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Le stragi del Saracen
15 giugno 2013

Nella luttuosa guerra navale del Mediterraneo, il sommergibile inglese che ha fatto più vittime tra i marittimi civili molfettesi è stato il Saracen. Solo a causa delle sue azioni belliche, sono morti ben sedici cittadini di Molfetta nelle acque del Mar Tirreno. All’epoca del suo impiego, il sottomarino era di recente costruzione: era stato varato il 16 febbraio 1942. Il Saracen era un battello da media crociera, appartenente alla classe S, con pennant number (numero di bandierina da segnalazione), cioè distintivo ottico P 247. Era lungo 65,9 metri e largo 7,16. Stazzava 814-872 tonnellate in emersione e 990 in immersione. I suoi motori sviluppavano una potenza di 1900/1330 HP, che garantivano una velocità di 14,75 nodi in superficie e di 8 nodi in immersione. Munito di 7 lanciasiluri, 6 anteriori e uno poppiero, poteva alloggiare fino a 13 siluri ed era armato con un cannone da 20 millimetri e tre mitragliatrici calibro 303. Il suo equipaggio arrivava a 48 uomini. Il 14 novembre 1942 il Saracen, agli ordini del lieutenant (tenente di vascello) Michael Geoffrey Rawson Lumby, aveva colpito con tre siluri il nuovo sommergibile italiano Granito, al comando del tenente di vascello Leo Sposito, che da Augusta stava dirigendosi verso la sua zona di agguato, affondando con l’intero equipaggio (48 uomini) al largo di Capo San Vito in Sicilia. Il 18 aprile 1943 nel porto di Livorno un battaglione dei granatieri di Sardegna e altri reparti destinati alla Corsica, occupata dall’esercito italiano, s’imbarcarono sul Francesco Crispi, un piroscafo passeggeri da 7600 tonnellate risalente al 1926, già della Citra (Compagnia Italiana Transatlantica), passato alla Società Anonima di Navigazione Lloyd Triestino, requisito dalla Regia Marina dal 2 gennaio al 17 dicembre 1941 e in séguito acquisito dal Ministero delle Comuni c a z ioni . Nel pomeriggio del 27 febbraio era sfuggito vicino al porto di Bastia a l l ’ a t t a c c o del sottomarino inglese Torbay. Il 19 aprile 1943 un convoglio composto dal Crispi, dalla motonave da trasporto e da carico Rossini, dalla vecchia torpediniera Giuseppe La Masa, da una nave ausiliaria armata e da una nave ospedale, in viaggio tra Livorno e Bastia col supporto di un idrovolante da ricognizione, fu intercettato dal Saracen a circa 18 miglia nautiche a ovest dell’isola d’Elba presso Punta Nera. Alle ore 14:32 tre siluri del Saracen colpirono rovinosamente il Crispi, che affondò in sedici minuti col suo carico di oltre 1300 persone, tra militari e uomini d’equipaggio. Su 943 morti e dispersi, perirono 534 granatieri, diversi artiglieri, genieri e militari di altri corpi e parecchi uomini della nave, fra cui tre molfettesi. Erano l’operaio marittimo Francesco Gadaleta di Corrado e Giustina De Gioia, di 37 anni; l’ingrassatore Mauro La Forgia di Mauro ed Elena Sasso, di 42 anni, e il “giovanotto” Michele Modugno di Corrado e Prudenza Piccininni, di 40 anni. Si salvarono in mare soltanto 88 persone, soccorse dopo circa 12 ore dalla nave ausiliaria e da alcuni pescherecci. Il capitano di lungo corso Michele Anzillotti di Trieste, tratto in salvo, morirà in séguito per malattia dipendente dal naufragio. Continuando i suoi agguati nell’alto Tirreno, il Saracen nella notte sul 22 aprile 1943 individuò il piroscafo da carico Tagliamento da 5448 tonnellate, costruito nel 1922 e appartenente alla Società Anonima di Navigazione Lloyd Triestino. Era carico di munizioni, che trasportava da Livorno all’isola della Maddalena. Verso le ore 2:00, a circa 35 miglia nautiche a sud dell’isola di Pianosa, il mercantile fu silurato dal Saracen e, per lo scoppio delle munizioni stivate a bordo, affondò con grande