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Le nuove povertà nella bufera economico-finanziaria
15 aprile 2009

Con la bufera economico-finanziaria è esploso il triste problema delle “nuove povertà” e le politiche sociali si sono rivelate insufficienti. Come rispondere ai bisogni dell’uomo postmoderno in un clima socio-economico marcato dal pessimismo? Come interpretare la stagnazione europea? Come concepire le povertà emergenti e le attuali politiche sociali? Un quadro informativo è stato offerto dalla Settimana Sociale “Quanti pani avete (Mc 8,1-10)”, pianificata dall’Azione Cattolica San Pio X ed articolata in tre incontri- dibattiti: “Le nuove povertà”, “Le politiche sociali a Molfetta” e “Le politiche cittadine della Caritas a Molfetta”. Punto di partenza è stato il testo “Geopolitica e nuove povertà”, scritto da Michele Monno (imprenditore dell’editoria ed assessore al Comune di Bari), in collaborazione con Danilo Quinto (giornalista dell’Osservatore Romano, dell’Agenzia FIDES e della Gazzetta del Mezzogiorno), di cui si sono dibattuti i capp. IV-VII, relativi alla sopravvivenza e al disagio sociale: i dati Eurispes evidenziano come «circa 20 milioni di lavoratori italiani siano sottopagati, i cosiddetti working pours che per integrare il basso salario svolgono un secondo lavoro a nero» ed in Puglia il 25,2% della popolazione vive in condizioni di povertà relativa (anziani senza reddito, disoccupati sotto i 45 anni, disabili, ecc). Secondo Danny Leipziger, vicepresidente della Banca Mondiale, con i Paesi industrializzati impegnati nella risoluzione dei loro problemi si rischia la diminuzione degli aiuti economici ai Paesi poveri, dove gli individui che vivono sotto la soglia di povertà saranno 150 milioni in più. Intanto, il Fondo Monetario Internazionale avverte che nel 2009 il Pil mondiale potrebbe scendere sotto lo zero dopo ben 60 anni e, in base alle affermazioni di Dominique Strauss-Kahn, direttore generale, non ci saranno segni di ripresa prima del 2010. La chiave di volta di questa Settimana sociale è stata la tavola rotonda coordinata dal giornalista della Gazzetta del Mezzogiorno e direttore di Quindici, Felice de Sanctis, in cui Nino Caputi (direttore alla socialità del Comune di Molfetta) e Claudio Natale (rappresentante dell’Area Socioassistenziale della Puglia) hanno disquisito delle politiche sociali comunali e regionali. Ne è emerso un quadro tanto dinamico, quanto misconosciuto, a causa della lacunosa o assente informazione pubblica e di un mutismo amministrativo quanto mai ingiustificato. All’indomani del decreto legge 616/1970, che affidava la politica sociale agli enti comunali, a Molfetta si sono istituiti il servizio civico per il minore e per l’anziano, ovvero il Centro Polivalente per Anziani e per Disabili, il servizio “Anziani mai più soli” (per gli anziani che mancano dell’autosufficienza), il Centro per minori “Le radici e le ali” nella città vecchia (con lo scopo di strappare i più giovani alla microcriminalità), cui si abbinano le convezioni con tre associazioni di volontariato (don Grittani, Auser e Templari) per una completa ed omogenea fruizione sociale. Le leggi 328/2000 e 17-19/2000 hanno razionalizzato questi servizi sociali, attraverso una più attenta erogazione di contributi economici, una maggiore sensibilizzazione, il servizio di sostegno scolastico del SER ed un potenziamento dell’affido familiare. Il Comune di Molfetta è anche dotato di un Segretariato sociale (ufficio dedito ai problemi del cittadino), un servizio di pronto intervento, un Centro multiculturale per le famiglie (per favorire l’associazionismo tra nuclei italiani e stranieri, quali albanesi, rumeni, bulgari) e un centro informativo per gli immigrati “Uniforma mondo”. Inoltre, si sta operando un monitoraggio per la tossicodipendenza e per l’alcolismo e il protocollo di intesa con l’Asl permette di fornire servizio civico a dieci famiglie con un individuo malato mentale. L’assistenza ai disabili si estende anche nelle scuole (ben 30 operatori del SER e della Misericordia sono educatori di supporto ed ausilio didattico per il sostegno) e si erogano fondi per la prima dote e per le cure agli anziani. Questa programmazione comunale si integra con quella regionale e l’assessore