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Liberalizzazioni, si svegliano quando è iniziata la cura. Dov'erano fino a qualche mese fa? Gli autotrasportatori bloccano l'Italia. Iniziata la settimana degli scioperi e proteste da Nord a Sud. Il Movimento dei Forconi rischia di bloccare tutta l'Italia. Code e blocchi in molte autostrade da Nord a Sud. Situazione pesante anche in Puglia
23 gennaio 2012

La lotta contro le tasse ritenute inique e affamatorie parte sempre dal basso: non fu Gandhi a promuovere il movimento contro la tassa sul sale? Non furono comuni cittadini britannici a battersi contro la Poll Tax? Nella cultura popolare non sono Zorro e Robin Hood che proteggono il cittadino dall'oppressore fiscale? Al di là di quelli che possono essere i motivi reali di rivendicazione da parte di molte categorie, queste tardive proteste sembra abbiano oggi il sapore della beffa. Sarà perché finora molti si erano illusi che la faccenda non li riguardasse e oggi la depressione tocca anche loro?  Oppure c'è dell'altro?
Possiamo escludere che a breve un vecchio signore che ha maldestramente dominato la scena politica italiana per oltre un ventennio e provocato guasti inenarrabili all’economia nazionale, oltre che all’immagine stessa del Paese a livello internazionale, tenti di rivestire nuovamente i panni di Zorro o Robin Hood? Questi signori che oggi protestano, dov'erano in 10 anni di governi berlusconiani? Negli ultimi 4 anni le ragioni per protestare sono state parecchie, eppure non è accaduto nulla. Ora dopo soli tre mesi di governo Monti, certo di centrodestra, ma comunque un governo presentabile rispetto a quelli di Mr. B., si assiste a questa esplosione del malcontento sociale.  
Dalla scorsa notte numerosi sono i blocchi di autotrasportatori in corso anche su varie strade pugliesi. L'agitazione, intensificatasi con il trascorrere delle ore, sta determinando considerevoli rallentamenti o in alcuni casi il blocco della circolazione automobilistica, normalmente caotica il lunedì mattino sulle vie di accesso alle città. La situazione più critica si registra sulla tangenziale di Bari. Mezzi pesanti occupano due delle tre corsie e il traffico procede a passo d'uomo. Attualmente sono 4 i chilometri di coda, ma le previsioni non sono rosee.
Nel resto d'Italia oltre 2mila tir fermi sulle autostrade. La protesta è contro caro-gasolio, i ticket autostradali e l'Irpef. La Campania è paralizzata, mentre si registrano forti disagi anche al Nord. All'alba erano oltre 60 i blocchi ai caselli delle principali arterie nazionali. Si tratta di una sorta di Movimento dei Forconi su scala nazionale, per cui il ministro degli Interni, Annamaria Cancellieri, ha promesso massima attenzione per un eventuale dilagare della protesta. Il rischio del resto è più che concreto: il blocco totale del traffico autostradale.
Con l'86% dei trasporti commerciali che in Italia avviene su strada, lo sciopero dei tir mette a rischio la spesa degli italiani soprattutto per i prodotti più deperibili come il latte, la frutta e la verdura che non riescono a raggiungere gli scaffali dei mercati. Pesanti effetti si potrebbero presto avere per le tavole degli italiani e per le aziende agricole. Come è già successo in Sicilia, se non si tornerà presto alla normalità, gli effetti si faranno presto sentire con gravi danni per le aziende agricole, per il commercio e per i consumatori con gli scaffali dei supermercati vuoti e il rischio di effetti speculativi sui prezzi.
