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Le colpe di Renzi nella caduta di Marino a Roma e un parallelo con Molfetta nel 1968
L'ex sindaco di Roma, Ignazio Marino
16 aprile 2019

Caro Direttore,
quanti danni ha provocato Matteo Renzi al partito e al Paese? L’assoluzione in Cassazione del Sindaco di Roma Ignazio Marino, riportano a galla i tanti errori, gli atteggiamenti fuori posto e le assurde prese di posizioni del segretario del Pd.

Bisogna domandarci perché il Pd non ha mai voluto aprire un dibattito, interno al partito, per arrivare a capire gli insuccessi, le divisioni, la perdita di consensi e arrivare ai responsabili. Far cadere Ignazio Marino da sindaco di Roma, fu un grandissimo errore, una vergogna ed una brutta pagina del Pd. Costringere poi, ben 19 consiglieri comunali a dimettersi e per maggior sicurezza, portarli in uno studio notarile per confermare la loro volontà, è un delitto.

Tutto questo perché, Marino, sicuramente non era un renziano doc. Oltre tutto, il risultato di tutto questo, fu quello di consegnare la città di Roma ai 5 Stelle e alla sindaca Virginia Raggi che, non credo governi la città meglio di Marino.

Caro Direttore, le dimissioni dei 19 consiglieri di Roma mi portano a parlare della situazione politica italiana tra il 1968 e il 1970 e quello che successe nel Consiglio comunale di Molfetta.

In quella epoca, il centro sinistra a livello nazionale, entrò in crisi. Si ebbero due governi monocolore, quello di Giovanni Leone, (24-6-68) e quello di Mariano Rumor del (5-6-69). Il clima politico nazionale si riverbera e nelle Province e nei Comuni. (Le Regioni nascono nel 1970). Molfetta fu toccata da questo clima, determinando la fine della giunta di centro sinistra, retta dal Sindaco Martire Boffoli (Dc), che si dimette (febbraio 68). Il 21 marzo nasce una giunta monocolore Dc, con l’appoggio esterno del P.L.I. retta dal Sindaco Donato De Palma. La giunta durò meno di un anno, con le dimissioni del Sindaco (26-1-69).

Il Consiglio comunale, nella riunione del 6-2-69, approvava un o.d.g. che chiedeva le dimissioni di tutti i consiglieri. Arrivò subito, da parte del nostro segretario della sezione del PSI, la richiesta di dimissioni. Tre di noi non vollero dimettersi; parlo di Giovanni De Gennaro, Carmine Spadavecchia e il sottoscritto. Il 50% de gruppo! Fummo espulsi dal partito, ma subito facemmo ricorso ai probiviri. Il consesso era retto dal giudice Guido Martuscelli, uomo probo ed onesto che, così sentenziò: “I consiglieri vengono eletti dal popolo, il segretario del partito non ha poteri per imporre le dimissioni.”

Ho voluto ricordare questa vicenda locale, per poterla confrontare, con i 19 consiglieri del Pd di Roma che si dimettono, senza battere ciglio, solo su richiesta del presidente del partito Orfini. Il segretario aveva tutto questo potere? Perché nessuno dei 19 si ribella? Perché furono portati innanzi ad un notaio ad affermare la loro volontà di dimettersi? Facemmo bene noi a non dimetterci o hanno fatto bene i consiglieri romani a dimettersi e far cadere un Sindaco, regolarmente eletto dal popolo? Perché tanto potere nelle mani dei partiti? Sono domande che forse meritano risposte.

La legge elettorale, nota come il porcellum, malgrado la sentenza di incostituzionalità della Suprema Corte N° 1/2014 rimane, tutto sommato, ancora in piedi. Hanno fatto, una nuova legge quasi simile, il Rosatellum, e alla fine i parlamentari vengono scelti sempre dai partiti.

Questa legge non sarà mai cambiata, perché piace a tutti i segretari dei partiti! Negli eletti, a qualsiasi livello, si crea piena dipendenza e soggezione, nei riguardi del potentato dei partiti. A mio modesto avviso, questo potrebbe spiegare, l’obbedienza cieca ed assoluta ad Orfini dei 19 consiglieri comunali di Roma.

Il Dott. Marino sulla vicenda ha scritto: “Renzi è riuscito a distruggere il Partito e cedere Roma”. Mi permetto aggiungere che Renzi ha ceduto anche il Paese a Salvini! Se fosse stato permeato da spirito di servizio, avrebbe fatto, a marzo del 2018, un governo con i 5 Stelle, visto che stavano i numeri le esperienze e le competenze. Una incomprensibile rinuncia. Così facendo ha dato spazio ai populismi ed ai sovranisti, creando una situazione dagli sbocchi imprevedibili.

 Vitangelo Solimini

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