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La segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso a Molfetta ricorda Giuseppe Di Vittorio a 60 anni dalla morte: figlio di un’epoca straordinaria Cerimonia nella villa comunale davanti al busto del sindacalista foggiano con lettura di alcune testimonianze sulla sua vita
04 novembre 2017

MOLFETTA – «Giuseppe Di Vittorio è il figlio di un’epoca straordinaria. Quando approvarono la legge 199 (contro il caporalato, ndr), dedicata a Paola Clemente (bracciante salentina uccisa dalla fatica nell’agosto 2015 mentre raccoglieva l’uva, ndr), ho ricordato inevitabilmente questo grande uomo, perché avevamo intrapreso la stessa strada: contro ogni tipo di schiavitù, salario di piazza e caporale ingiusto. Viviamo in una “Repubblica fondata sul Lavoro” ma il lavoro deve essere riconosciuto, tutelato e messo in valore per evitare che un uomo si possa sentire una merce di scambio, come tempi addietro. Non abbiamo vissuto le due Grandi Guerre, ma stiamo vivendo una guerra finanziaria che ha causato povertà e inezie e ancora più disparità tra Nord e Sud Italia. Il nostro compito è eliminare questo divario, ripartendo dal piano di lavoro di Giuseppe Di Vittorio il quale, già nel 1952 chiedeva lo Statuto dei Lavoratori (legge varata solo nel 1970, ndr), perché ha creduto nell’unità del mondo del lavoro con un progetto visibile e credibile, non con la ricetta del minuto dopo. E’ un grande esempio ed è nostro dovere morale seguire i suoi insegnamenti!».

Con queste parole la segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso, ha ricordato nella villa comunale di Molfetta il grande sindacalista di Cerignola, in occasione del 60° anniversario della sua morte, con la partecipazione del segretario generale della Cgil Puglia, Pino Gesmundo.

La cerimonia in onore di Giuseppe Di Vittorio, uno degli esponenti politici più autorevoli della storia del sindacalismo italiano nonché antifascista, celebrata davanti al busto a lui dedicato, con la targa fatta sistemare dall’amministrazione Natalicchio, per ricordare la visita della stessa Camusso il 18 novembre del 2014,  è stata aperta dalle parole commosse di Mimì Spadavecchia, figura storica del sindacalismo locale e del partito comunista, il quale ha esordito: «Prima non c’era nulla che ricordasse Giuseppe, mi misi in testa di fare qualcosa per lui! Mi accordai con il Comune e l’ex sindaco Finocchiaro per una sottoscrizione di lavoratori i quali si impegnarono in una raccolta fondi che ci permise di mettere da parte 3 milioni di euro vennero investiti, insieme a quelli forniti dall’amministrazione comunale, per erigere questo monumento per Giuseppe Di Vittorio».

Quindi il sindaco attuale Tommaso Minervini ha detto che «Giuseppe Di Vittorio ha fondato una prospettiva di valori i quali, tutt’oggi, devono essere perseguiti. Costituendo un patto antifascista ha dato finalmente valore al lavoro e alla persona che compie il lavoro, fornendo il primo esempio di inclusione di varie culture del lavoro. Ci ha insegnato che si può essere Uomini nella piena convivenza civile».

E’ seguita la lettura di due testimonianze del Di Vittorio politico attivo e militante, a cura di due giovani che hanno preceduto la cerimonia di commemorazione vera e propria, durante la quale è stata posta ai piedi della statua, una corona di fiori.

Successivamente, ha preso la parola la segretaria del sindacato CGIL di Bari, Gigia Bucci, la quale ha ricordato che «questa commemorazione non è un semplice esercizio di memoria, ma una prova per raccogliere l’eredità di Giuseppe Di Vittorio. Egli ha tessuto le trame della storia del movimento democratico insieme a quella del sindacalismo italiano promuovendo un cambio di rotta, il cui lasciato spetta a noi. Il cambio di rotta deve coinvolgere sia i governi sia le industre, come diceva anche un altro grande politico antifascista molfettese: Gaetano Salvemini! Dobbiamo prendere spunto dal piano di lavoro promosso da Di Vittorio, rimodernarlo e puntare l’attenzione sui giovani lavoratori, gli uomini e le donne del domani. L’intervento strutturale deve far parte di un processo che deve puntare alla rinascita del Mezzogiorno».

La terza lettura ha riguardato la testimonianza di Baldina Di Vittorio, un ritratto umano e personale del padre, legato alla nipote Silvia e agli affetti della sua famiglia.

© Riproduzione riservata foto e testi

Autore: Marina Francesca Altomare
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