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Le fonderie a Molfetta – Parte II Appunti di storia
15 ottobre 2024

Nel 1900 Francesco Paolo Sallustio acquistò un fondo su Via Giovinazzo (ora Via Ten. Fiorini, 44) dove impiantò un’officina e annessa piccola fonderia. Fu poi rilevata dai figli Vincenzo, Giovanni Battista e Mauro Luigi. Avendo lavorato dal 1959 a 1961 presso questa officina, ricordo che nel locale fonderia c’erano vari modelli in legno di diverse forme di bitte. Più numerose sono le bitte realizzate dalla Ditta Fratelli Sallustio tra il 1932 e il 1947. Di diverse fogge sono i loghi impressi. Tutte quelle fuse durante il periodo fascista (1922- 1943) portano lo stemma del Fascio e l’anno indicante l’Era fascista in cifre romane. Le altre riportano semplicemente: COSTRUZIONI MECCANICHE DITTA F.LLI SALLUSTIO MOLFETTA. Cessò l’attività nel 1961. FONDERIA DI G. DE GENNARO La fonderia di G. de Gennaro e C. fu impiantata negli anni Cinquanta del secolo scorso nella zona compresa tra Via S. Francesco d’Assisi, Via Caduti sul Mare e Via S. Fontana, all’incirca alle spalle di quello che una volta era il deposito e vendita di legnami di Giovanni e Corrado de Biase messo su Via S. Francesco d’Assisi. Con la dismissione del deposito dei legnami, nel 1953 la fonderia fu poi trasferita a Terlizzi. Molti chiusini con il logo della fonderia sono collocati in diverse strade di Molfetta; furono forniti all’Acquedotto Pugliese in tempi diversi. FONDERIA DI ANTONIO SALLUSTIO Antonio Sallustio (1907-1980) negli anni Trenta del secolo scorso aprì una officina prima in Via Tenente Fiorini, poi traslocò in Via S. Francesco d’Assisi. Nel 1938 rilevò gli impianti dell’officina e della fonderia di Pigna Nicola Cinquegrani, situata in via G. Mameli, 28. Fu in attività fino al 1941. Lungo le strade di Molfetta sono disseminati chiusini con il logo della fonderia forniti a suo tempo sia all’Acquedotto Pugliese sia per il servizio della Fognatura. Risale al 1938 una sua bitta rintracciata sullo scalo di alaggio recante l’intestazione: ANTONIO SALLUSTIO – A. XVI – FONDERIA GHISA E BRONZO MOLFETTA. FONDERIA DEI FRATELLI PICCININNI La fonderia dei fratelli Vito e Leonardo Piccininni fu impiantata nel 1952 e terminò l’attività nel 1980. La prima sede era nei pressi della chiesa di S. Giuseppe, poi si trasferì a Via Carlo Pisacane dietro le Suore Alcantarine dove una volta si diceva “al fosso”. Quando su quest’area incominciarono a costruire dei fabbricati, si trasferì sulla S. S. 16 verso Bisceglie, angolo con la strada rurale Lago Tammone. Oltre ai chiusini stradali produceva le fornacelle di ghisa per cuocere con i carboni. FONDERIA DI PIETRO E MARASCO Prima della Seconda Guerra Mondiale, sulla strada della Madonna della rosa accanto all’Oleificio dell’Italia Meridionale di Gambardella, il napoletano Carlo Bleve (1875-1944) impiantò una fonderia. Alla sua morte la vedova Madia Luigia Danese con una scrittura privata costituì una società con i fratelli Giuseppe e Pasquale di Pietro, che già da ragazzi lavoravano nella stessa fonderia. Sul finire dello stesso anno Filomena Marasco, nipote del Bleve e della vedova Danese acquisì tutte le quote societarie e la fonderia assunse la denominazione sociale “Fratelli di Pietro & Marasco – Fonderia Ghisa e Bronzo. La nuova sede fu accanto al cementificio de Gennaro e Girolimini. La fonderia produceva i verricelli salpareti, le testate, le camicie e i pistoni di svariate ditte di motori marini, alcune bitte a fungo al Porto di Molfetta, le doppie bitte piccole per i motopesca, le ralle dei cuscinetti di bronzo, pompe diverse, le eliche dei motopesca, ecc. La società cessò nel 1973 e da allora divenne dei soli fratelli de Pietro che continuarono l’attività fino al 1980 circa. FONDERIA DI GIUSEPPE PALBERTI Giuseppe Palberti (1921-1997), con alcuni suoi fratelli e con tale de Virgi-lio, nel 1955 circa mise su una fonderia tra Via Pietro Colletta e l’antica strada rurale Paradiso, dove una volta c’erano diverse suppigne utilizzate per depositi e da attività artigianali. Si trasferì poi nell’ex corderia de Fazio (circa vent’anni fa stava il negozio e magazzino della ditta Abbattista di materiale edilizio). Nel 1961 il Palberti incrementò l’attività trasferendosi su un terreno compreso tra il viale del Cimitero e quella che una volta era l’antica strada rurale di Fondo Favale. Produceva chiusini stradali, tubi di ghisa semplici e smaltati, materiali igienico sanitari, acciaio porcellanato; Pal. Bertig era il marchio di fabbrica. Cessò l’attività intorno al 2008. A chiusura di questa ricerca è doveroso ricordare un abile maestro falegname tale Vito Panunzio (m. nel 1956), che si era specializzato a costruire i vari pezzi dei modelli in legno di macchine e altro, da servire poi alla formazione della forma fusoria definitiva, prima della fusione. Nel 1927, Vito Panunzio, modellista, fece il modello delle colonne di ghisa per il cancello centrale al Cimitero. La fonderia Cinquegrani fuse poi le 6 colonne. 2. Fine. La puntata precedente è stata pubblicata su Quindici del 2024, n. 9. ———— Bibliografia: ASB, Fondo Associazioni Industriali della Provincia di Bari, Ditte Cessate.; C. Pappagallo, Le bitte di ormeggio, in Molfetta Nostra, 2005, n. 5. Idem, Molfetta sotto i piedi, in Quindici, 2012, n. 11. Archivio Comunale Molfetta, Categoria 4, vol. 116. Nota relativa solo per la fonderia Di Pietro e Marasco: Archivio Notarile Distrettuale Trani, notaio Nicolò Fontana, atti del 27-7-1944 e del 9-12-1944. © Riproduzione riservata

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