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Le processioni della settimana santa a Molfetta e la storia di una comunità
13 aprile 2017

MOLFETTA - Il borgo di Molfetta, a partire da oggi pomeriggio, è luogo di incontro. Le marce funebri di fronte alla chiesa di Santo Stefano, i sepolcri a Santo Stefano, alla Cattedrale e al Purgatorio, le file lunghe, i confratelli già pronti. Sì, perché l’uscita dei Misteri è alle 3.30 di questa notte, il Cristo Morto esce alle 4 (Nella foto di Mauro Germinario).

Ma non è solo il borgo ad essere investito da questo clima di condivisione, da un sentire comune che colora di un significato diverso le cose, le strade, gli incontri. Ad esserne avvolta è l’intera città, che nella notte si raccoglie di fronte a Santo Stefano per assistere all’uscita.

Le processioni della settimana santa, insomma, ci fanno sentire parte di una comunità, ci dischiudono una rete di significati, gesti, tradizioni, che costituisce l’orizzonte storico in cui ci siamo formati. Le tradizioni pasquali, pur cariche di fede e devozione religiosa, ci consentono di assumere l’immanenza della verità, la sua esposizione ad un orizzonte di senso dai caratteri storici, mai assoluti. Ce ne accorgiamo rivivendo riti e tradizioni che, in questi giorni, ci permettono di ritrovarci coi nostri cari, che durante l’anno sono in giro per il mondo, e che in questi giorni ci accompagnano ai sepolcri, a mangiare il pizzarello, e poi dietro la banda etc.

Insomma, assumendo il portato del bagaglio storico che fa la stoffa della nostra identità, comprendiamo innanzitutto che non siamo uno sguardo isolato e assoluto sul mondo, ma siamo frutto dell’incontro con gli altri, della condivisione, dell’eredità del passato. E dietro questa assunzione c’è anche la possibilità del suo superamento: solo comprendendo che il nostro punto di vista è tutt’altro che lo sguardo di Dio, ma è il risultato di una certa eredità storica e della convivenza in una certa comunità, possiamo aprirci all’alterità e alle differenze.

Le processioni pasquali, allora, sono il luogo dell’incontro, della storia, che ci apre agli infiniti mondi con cui la nostra comunità si è confrontata e contaminata. Recuperare la storicità della nostra identità significa demolire i pregiudizi e aprirsi alla bellezza delle differenze, delle tante storie che si intrecciano nel mondo, la cui varietà è sinonimo non di corruzione e di impurità, ma di ricchezza e libertà.

© Riproduzione riservata

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Autore: Giacomo Pisani
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