Possono i veri poeti restare indifferenti di fronte alle vicende della storia umana? Possono i poeti ignorare che ci sarà sempre un rapporto fra libertà (la verità che rende liberi) e assuefazione conformistica? Vivere, significa partecipare, non essere indifferenti davanti a quello che succede, non stare fermi a lamentarsi, ma prendere posizione, in prima persona, in modo attivo e consapevole, sulle questioni politiche e sociali e sulle grandi problematiche che ci vedono direttamente coinvolti. Possono i poeti ignorare che, senza una voce libera che parli e ricordi misfatti che non devono più ripetersi, non si può restare in silenzio? Una voce che cerchi di parlare soprattutto ai giovani? A quelli di loro che oggi vivono in una situazione di precarietà, non solo lavorativa, ma anche esistenziale, spesso portati ad allontanarsi dalla politica, intesa come servizio alle comunità e ai cittadini? Indifferenza, frutto di una società malata e peso morto della storia ma che, nello stesso tempo, opera passivamente, ma opera! Di qui la necessità, che ha mosso Angelo Gaccione, di raccogliere le voci della poesia su di un fatto emblematico, che si è sempre voluto ricoprire, proprio con l’indifferenza. E ha preso vita una Antologia dal titolo “La Poesia non dimentica. Piazza Fontana la strage e Pinelli” che sta avendo un grandissimo successo in tutta Italia e che anche in Puglia è stata presentata a Bisceglie il 25 aprile scorso. Data scelta non a caso. I poeti non sono stati e non sono indifferenti alla Strage di Piazza Fontana e all’omicidio di Pinelli. Sapevamo che esiste una sterminata mole di documenti giudiziari, scritti giornalistici, inchieste televisive e romanzi, racconti letterari, fumetti, film, documentari, dipinti, album fotografici, canzoni e ballate, rappresentazioni teatrali su questo tema. Mi piace ricordare, tra le altre cose, il film del 2012 di Marco Tullio Giordana “Romanzo di una strage”. I libri, quelli di Giuseppe Pinelli “Anarchico, partigiano, esperantista: vi racconto chi era mio padre”, “La bomba” di Enrico Deaglio, il bellissimo “Una storia quasi soltanto mia” di Piero Scaramucci”. I fumetti e le graphic Novel come quelle di Barilli e Fenoglio “Piazza Fontana”, pubblicata da Becco Giallo e “Milano, 12 dicembre” di Gianfranco Manfredi e Roberto Rinaldi pubblicata nel 2019 da Sergio Bonelli Editore. E la musica: “Qualcuno era comunista” di Gaber, e “Viva l’Italia” di Francesco De Gregori. “L’Italia del 12 dicembre/L’Italia con le bandiere/L’Italia nuda come sempre/ L’Italia con gli occhi aperti nella notte triste/ Viva l’Italia/L’Italia che resiste” E infine “Morte accidentale di un anarchico” di Dario Fo, un’opera teatrale datata 1970. Marginale, o forse meno nota, invece era la produzione di testi poetici. Angelo Gaccione e altri hanno voluto verificare se si riusciva a colmare questo vuoto con un libretto che potesse raccogliere le poesie espressamente dedicate a piazza Fontana e all’omicidio del partigiano e ferroviere Giuseppe Pinelli. E le voci ci sono e che voci: da quella di Pier Paolo Pasolini a quella di Giovanni Raboni, Roberto Sanesi, Pietro Valpreda, Julian Beck (il fondatore del Living Theatre), Tania Di Malta, Giuseppe Langella, Guido Oldani, le figlie di Pinelli Claudia e Silvia, Anthie Stein e la testimonianza del giudice Guido Salvini e ancora le poesie di tanti altri poeti. Vai aIPOETI devono indignarsi ricordare denunciaColtivare la poesia civile in Italia,oggi più di ieri, è importante, Coltivare la poesia civile è un dovere, un impegno. Le condizioni sociopolitiche del nostro Paese richiamano i poeti ad esercitare il rigore logico ed il coraggio passionale per denunciare la vergogna delle incompiutezze, delle stragi, della corruzione, delle cadute etiche, della perdita dei valori, delle lacune professionali in tutti gli ambiti produttivi, e di una burocrazia ancora cieca e sorda davanti ai cittadini. Il mondo è una perenne polveriera di storture, sadismi, malvagità. Forse solo i poeti hanno uno speciale sguardo verso il mondo: solo loro hanno il soffio vitale per non fare dimenticare violenze e ingiustizie. Sono sempre stati profeti di civiltà e varrebbe la pena ascoltarli. Poesia civile autentica, militante anche se non partigiana, che sa trasformare un’opinione