La piscina abbandonata: incassato l’appalto, la ditta di Verona tace
La piscina comunale, malgrado le promesse e l’assegnazione dell’appalto a una ditta di Verona (è questa l’efficienza vantata dal Nord contro l’inefficienza del Sud, che piace tanto all’ex ministro leghista Roberto Maroni che è venuto a raccontarla anche a Molfetta, dove è stato contestato e i contestatori denunciati, alla faccia della democrazia!) è ancora in assoluto degrado. E’ stata la Sport Management ad essersi aggiudicata la gestione della piscina di Via Longone della Spina per ben 25 anni: c’è da preoccuparsi, visto l’esordio. Sarà un’altra esperienza negativa come la Mongolfiera e Puglia outlet? Le notizie entusiastiche del sindaco Minervini, rilanciate con grande risonanza dal sito locale fiancheggiatore dell’amministrazione comunale, sostenevano che «la proposta progettuale di Sport Management farà sì che l’impianto di Via Longone della Spina di Molfetta sarà interessato da opere di ristrutturazione, adeguamento normativo e migliorie funzionali. Questo per contrastare l’abbandono dell’impianto attraverso il miglioramento degli standard di sicurezza e di qualità degli ambienti sia interni sia esterni. Gli interventi proposti sono studiati in funzione di un attento recupero della piscina al fine di garantire una razionalizzazione dei consumi energetici, adeguando gli impianti termici agli standard di efficienza che la normativa odierna richiede. Inoltre, attraverso gli interventi edili e strutturali di miglioria, si intende ricostituire uno spazio funzionale per la comunità che è attualmente degradato e vandalizzato». E i cantori delle gesta del destracentro “ciambotto” garantivano la riapertura a maggio, nel corso di un’entusiastica conferenza stampa. Dalla parole ai fatti: il nulla più totale e la piscina fa brutta mostra di sé nel più completo abbandono. A denunciare la situazione sono il consigliere comunale dell’opposizione di sinistra Gianni Porta (Rifondazione) e l’ex sindaco Paola Natalicchio. «C’era un tempo in cui si favoleggiava di ripristino della piscina comunale (perché altri non erano stati capaci) – scrive Gianni Porta –. C’era un tempo in cui si annunciavano nuovi progetti milionari e si aggiudicavano gare per la nuova piscina comunale (perché ci si vantava di essere amministratori esperti...). C’era un tempo in cui si affiggevano striscioni fuori dalla piscina comunale in cui si annunciava la prossima apertura (perché “Molfetta is smart”). Oggi invece gli striscioni se li porta il vento, le chiacchiere anche, solo silenzi dagli uffici comunali... e forse nemmeno quest’estate vedremo riaprire la piscina comunale». Ecco la riflessione di Paola Natalicchio: «Ho fatto una passeggiata nel quartiere levante, a Molfetta, in zona piscina ed ex Park Club. Tra cantieri mai nati e palazzine in costruzione, si consuma sotto i nostri occhi l’immobilismo scandaloso sulla piscina comunale (che rischia di restare chiusa per la quarta stagione consecutiva) e una speculazione edilizia a cinquanta passi dal mare. Questo modello di sviluppo, che abbandona le opere pubbliche all’incuria e “riqualifica” le periferie con il cemento, è lontano anni luce dalla nostra idea di territorio. La cosa più inaccettabile è l’indifferenza generale della città mentre tutto questo avviene. Serve riorganizzare un fronte democratico che faccia ancora una volta dell’ambientalismo e della solidarietà le condizioni non contrattabili del patto di convivenza civile cittadino. Gli interessi pubblici prima di tutto. Molfetta è un Bene Comune: difendiamolo. Non molliamo la presa del controllo democratico, della mobilitazione, della riorganizzazione di una proposta politica collettiva». © Riproduzione riservata