sociologo Nicola Schingaro mi disse “Felice: dovete pensare le periferie come quartieri belli da vivere, pieni di risorse. Ribaltate i paradigmi”. Chiediamo, quindi, che le scelte da porre in atto vengano condivise nel merito, ed elaborate insieme. Il “governo del fare”, al contrario, prima delibera e avvia, e solo dopo comunica. Quando ormai è inutile. 5 - Coesione, integrazione, cultura. Non si tratta solo di prevenzione al crimine, ma di rendere prevalenti una cultura del rispetto, i valori di una società civile. L’amministrazione è la vera protagonista di questo processo, come propulsore delle altre istituzioni e agenzie educative. Certamente la soluzione non è lo stato di polizia. Abbiamo vigili urbani con le pistole, ma non mi sembra che si registrino miglioramenti. Il punto è che viviamo in una società frantumata e questi frantumi rotolano nelle nostre città. Non solo nelle periferie. La cultura della violenza, dell’affermazione primitiva dell’uomo sull’uomo sono demoni con cui non si vuole fare i conti. Ecco perché serve la Politica. Non scribacchini e ragionieri, ma innovatori con le idee chiare. Molfetta diventerà più sicura quando i nostri figli promuoveranno la cultura della pace e pretenderanno legalità e progresso. Certamente per riuscirci il primo passo è liberarli dal ricatto sociale di cui spesso sono vittima.

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