personale in un sentimento universale, è quella di Garcia Lorca, che è stato capace di coniugare l’euforia lirica con la gravità della militanza. E quella di Pablo Neruda, che con il suo sentire solidarista ed egualitarista ha dato linfa a una poesia fortemente lirica (le famose “Venti poesie d’amore e una canzone disperata”) e a canzoni e odi patriottiche, di denuncia, di invettiva, di speranza. Su un piano diverso Edgar Lee Master ha tratto luce dall’opacità delle lapidi. Nella sua Antologia di Spoon River (che sappiamo essere stata così cara a Pino Pinelli e non a caso apre l’Antologia), il poeta americano ha celebrato senza alcuna retorica, anzi con una sobrietà maniacale, le commemorazioni delle persone comuni, costruendo finalmente un mondo di uguali attraverso il minimalismo etico (epico) delle epigrafi tombali. Nel Beatrice Trogu A decenni dalla sua scomparsa c’è ancora qualcosa di inesplorato o non approfondito del genio Antonio de Curtis? “Preghiera del clown” è la risposta. Tra gli appuntamenti della rassegna “La stagione delle Muse” al Palazzo della Musica Don Salvatore Pappagallo, “Preghiera del clown” è, per definizione di Francesco Tammacco, tra i suoi protagonisti, un viaggio tra parole e musica tra quello che è stato definito il genio della comicità. Lungi dallo smentire questo appellativo ampiamente meritato, Antonio de Curtis, è stato, uno dei più sensibili poeti del secolo scorso, uno degli animi più fini, sensibili e colti nel panorama artistico. La mission di “Preghiera del clown” è proprio questa: portare alla luce un aspetto sconosciuto a molti: la profondità di un attore da sempre associato alla sua maschera, Totò. Il viaggio ripercorre, attraverso le voci narranti di Francesco Tammacco e Betty Lusito, le sue poesie, sapientemente accompagnate dall’Antonio Dambrosio Jazz Ensamble (Antonio Dambrosio ideazione, composizione e batteria, Aldo Davide Di Caterino flauto traverso, Nanni Teot tromba, Paolo Luiso piano Gianfilippo Direnzo contrabbasso). E non c’è stupore o meraviglia nello scoprire che dietro il sorriso dei personaggi da lui interpretati, pietre miliari della cinematografia, si celava un uomo sensibile che con occhio compassionevole, coglieva la dignità, il pudore di chi faceva fatica a sopravvivere; si celava altresì, l’animo di un uomo innamorato della vita, degli animali, un benefattore discreto, un uomo che manifestava il suo disgusto verso colui che manteneva la superbia di chi nella vita terrena aveva avuto ricchezza e potere. Nulla da aggiungere ad una performance che, pur essendo al suo debutto, ha manifestato un affiatamento corale. Nulla da aggiungere a testi uniti sapientemente a musiche coinvolgenti. Nulla da aggiungere, se non gratitudine, per una performance che ha mostrato aspetti sconosciuti del grande artista. Nulla da aggiungere ad una performance semplicemente completa. © Riproduzione riservata Novecento, l’intensa poesia di Bertold Brecht ha portato alla ribalta la questione operaia, raccontata con un’efficace leggera ironia; Franco Fortini, con la sua poetica della “verifica dei valori”, ha palesato che a un certo punto è necessario fermarsi e fare le dovute verifiche sugli elementi che inducono al cambiamento e al contemporaneorispettodeivalorifondamentali su cui si costruiscono le comunità. Elsa Morante ha scritto uno straordinario libro di poesie (Einaudi, 1968): Il mondo salvato dai ragazzini. In questo piccolo capolavoro, un po’ negletto, la scrittrice ipotizza che il mondo può salvarsi solo se i governanti e la gente perderanno i connotati di malvagità che li ha sempre accompagnati e se sapranno recuperare ingenuità e onestà. Non è utopia pensarlo ancora. È il cambiamento obbligato perché gli uomini abbiano un futuro. I poeti dunque hanno la voce che può essere ascoltata da tutti, potenti e umili. Per questo i poeti devono scrivere delle cose, del mondo. Per questo chi ama leggere non può trascurare di leggerli. La poesia, con la sua immaginazione, può contribuire a rendere più incisiva la memoria storica e farci cogliere il dolore profondo del mondo e la differenza abissale tra l’umano e il disumano. Quest’ultimo è sempre in agguato nell’avventura degli esseri umani, come ci dimostra pure la storia dei nostri giorni. © Riproduzione riservata