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Le “pagliacciate” del centrodestra a Molfetta in campagna elettorale: dall'impianto di compostaggio all'asfalto totale Le ridicole promesse del candidato sindaco del Pdl, Ninnì Camporeale, e la realtà di un disastro gestionale che si vuole camuffare
30 aprile 2013

MOLFETTA - Oramai siamo a chi la spara più grossa a Molfetta. Dall’impianto di videosorveglianza al “ponte di legno” intorno al centro antico (ovvero le ultime bufale elettorali dell’ologramma azzoliniano) e tanto altro ancora. Non poteva mancare l’impianto di compostaggio (foto) che resuscita praticamente ogni anno ad ogni campagna elettorale, e collassa appena dopo l’ultimo comizio. E chi ci crede più?
Insomma, “la storia infinita” dell’impianto di compostaggio, lasciato in uno stato di degrado assoluto, come Quindici, unico giornale, ha avuto più volte avuto modo di mostrare attraverso i sui reportage (guarda il video nella web tv sull’impianto), serve solo per fare baccano elettorale e nulla più. Non sono più promesse, ma pagliacciate. Promesse già fatte in tutte le campagne elettorali dal 2006 in poi da parte del centrodestra in vena di bufale più che mai, soprattutto in quest’ultima campagna.
Ecco perché fanno ridere (o forse piangere) le affermazioni del candidato del centrodestra Nicola Camporeale, telecomandato dall'ex sindaco Antonio Azzollini, perfino nei comunicati stampa stile burlesque.
 
Paura di perdere? Probabilmente. Basti pensare, per esempio, giusto per dirne un’altra, al Piano Strade che si sta espandendo su tutta la città, in ultimo anche sul borgo proprio da ieri sera, un palcoscenico montato ad arte, mentre la gente era ancora a passeggio, ad uso e consumo sfacciatamente elettorale e questa, è l'ennesima dimostrazione di come comandano sempre loro dagli uffici comunali, con buona pace del commissario "chi l'ha visto", che non sembra avvedersi di nulla.
Coincidenza? Il tutto segue la politica dell’abbaglio. Mezzucci di quarta categoria di una classe politica da quattro soldi, capace di vincere solo con la compravendita del voto e con gli abbagli, le ubriacature di massa e le promesse dei fichi secchi che alimentano altre promesse su inesistenti decine di posti di lavoro nel caso dell’impianto di compostaggio. Siamo al ridicolo. Ci vuole naso, anzi fegato, per ritornare a sparare l’ennesima panzana su un impianto che nella migliore delle ipotesi, così come si presenta oggi, in uno stato di degrado assoluto, vandalizzato all'ennesima potenza, è da abbattere.
 
La campagna elettorale risveglia qualcuno che per tanto tempo è stato in "tutt'altre faccende affacendato". L’ologramma azzoliniano, che parla a vanvera, in vena di bufale astronomiche, di raccolta porta a porta, non spiega, per esempio, con quanti presidenti la vorrebbe fare questa raccolta, visto che hanno cambiato un presidente ogni anno, all'ASM, negli ultimi cinque anni. Forse per la prossima gestione dell'ASM, se vincesse il centrodestra, non basterà, per l'elenco dei Presidenti da decapitare, tutta la lista del PDL. E poi c’è sempre l’annosa questione relativa al ciclo di rifiuti e alla lavorazione delle raccolte differenziate: ancora oggi non si comprende come una delle prime piattaforme d’Italia nello stoccaggio e prima lavorazione dei rifiuti (quella della zona industriale, presso la sede ASM), produca per Molfetta solo debiti. Colpa solo dei “salumieri” o di presunti “illeciti” arricchimenti?
 
Ricordiamo velocemente le dimissioni continue dei presidenti dell’Asm (Nappi, Mancini, Mezzina), il corrispettivo dato dal Comune all’Asm insufficiente a coprire gli aumenti dei costi di gestione e di smaltimento, l’impoverimento dell’azienda chiamata a sanare i disavanzi con mezzi propri, le difficoltà di liquidità per le spese correnti e il pagamento dei fornitori. Una situazione che pregiudica investimenti per il futuro, assunzioni e passaggi di livello nonché la qualità dello spazzamento con una diminuzione di addetti a fronte dell’espansione urbana della città, con un trattamento di inaccettabile disuguaglianza tra quartieri centrali e quartieri periferici.
In questi 12 anni mai si è messo mano a provvedimenti per potenziare la riduzione della produzione di rifiuti da parte dei cittadini, delle aziende, dei centri di distribuzione, commercializzazione e di ristorazione né per introdurre sistemi di tassazione a tariffa variabile in cui chi differenzia di più paga meno tasse sui rifiuti.
Un’altra direttrice di sviluppo dell’azienda avrebbe potuto essere quella dell’energia ma anche da quest’orecchio in questi anni l’Amministrazione comunale non ci ha sentito (evidentemente era meglio lasciare tutto ai privati).
Un’Amministrazione comunale seria ha il dovere di rilanciare l’Asm come azienda pubblica capace non solo di curare i servizi di base e tradizionali, ma di produrre utili a vantaggio della collettività sia in termini ambientali che occupazionali, il tutto nella direzione indicata dalla vittoria dei Sì nel referendum contro la privatizzazione dei servizi pubblici locali.
 
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