 
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Autore: Nicola Squeo
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1985: così scriveva l'Italia Jeff Davidson. Perché nel Bel paese immobilismo, burocrazia e inefficienza vanno a braccetto con adattabilità, intraprendenza e improvvisazione? Facile! Perché…….. – La vera Italia sono due. Nel favoloso paese di Disastria il governo – il quarantaquattresimo in 39 anni – sembra come sempre prossimo a cadere da un momento all'altro, il deficit di bilancio è pericolosamente aumentato, e l'inflazione continua a essere a due cifre per il dodicesimo anno consecutivo. I servizi pubblici versano in uno stato di permanente emergenza e i mezzi di comunicazione intonano spesso la litania degli scioperi quotidiani. Date le premesse, dietro l'angolo non possono esserci che la bancarotta e la rivoluzione. Intanto nel regno di Prosperitania le cose vanno bene come non mai. Un consistente 4 per cento del commercio mondiale definisce il volume delle sue esportazioni, la solidità della sua valuta sopisce ogni inquietitudine e le sue riserve ufficiali in dollari sono aumentate di oltre il 500 per cento negli ultimi dieci anni. Dediti alla ricerca del piacere, gli indigeni figurano ai primi posti nella classifica europea dei proprietari di nseconde case e il loro consumo di calorie è superiore a quello dell'americano. La soluzione più ovvia, per gli abitanti di Disastria, sarebbe quella di trasferirsi a Prosperitania, se non fosse……….se non fosse che ci si trovano già. Sia l'una che l'altra, infatti, sono tessere dello stesso, sconcertante rompicapo di nome Italia. A dispetto dei problemi che impastoiano il funzionamento della cosa pubblica, in privato gli italiani sopravvivono bene e addirittura prosperano e nessun altro popolo altrettanto inguaiato sembra godersela quanto loro. Come fanno a rimanere produttivi con allegria mentre Roma brucia? Ho girato la domanda ad Amintore Fanfani, cinque volte capo del governo e due volte presidente del senato. “Von il sistema del canto che ti passa” mi ha risposto sorridendo “canta fino al ritorno dei tempi migliori. Lo abbiamo imparato dalle nostre madri e lo abbiamo appreso dalla nostra storia. Secoli di invasioni e tirannie hanno insegnato agli italiani a non perdere tempo con resistenze puramente formali. Piuttosto approntiamo serenamente appropriate difese aspettando che le difficoltà passini. Siamo gente con il gusto dell'esplorazione che non teme i rischi mad essa eventualmente connessi. Ogni italiano crede fermamente nelle proprie grandi risorse di sopravvivenza. Ma l'unico vero strumento per utilizzarle è la libertà nello svolgimento delle iniziative private.” Comincio a capire. C'è l'Italia ufficiale, inerte, impacciata, con le articolazioni bloccate, quasi fallimentare, e c'è l'Italia in carne e ossa, agile, intraprendente, capace di produrre profitto. L'Italia delle scartoffie e l'Italia della gente vera. Una è l'Italia, le file in banca, le montagne di inutile moduli da riempire. L'altra sono gli interi quartieri che spuntano senza alcun permesso di costruzione, le città senz'ombra di fabbriche che producono milioni di paia di scarpe o di guanti all'anno. Il lavoro nero, il secondo lavoro, l'economia sommersa! “Se una qualunque amministrazione commettesse la follia di combattere il fenomeno, la conseguenza sarebbe un disastro economico” – afferma un noto economista italiano. Tutto è proibito, tutto è possibile, dicono molti italiani parlando di questa realtà con malcelato orgoglio. Il sistema esiste per essere sconfitto, le code per non essere rispettate, le leggi per essere aggirate. Questo è il paese dei maestri improvvisatori. – 2012, l'Italia è ancora questa Italia o è migliorata? Peggiorata?
