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La spiaggia che non c'è 10 ANNI 100 COPERTINE
15 marzo 2004

Spiagge libere? Spiagge pulite? Nessuna. Parcheggi? A rischio. La stagione balneare è già cominciata ma a Molfetta siamo alle solite. I ritardi della Provincia di Bari per la pulizia delle spiagge sono ormai proverbiali. Le spiagge libere sono sempre poche e il diritto alla balneazione senza problemi un sogno. Questa è la situazione che si ripete ogni anno: stesse spiagge, stesso mare, stessa sporcizia, stesse bombe al Gavetone (magari qualcuna in meno, ma sempre tante). I pochi litorali pubblici, infatti, si presentano in stato di accentuato degrado; la spiaggia presso Torre Gavetone, molto frequentata dai bagnanti molfettesi, ancora oggi è priva quasi totalmente di cestini porta rifiuti; gli unici che esistevano hanno superato abbondantemente il livello di guardia, tanto che i rifiuti risultano sparsi ovunque lungo il tratto occupato dai bagnanti. Conseguenza di ciò è che i cani randagi spesso si fermano nei pressi di queste montagnette maleodoranti con gravi rischi per l'igiene pubblica dei bagnanti. Anche l'anno scorso la pulizia delle spiagge venne effettuata, ma l'intervento partì a stagione balneare inoltrata. C'è, inoltre, da ricordare che presso Torre Gavetone si trova un complesso di ville che hanno accesso al mare e che dovrebbero usufruire di una spiaggia possibilmente pulita, cosa che non avviene. Un altro problema di grande attualità è il ritrovamento fra i cespugli e nel parcheggio del Gavetone di siringhe sporche di sangue che minacciano specialmente i più piccoli, sempre curiosi. Qualche giorno fa un piccolo bagnante nei pressi della prima cala si sarebbe punto a una di queste, dopo essere sfuggito al controllo vigile della mamma. Perciò sarebbe buona norma tenere sempre sotto controllo i bambini, affinché il loro gioco non si trasformi in una minaccia per la loro vita. Solo qualche giorno fa inoltre l'Amministrazione comunale ha provveduto a rimettere i cartelli di pericolo presso Torre Gavetone, completamente divelti. Ormai tutti sono a conoscenza che in quel tratto di mare è possibile rinvenire ordigni bellici risalenti alla seconda guerra mondiale, quindi è vietata la balneazione anche se il divieto dai più non è rispettato. A riguardo la Capitaneria di porto ha fatto ripartire uno spot televisivo nel quale si cerca di sensibilizzare il bagnante al problema, mettendolo in guardia sui rischi che corre. Anche quest'anno infatti sono già parecchi gli ordigni rinvenuti o sulle spiagge o dai sub che puntualmente sono stati consegnati al personale della Capitaneria. Per quanto riguarda il problema parcheggi, perché non utilizzare, ora che le scuole sono chiuse, lavoratori in mobilità o in cassa integrazione per custodire le autovetture che, soprattutto al Gavetone, hanno subito ripetuti furti? Tanti infatti sono gli episodi segnalati in cui i bagnanti non sono potuti tornare a casa con il proprio mezzo a cui erano state esportate la batteria o le mute. Non bisogna dimenticare anche la situazione della Statale 16, sempre pericolosa, per la quale oltre agli interventi tecnici (semafori, bande sonore, cartelli, ecc.) occorre una maggiore presenza del personale di polizia per evitare i paurosi incidenti verificatisi in passato. Come ormai avviene da vari anni, la Capitaneria di porto ha iniziato da metà giugno il Servizio spiagge sicure che opererà a beneficio della collettività. Il servizio, che integrerà le normali operazioni di vigilanza, soccorso e prevenzione svolte dal personale della locale Capitaneria di porto, è stato attivato, come già avvenuto negli anni scorsi, in località “1ª cala”, altra spiaggia libera, sita nel territorio molfettese. Detto sito è stato attrezzato con una roulotte e un battello pneumatico di pronto intervento, nonché con materiale sanitario di primo soccorso e apparati per le comunicazioni di emergenza. Nel trimestre estivo saranno impegnati, lungo tutto il litorale nazionale, circa 500 militari della Guardia costiera pronti a prestare la propria opera nelle più diverse condizioni meteomarine. Il personale della Capitaneria sarà affiancato in questa opera dagli