Lettera aperta di un genitore: le vere ragioni dell'annullamento dei test a Medicina e Odontoiatria
BARI - Riportiamo la lettera aperta del genitore di una ragazzo che ha partecipato alla seconda prova del test per l'ammissione alla Facoltà di Medicina:
«Sono il genitore di uno studente che ha superato, al secondo tentativo, il test a medicina. Sono passate poche ore dal termine del “Graffio” e voglio esprimere, in questa notte insonne, un'angosciosa presa d'atto: che la “linea della fermezza” del Rettore si basa solo sul sospetto. Un sospetto ipotetico, improbabile e indimostrabile.
I fatti: il 4 ed il 5 settembre si svolgono le prove a Medicina ed Odontoiatria, in un clima di controlli e garanzie di trasparenza senza precedenti. Lo ha dichiarato il Rettore e l'hanno certificato tutti. Accade, però, che un gruppo di studenti, con un impressionante dispiegamento tecnologico ed organizzativo, tenta di truccare le prove. Ma, lì dove non arrivano i controlli interni, interviene un'indagine della magistratura, che, immediatamente, consegna al Rettore alcuni nomi, confermando ovviamente che essi tenderanno ad aumentare. In base a questa scontata dichiarazione di “diffusività”, il Rettore annulla le prove.
Promette, tuttavia, che, a fronte di elementi nuovi, egli revocherà il decreto. Ma non mantiene l'impegno. La magistratura, infatti, gli consegna il resto dei nomi degli indagati, ma alla richiesta del Rettore se si possano escludere ulteriori sviluppi, il Procuratore risponde, ancora ovviamente, di no. Come può egli escludere, infatti, che, negli interrogatori degli indagati, qualcuno dichiari di aver passato le risposte a qualcun altro? Resta, cioè, l'alea di un sospetto. Un sospetto, tuttavia, solo ipotetico. Improbabile, visto il contesto (una selezione da “mors tua vita mea”). Incredibile, poichè ognuna delle risposte esatte pare sia costata circa 500 euro agli indagati. E, comunque, indimostrabile: c'è un modo, infatti, per oggettivare un suggerimento?
Questo sospetto, tuttavia, basta al Rettore per confermare la sua decisione. Anzi egli alimenta il sospetto, sino a dire, come ha fatto in trasmissione, che basterebbe una risposta suggerita per avanzare di molti posti in graduatoria. Egli, così, mi spiace dirlo, scorrettamente e senza prove attribuisce una presunzione di colpa verso tutti gli onesti e ribalta la realtà delle cose: alla seconda prova, infatti, chi avrà la sfortuna di rispondere in modo errato solo ad una o due risposte, si vedrà scavalcato da chi era sotto di centinaia di posizioni.
Ma, soprattutto, è sufficiente una motivazione basata sul sospetto, per annullare una prova? Chiunque voglia essere intellettualmente onesto, risponde di no.
A questo punto del ragionamento, vorrei dare un'altra interpretazione alla decisione del Rettore.
Sin dall'inizio, una parte del mondo accademico ha ritenuto di poter utilizzare questa vicenda, per dare un segnale “esemplare” di moralistica fermezza: un'occasione imperdibile per assumere una decisione catartica delle vergogne del passato.
Qualche elemento a sostegno di questa chiave di interpretazione: tutti abbiamo letto, in questi giorni, la posizione delle associazioni studentesche, gli autorevoli interventi di accademici a sostegno di una “linea della fermezza” a prescindere dai diritti degli onesti e siamo stati testimoni di un progressivo riallineamento di un intero schieramento politico su questa posizione, puntellato da clamorosi voltafaccia e progressivi ammutinamenti di quanti, inizialmente, si erano schierati con gli onesti, compreso il Ministro Mussi.
Qualcuno potrebbe sostenere, machiavellicamente, che il fine (il riscatto dell'immagine dell'Università) giustifichi i mezzi. Io penso di no.
Io penso di no, quando di mezzo ci sono ragazzi in carne ed ossa che, al di sopra d'ogni infamante sospetto, hanno rispettato le regole ed hanno, magari con un po' di fortuna, meritato il risultato. Io penso ancora di no, poiché a decine di questi ragazzi sarà negato il futuro che hanno sognato. Io penso fortemente di no, perché l'immagine dell'Università ne sarebbe uscita rafforzata anche se avesse deciso di tutelare gli onesti, approvando la graduatoria ed escludendo i truffatori.
Ci saranno, in futuro, tante altre occasioni concrete per il Rettore, per dimostrare la sua volontà moralizzatrice. Ma non sulla pelle dei nostri ragazzi».
Ambrogio Aquilino, v. T. Storelli 6 Bari