Solo riflessioni, non catastrofe. Fuori tema? Forse no. - Il grande etnologo. antropologo, psicologo e filosofo francese Claude Lèvi-Strauss (Bruxelles, 28 novembre 1908 – Parigi, 30 ottobre 2009[2]), sorprese ancora una volta quando, a più di 80 anni d'età, tutti i suoi fedeli sparsi per il mondo. Egli infatti dichiarò: “Il crollo del comunismo mi sembra avere un'importanza relativa di fronte ad una ben più grande catastrofe del nostro secolo e della nostra Storia: la proliferazione della specie umana. Fino ad allora (1997) Lèvi-Strauss non si era mai mostrato preoccupato per i problemi demografici. Ora, secondo lui, questi problemi cambiano la nostra valutazione delle società umane, della loro capacità di sopravvivenza, della loro possibilità di convivere insieme. Bisogna rivedere, alla luce della demografia, la nostra visione del mondo. Questa diagnosi ha colpito tanto maggiormente gli esperti in quanto espressa in coincidenza con la pubblicazione, aperta o confidenziale, di alcuni rapporti provenienti dalle commissioni speciali delle Nazioni Unite, dell'Unicef e dell'Organizzazione mondiale della Sanità, che fa un bilancio annuale dello stato di salute in tutte le nazioni del globo. Secondo questi rapporti, tutte le malattie epidemiche che credevamo debellate stanno facendo la loro ricomparsa. La peste e il colera come nel Medioevo; la sifilide e il vaiolo come nel XVII secolo; la tubercolosi come nell'Ottocento; il glaucoma, la bilharziosi e la mortalità infantile come nell'era precoloniale. A ciò, si aggiungono gli effetti devastanti dell'Aids, soprattutto in Africa e nell'America Centrale. Il problema capitale è il seguente: gli organismi e i medici incaricati della battaglia contro le epidemie confessano la loro impotenza. Non vi sono soccorsi né risorse possibili senza una lotta efficace e rapida per sconfiggere il sottosviluppo. Tuttavia, questa stessa lotta è vanificata da una crescita demografica esponenziale. L'Occidente, in ragione del suo sviluppo, della sua demografia razionale, dei suoi progressi nella ricerca medica, credeva di essere al riparo dai pericoli del contagio. Si riteneva di poter rimandare a più tardi l'urgenza di farsi carico dell'umanità intera. Al peggio, ci si rassegnava segretamente alla scomparsa di un intero continente. Oggi, con tutto lo sproporzionato divario dei rapporti tra il Nord e il Sud, tra le società industriali e il resto del mondo, si rivela con volto implacabile. Siamo finalmente coscienti di vivere quel periodo che il sociologo Edgar Morin chiama “Età planetaria del ferro”. Il nostro secolo non è soltanto, come dice Lèvi-Strauss, il secolo della catastrofe demografica, è quello dei profughi. Mesi in fuga dall'avitaminosi, dalla carestia, dalla disoccupazione, dalla guerra civile, dal nazionalismo o dall'integralismo, centinaia di milioni di uomini e donne che non possiedono niente bussano alla porta di coloro che possiedono qualcosa. L'Occidente sa di non essere più al riparo da niente, sia che questo “niente” accada a Dakar o a Nairobi, a Calcutta o a Shangai, in Salvador come ad Haiti…………………………
Pur segnato da guerre locali, il lungo periodo di pace del quale godiamo dal 1945 ha contribuito a porre al centro della riflessione contemporanea preoccupazioni e problemi diversi da quelli suscitati dai rapporti internazionali. Oggi sui versanti non propriamente politici molti nodi stanno venendo al pettine: agli esiti dei processi innescati nella “lunga durata” si sommano le conseguenze delle grandi trasformazioni ancora in corso: il conflitto tra società povere e società opulente, tra il Nord e il Sud del mondo - un problema le cui radici devono essere cercate nel contesto dello sviluppo industriale, nelle vicende dell'imperialismo e della decolonizzazione – emergono le prime avvisaglie di grandiosi e forse drammatici fenomeni connessi ai terremoti sociali provocati dalla fine dei regimi comunisti dell'Est. Non sappiamo se si debbano registrare altre scosse: in ogni caso si tratta di processi dei quali solo il prossimo futuro consentirà di cogliere i lineamenti. I dati forniti dalla Banca mondiale dell'OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) presentano un quadro allarmante. L'esplosione demografica (l'aumento incontrollato e vertiginoso della popolazione) rischia di rendere impossibile la vita sul Pianeta. Per quanto riguarda noi Europei, lo studio dei flussi migratori fa prevedere che la pressione degli emigranti dall'Europa orientale non ridurrà quella dei “poveri” del Terzo Mondo che, dal Sud, cercano infaticabilmente una strada per entrare nell'area ricca ed industrializzata: l'Europa occidentale è stata paragonata ad una fortezza assediata sui due lati da masse di diseredati. L'immagine guerresca può dispiacere, ma non appare incongrua con la rappresentazione di quella età prossima che il sociologo Edgar Morin ha previsto come “l'età del ferro” o “nucleare catastrofica” così drammaticamente e simpaticamente descritta da “Navigatore Solitario”.