rapidità. Non si salvò nessuno. Tra i morti, oltre al capitano di lungo corso Giulio Giorgeri di Zara, vi furono cinque molfettesi. Erano i fuochisti Leonardo Binetti di Francesco ed Elisabetta Minervini, di 46 anni, e Cosmo Magarelli, di Angelo ed Elena Del Rosso, di 28 anni; il marinaio Pantaleo Morolla di Benedetto e Isabella Abbattista, di 42 anni; il carbonaio Gianmaria Minervini di Mauro e Maria Giancaspro, di 29 anni, e il marinaio Alfredo Savinelli di 32 anni. Un nuovo agguato fu portato a segno dal comandante Rawson Lumby nel Canale di Corsica, tra il Mar Ligure e il Mar Tirreno. Nella mattina del 6 luglio 1943 il Saracen avvistò il piroscafo da carico Tripoli da 1166 tonnellate, costruito nel 1922 e tenuto in gestione dalla Società Anonima Cooperativa di Navigazione Garibaldi con sede a Genova. Ufficialmente il mercantile non era stato requisito dalla Regia Marina, né era iscritto nel ruolo del naviglio ausiliario dello Stato. Il piroscafo era in viaggio tra Portoferraio e Bastia al comando del capitano Cosulich. Verso le ore 9:00, a circa 15 miglia marine a sud dell’isola di Capraia, il sommergibile inglese sganciò tre siluri. Due colpirono il bersaglio gravemente e il mercantile s’inabissò. Tra le vittime dell’affondamento vi furono ben otto molfettesi: il marinaio Vincenzo Amore di Giuseppe e Francesca La Mastra, di 37 anni (suo fratello Michele era morto nel mare tunisino per l’affondamento del Minerva il 3 dicembre 1942); il capitano di lungo corso Antonio Belmondo di Anna Belmondo, di 29 anni; il marinaio Felice Centrone di Francesco e Mariantonia De Stena, di 59 anni; il fuochista Salvatore Facchini di Cosmo e Cesarea Mastropierro, di 39 anni; il carbonaio Giovanni Gadaleta di Ignazio e Isabella Spezzacatena, di 45 anni; l’operaio marittimo Lorenzo Gadaleta di Marcantonio e Giovanna Pappagallo, di 27 anni; il fuochista Vincenzo Magrone di Michele e Lucrezia Belgiovine, di 40 anni, e il marinaio Francesco Sgherza di Gennaro e Isabella Scognamillo, di 31 anni. Sulle tracce del Saracen e di altri sottomarini inglesi si lanciarono le corvette Danaide e Cormorano, che effettuarono ricerche antisommergibile nell’area tra la Corsica e l’Isola di Montecristo. Alle 5:54 del 10 luglio 1943, a 15 miglia nautiche da Bastia, la Danaide rilevò col sonar un sommergibile (era il Saracen) e lanciò un grappolo di bombe di profondità. Ma poi sospese l’attacco sia perché il comandante non era certo che fosse un battello nemico, sia perché poco dopo, le corvette Cormorano e Danaide vennero assalite da aerei avversari. In realtà l’individuazione era valida: da bordo del Saracen la Danaide fu vista avvicinarsi e il suo attacco evitato parzialmente con una manovra di emergenza. Seriamente danneggiato, il sommergibile inglese si posò a 150 metri di profondità, ma non subì altri attacchi. L’11 luglio, dopo una riparazione sommaria, il Saracen riprese la crociera silurando e affondando a circa 25 miglia nautiche ad est della Corsica il piroscafo tedesco Tell di 1349 tonnellate, costruito nel 1938. Subì però ulteriori danni a causa del contrattacco delle unità di scorta, tanto che fu costretto a ritirarsi, riparare i danni e far rientro ad Algeri. Ritornato in zona il mese successivo, la mattina del 14 agosto 1943 il sottomarino britannico fu intercettato a nord-est di Bastia dalle corvette cacciasommergibili Minerva ed Euterpe, che, lanciando bombe di profondità, costrinsero all’emersione il Saracen. Il lieutenant Rawson Lumby si arrese con i suoi sottoposti al comandante della Minerva. Il sommergibile inglese fu autoaffondato e gli uomini dell’equipaggio, tranne quattro morti, furono tratti in salvo e condotti prigionieri in Lazio.

Autore: Marco I. de Santis
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