Claudio Natale ha marcato l’importanza «nelle nuove politiche sociali delle nuove povertà, che investono il ceto medio, le famiglie numerose, i giovani, i disabili, gli anziani, le donne che subiscono ancora lo sfruttamento lavorativo, ed il precariato». Dal 2006 in Puglia si è avviata la “Disciplina integrata di servizi sociali per la dignità ed il benessere delle donne e degli uomini di Puglia”, che promuove l’uguaglianza e la solidarietà nel lavoro, soprattutto per le donne, bisognose di conciliare famiglia, educazione dei figli e lavoro, affiancata alla composizione delle Banche del Tempo (piani territoriali di orari e tempi di lavoro femminili), per risistemare gli orari dei servizi pubblici e favorire la conciliazione di cui pocanzi si parlava. Il dott. Natale ha elencato alcuni progetti regionali quali il “Programma Sex-B” (acquisto di strumenti informatici per i disabili), i piani di azione “Diritti in Rete” (centri in cui internet diviene la fonte aggregazione e crescita per i disabili) e “Famiglia al futuro” (per il potenziamento dell’offerta per gli asili nido) e l’ “Osservatorio regionale delle politiche sociali”, che usufruisce delle concertazioni territoriali per assumere proposte e dati ed elaborare piani sociali. Non mancano problematiche aperte, tra cui la mancanza di infrastrutture per i disabili, per la salute mentale ed per i ragazzi, oltre alla frammentarietà delle politiche di intervento. È necessario scegliere in materia sociale: l’adesione ad un paradigma repressivo o l’inclusione (conoscenza e promozione, solidarietà e associazionismo), una legislazione basata sul pietismo e un assistenzialismo effimero o l’intervento concreto per sostenere l’autonomia e le libertà di ciascuno. Infine, l’azione sociale della Caritas, «non un organo di erogazione contributi, né mero assistenzialismo, ma l’ente giuridico della Chiesa con il compito precipuo di creare una rete di solidarietà intorno alla povertà» (prof. Mimmo Pisani, ndr), come dimostrano la “Casa di Accoglienza” e la “Casa per il recupero dei tossicodipendenti”, fondate da don Tonino Bello. Vero motore della Caritas diocesana sono le politiche delle Caritas parrocchiali, che agiscono secondo le necessità del territorio in cui operano. Tuttavia, se proliferano le associazioni di volontariato settoriale, diminuisce il numero dei volontari e si deteriora il dialogo con le istituzioni cittadine: «l’amore è il modo di rispondere ai bisogni della gente, ma aiutare il povero non vuol dire elargire un semplice contributo economico - ha marcato il prof. Pisani - né bisogna pensare che la Chiesa sia una Croce Rossa cui delegare problematiche di competenza amministrativa». Alcuni dei dati forniti dal prof. Pisani sono davvero critici: il 69% di coloro che si rivolgono alla Caritas sono donne tra i 34 ed i 44 anni, il 63,8% italiane, il 35,9% sono donne rumene, bulgare e marocchine, irregolari o clandestine; il 58% sono uomini che hanno famiglia, ma vivono in un grave stato di disagio economico a cau-soddisfacimento dei bisogni primari, come pagare le bollette, mangiare e trovare un lavoro, ma anche uscire dalla solitudine e relazionarsi col mondo. La maggiore utenza è composta di famiglie con più di 2 figli e almeno un anziano a carico, con bassa istruzione e con basse possibilità di inserimento lavorativo. A Molfetta occorre maggiore onestà ed impegno, collaborazione tra le realtà giuridiche, potenziare gli aspetti comunicativi, conoscere i modi ed i punti di intervento, non portare avanti semplicistiche campagne pubblicitarie. Lo sviluppo di una comunità è determinato dall’aiuto sociale e dall’integrazione economica, evitando lamentazioni, assistenzialismi e vuoti solidarismi. È necessario formare una nuova classe dirigente che concepisca la politica come una forma di ascolto del cittadino: i politici di oggi sono privi dei corretti strumenti culturali e presentano un grave gap culturale, ragione di corruzione, clientelarismo e relativismo etico, di disinformazione o totale assenza di informazione, di mancanza di investimenti nelle innovazioni tecnologiche e nella scuola e ignoranza del significato della nozione di servizio, completa dedizione all’utenza.

Autore: Marcello la Forgia
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