operatori del Servizio emergenze radio e dai volontari della Croce rossa. L'operazione “Spiagge sicure” contribuirà a ridurre i rischi in mare, particolarmente frequenti durante il periodo estivo, fornendo all'utenza balneare un validissimo e qualificato servizio, assicurato dalla elevata professionalità sempre dimostrata dagli uomini della Capitaneria di porto in occasione di precedenti azioni di salvataggio. Nei primi giorni della stagione estiva sono già stati effettuati alcuni interventi di soccorso. Comunque non è superfluo rivolgere ai bagnanti l'invito ad essere più prudenti. Occorre attenersi alle norme civili e di buona educazione, affinché il patrimonio comune delle spiagge possa essere conservato integro e idoneo anche per le future generazioni. Paola Copertino 29.6.1996 CORSIVI La spiaggia che non c 'é quella che tutti cercano, quella che vorrebbero trovare, non è un mitico angolo delle Maldive o delle Seychelles, ma è quella nei mari del Sud, di quelli sotto casa, del nostro Sud di Molfetta. È la cosiddetta spiaggia libera. La libertà è un prezzo troppo caro, anche per le spiagge. Dopo che i privati hanno lottizzato quel poco di spazio libero sulla costa, imponendo prezzi sempre più alti per ogni stagione, le poche zone libere sono abbandonate a se stesse: sporcizia, vetri, siringhe e rifiuti di ogni genere. Un motivo in più per dare ragione a chi chiede di lottizzare anche quel poco che è rimasto per i giovani, per chi non può permettersi di pagare prezzi assurdi per gli stabilimenti balneari, che su queste entrate di due mesi, poi vivono tutto l'anno? La risposta non può essere “cementifichiamo tutto”, ma occorre che gli enti pubblici intervengano a tutela del proprio territorio e della salute dei cittadini. Sì, perché proprio di questo si tratta, di difendere il “territorio dal degrado provocato da sporcizia e abbandono e garantire l'incolumità sulle spiagge a piccoli e grandi, magari anche bonificando una buona volta l'area di Torre Gavetone. Poi si potrebbe anche avviare un campagna di sensibilizzazione ad una maggiore educazione verso il territorio e verso i luoghi pubblici, incrementando anche il numero degli attuali sparuti contenitori di rifiuti. La Provincia, un ente ormai inutile, che non riesce a giustificare nemmeno la propria esistenza, realizzando quelle poche cose che sono di sua competenza (nel caso di Molfetta basti citare tre esempi l'Apicella, il Pulo e la pulizia delle spiagge, per giustificarne il fallimento) è ancora una volta latitante. La pulizia delle spiagge, di cui mena vanto, avviene sempre in ritardo e a stagione inoltrata. Si tratta quasi sempre di interventi frettolosi, compensati, per fortuna, dalla generosa e insostituibile opera degli ambientalisti e delle associazioni di volontariato (perché non togliere potere alle Province, affidandoli al volontariato creando anche utili posti di lavoro e non inutili poltrone per burocrati assenteisti o improduttivamente decentrati?). E ogni anno la storia si ripete: il discorso sulla pulizia delle spiagge è diventato quasi un ritornello per i giornali, un appuntamento rituale come le feste patronali. Cambiano i politici, ma restano le inefficienze. La giunta provinciale di centro destra autoproclamatasi simbolo del rinnovamento, ha prodotto solo continuità col passato da essa stessa criticato, ma del quale è l'erede naturale, di quell'immobilismo e dell'incapacità di risolvere i problemi, al di fuori delle prediche televisive del suo presidente. E la gente? Quella può aspettare... fino alla prossima campagna elettorale, quando torneranno le promesse, magari cambieranno le sigle, ma non cambieranno mentalità e uomini dell'apparato. E i problemi rimangono. La gente potrà continuare a prendere la tintarella fra i rifiuti e chi si lamenta dovrà spendere un bel po' di quattrini negli stabilimenti balneari. Magari se ne costruirà qualche altro così si ricopre tutta la costa e non se ne parla più. Per chi non ha soldi restano sempre le “salutari” acque del porto: potrà fare un bagno con gli extracomunitari e appagare anche il proprio bisogno di solidarietà. Felice de Sanctis 29.6.1996
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