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Le fonderie a Molfetta (Parte I) Appunti di storia
15 settembre 2024

Nella storia industriale di Molfetta, le fonderie per circa un secolo hanno rappresentato una importante branca dell’arte meccanica in genere. La presente ricerca con i suoi limiti (data la scarsa documentazione storica locale) si prefigge lo scopo di portare a conoscenza le vicende di ciascuna fonderia. L’arte fusoria a Molfetta risale al XVI sec., quando Gian Giacomo Salepico e Paolo la Forgia fusero alcune colubrine per conto dell’Università1. Spesso nelle chiese di Molfetta si rompeva qualche campana e occorreva sostituirla. Nel 1791 don Vitangelo Nisio, Parroco della Parrocchia di S. Stefano, ordinò a Santolo Lionetti di Cassano e a Salvatore Riparelli di Monte S. Angelo di fondere una nuova campana pesante 5 cantara per 400 ducati. La campana fu fusa nel cortile della chiesa della Madonna dei Martiri; il Parroco dette loro l’alloggio. Vent’anni dopo, siamo nel 1801, il Capitolo Cattedrale di Molfetta contrattò con Saverio Oliva di Vignola in Basilicata la fusione di una campana di 6 cantara a 25 ducati il cantaro, e di una campanella di mezzo cantaro, dando una campana rotta di 4 cantara. Le campane furono fuse nel cortile della chiesa della Madonna dei Martiri; il Capitolo fornì 3 traini di legna e di frasche più la camera per dormire2. FONDERIA DI LORENZO RIGOTTI E’ la prima fonderia sorta a Molfetta nel 1890 circa; la sua sede era accanto allo stabilimento di Fontana-Minutillo e C. (poi Ardito) sulla via per Giovinazzo. Lorenzo Rigotti fu Carlo e Margherita Pastelli era originario di Torino e di professione era macchinista. Si sposò nel 1884 con Maria Girolama Spagnoletti; rimasto vedovo, nel 1892 si risposò con Maria, sorella della defunta. Il Rigotti eseguiva varie fusioni di ghisa: tubi di ghisa, targhe numerate per le tombe al Cimitero, graticole stradali per conto del Comune di Molfetta; mise su anche un’officina dove si avvaleva dell’opera di 10 operai. L’opificio è riportato nel volume Sulle Condizioni della Marina Mercantile Italiana del 1892 e 1893; infatti, il 17 novembre 1892 alle ore 7 a 4 miglia a nord di Molfetta il pf. austriaco Arrigo investiva il pf. austriaco Stefanie. Quest’ultimo colò a picco, mentre l’Arrigo ormeggiò a Molfetta. Avendo bisogno di varie riparazioni alle macchine, ricorse alla fonderia e officina del Rigotti. Ignoriamo quando la fonderia fu dismessa3. FONDERIA DI PAOLO E FRANCESCO PAOLO BINETTI La fonderia di Paolo Binetti fu impiantata nel 1887. Era situata in Via Galileo Galilei e sull’area della futura strada Via L. Settembrini. L’opificio è riportato come fonderia nel volume Sulle Condizioni della Marina Mercantile Italiana del 1887. Nel 1888 costruì l’inferriata in ghisa intorno al piano rilevato in Piazza Margherita di Savoia. Nel 1891 fornì dei sedili di ghisa e alcune colonne di ghisa per i fanali alla Villa Comunale. Produceva anche le graticole per lo scarico dei pozzetti dell’acqua piovana. Aveva anche un forno fusorio per il rame che usava per fondere i pani rotondi di rame per i mastri ramai4. Negli anni seguenti impiantò anche un panificio, smesso negli anni ’60 circa del secolo scorso. Fonderia di Corrado Binetti La fonderia di Corrado Binetti e Fratelli era situata su Corso Fornari n. 3 ed era attiva dal 1905. Fuse alcune bitte a fungo cilindriche per il Porto di Molfetta, come si evidenzia dal logo impresso5. FONDERIA DI PIGNA POI CINQUEGRANA La fonderia di Nicola Pigna aveva sede in Via G. Mameli (ex Vico VI Madonna dei Martiri) angolo con Via Medici. Fu attiva dal 1893 al 1938. L’opificio è riportato come fonderia nel volume Sulle Condizioni della Marina Mercantile Italiana del 1882-1883. Nel 1892 per il pf. austriaco Arrigo fuse gli occhi di cubia (vedi fonderia di Rigotti). Altri lavori furono eseguiti nel 1893 come la fusione dei sedili di ghisa e di alcune colonne sormontate da tre fanali per la Villa Comunale; nel 1912 la fornitura di due colonne di ghisa per la cassa armonica (ora demolita) sempre nella Villa Comunale e la fornitura nel 1932 di 30 chiusini. Molti di questi si osservano ancora oggi lungo le strade di Molfetta. Nel 1927 fuse le sei colonne di ghisa per i tre cancelli d’ingresso al Cimitero. Nicola Pigna (nato nel 1871) originario di Napoli, figlio di ignoti, adottò il cognome Cinquegrani quando si mise in società con Cinquegrani Francesco di Giovanni che di mestiere era fonditore. Il Cinquegrana dal 1946 al 1949 si associò con l’officina di Gaetano Camporeale e C. con sede su Via S. Francesco d’Assisi, 756. Continua
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Note: 1 F. Samarelli, Gli artefici delle colubrine a Molfetta, in La Gazzetta del Lunedì del 5-10-1931. Archivio Comunale Molfetta (=ACM), categoria (=cat) 6, vol. 5. 2 Archivio Stato Bari (=ASB), Sezione di Trani, notaio Corrado Pastore, vol. 1268, atto del 1-1-1791; notaio Donato de Gaudio, vol. 933, atto del 8-2-1801. 3 Parrocchia S. Corrado, Matrimoni 1884-1892, Sulle Condizione della Marina Mercantile Italiana, Anno 1892-1893. 4 ACM, cat. 4, vol. 7; vol. 90. 5 C. Pappagallo, Le bitte di ormeggio, in Molfetta Nostra, 2005, n. 5. 6 C. Pappagallo, Molfetta sotto i piedi, in Quindici, 2012, n. 11. ACM. cat. 4, vol.116, vol. 155; cat. 17, vol. 328. ASB, Fondo Associazioni Industriali della Provincia di Bari, Ditte Cessate.

Autore: Corrado Pappagallo
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