Memorie storiche galattiche. - A partire dal 2007 l'equilibrio mondiale ed europeo fu scosso da una crisi senza precedenti nella storia del mondo capitalistico. Fu questa la grande depressione, che muovendo dagli Stati Uniti finì per coinvolgere nelle sue ripercussioni tutti i paesi del mondo, a confermare nel suo aspetto negativo la funzione centrale che l'America del nord aveva assunto nell'economia internazionale dopo la seconda guerra mondiale (prima guerra mondiale). Gli economisti discutono ancora se la crisi sia stata frutto di spericolate speculazioni o di una crisi di sopraproduzione. In effetti, tra le sue manifestazioni vi furono certamente le vistose speculazioni che portarono ai tracolli di borsa e di banche a catena che furono una delle caratteristiche della crisi; ma è anche vero che la capacità produttiva dell'industria mondiale si rivelò superiore alle possibilità di consumo delle masse lavoratrici. Preceduta da manifestazioni e da sintomi secondari, la crisi esplose subitanea con il crollo della borsa di New York del cosiddetto “giovedì nero” dell'agosto 2007. La crisi divenne mondiale proprio perché era scoppiata nel cuore delle relazioni finanziarie e commerciali dell'intero universo. Il disordine di borsa degli Stati Uniti si ripercosse immediatamente sul sistema bancario, che aveva alimentato la speculazione con i crediti e che ora si trovava incapace di far fronte alla richiesta di ritiro dei depositi. Crebbero vertiginosamente i fallimenti bancari, mentre crollavano gli indici della produzione industriali, gli indici dei salari, i prezzi agricoli e saliva alle stelle il numero dei disoccupati. L'Europa fu il punto debole e più vulnerabile del sistema politico ed economico, trascinando in questo baratro anche l'Est europeo e asiatico. La depressione mutò il volto sociale dell'intero pianeta. Il numero delle persone prive di un qualsiasi lavoro era inquantificabile. Il fenomeno colpiva una famiglia su tre. Le code di migliaia di persone per un piatto di minestra, le baraccopoli formate da vecchie auto e casse di imballaggio……. Il dilagare della disoccupazione, il crollo della produzione industriale, la crisi bancaria e monetaria, comportarono il dilagare di condizioni di miseria, la crescente proletarizzazione dei ceti medi, il crollo dell'economia agraria: fattori tutti che, in presenza dell'incapacità della politica di offrire uno sbocco alla crisi, trasformarono il marasma economico in crisi della società e delle istituzioni, aprirono la via all'ascesa al potere a “guerrafondai” e “poteri forti”, invocati e agitati da larghe masse di piccoli borghesi e dai grandi gruppi economici. L'affermazione di questi “guerrafondai” e “poteri forti”, si posero sulla via della corsa agli armamenti che doveva sfociare nella “Terza Guerra Mondiale”. Ma il rischio era “una guerra nucleare” che, si suppone, ci sia stata, considerando le forti radiazione, i venti e le tempeste di fuoco ancora visibili e i gas reattivi ancora spinti verso l'alto che non ci permette di avvicinarci a quella che fu una Galassia, la Via Lattea che ospitava un Sistema Solare insieme ad almeno 200 miliardi di stelle, pianeti, migliaia di ammassi e nebulose………….


La benzina è esaurita in tutte le città.Tra qualche giorno sarà impossibile raggiungere il posto di lavoro x chi svolge la sua attività fuori dal comune dove vive. Domani verranno presi d'assalto supermercati in previsione degli esaurimenti delle derrate alimentari. Le aziende, già in ginocchio, si troveranno con la merce invenduta a causa del blocco della distribuzione, perderanno quote di mercato e saranno strangolate definitivamente da questi fermi. Molte imprese alzeranno definitivamente bandiera bianca licenziando. X chi ha famiglia e bimbi piccoli da sfamare sarà una tragedia. Gli anziani, ai quali nessuno pensa, sopratutto quelli soli senza figli e parenti, si troveranno a mal partito e faranno la fame. I prezzi saliranno alle stelle e non scenderanno +. L'economia subirà 1 colpo apoplettico,la recessione diventerà + profonda e il PIL subirà pesanti contraccolpi. I mercati ci puniranno duramente a causa della situazione di instabilità e di incertezza sulla governabilità del Paese. Questo perché la corporazione degli autotrasportatori, istigata dai sindacati manipolati dal porno-nano, richiede misure AD PERSONAM sul costo del gasolio e sulle tariffe autostradali. Vogliono prezzi agevolati x loro stessi, x la loro categoria. Dei cittadini se ne infischiano, anzi vengono utilizzati come scudi umani in questo gioco sporco dal sapore politico, del quale pagherà un prezzo salatissimo l'intero Paese, compresi coloro che ingenuamente stanno offrendo la loro solidarietà a questi ricattatori. Pretendere che una determinata categoria di cittadini, una sorta di cricca a questo punto, debba pagare appena 0,70 cent il carburante è chiaramente una proposta irricevibile, inattuabile che ha il fine di far cadere 1 governo, odioso e detestabile, per dare la benedizione all'avvento di 1 dittatura x ripristinare l'ordine. La deriva autoritaria che prenderà questa vicenda avrà come conseguenza l'avvento di 1 uomo forte...


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