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La pandemia Covid e i nuovi poveri a Molfetta
31 maggio 2021

 MOLFETTA - «Dall’inizio della pandemia il patrimonio dei primi 10 miliardari del mondo è aumentato di 540 miliardi di dollari. Ai più poveri potrebbero servire 10 anni per recuperare le perdite subite col virus». Questo quanto emerge dal report diffuso dall’Oxfam (Confederazione internazionale di organizzazioni non profit che si dedica alla riduzione della povertà globale attraverso aiuti umanitari e progetti di sviluppo) in occasione dell’apertura del World Economic Forum di Davos circa il consistente aumento delle disparità tra ricchi è poveri.

Non a caso, il Covid-19 è stato definito il “virus della disuguaglianza”. La pandemia da coronavirus ha di fatto prodotto e potrà potenzialmente continuare a produrre un simultaneo aumento delle disuguaglianze in quasi tutti i Paesi del Mondo. Un fatto inedito questo da quando la disuguaglianza ha iniziato ad essere monitorata. Il virus non ha fatto altro che mettere in evidenza e accentuare il gap sul piano economico, razziale e di genere.

Si stima, infatti che le vittime ad oggi siano oltre due milioni e centinaia di milioni di persone stanno cadendo in povertà. Al contrario molti dei soggetti più ricchi, prosperano. Il trend è confermato da alcuni dati significativi. I patrimoni miliardari sono tornati agli astronomici livelli pre-pandemici in soli nove mesi mentre per le persone più povere del mondo la ripresa potrebbe richiedere oltre un decennio.

Anche in l'Italia questo trend è stato confermato. Da marzo, 36 miliardari italiani si sono arricchiti di oltre 45,7 miliardi di euro, che equivale a 7.570 euro per ognuno dei 6 milioni di italiani che rientrano nel 10% più povero della popolazione nazionale.

Allo scoppio dell'emergenza poco più del 40% degli italiani era in condizioni di povertà finanziaria - cioè senza risparmi sufficienti per vivere - in assenza di reddito o altre entrate.

Secondo la Banca d’Italia, durante il primo lockdown, metà delle famiglie italiane dichiarava di aver subito una contrazione del proprio reddito ed il 15% di aver visto dimezzarsi le proprie entrate. Solo il 20% dei lavoratori autonomi non aveva subito contraccolpi.

A fine estate, nel 20% delle famiglie con figli minori di 14 anni, uno o entrambi i genitori aveva ridotto l’orario lavorativo o rinunciato al lavoro per accudirli. Mentre il 30% dichiarava di non disporre di risorse sufficienti per far fronte a spese essenziali nemmeno per un mese, in assenza di altre entrate. Dati questi che si fanno portavoce di una situazione esasperante in cui la povertà non è più un concetto astratto e lontano ma un fatto reale e tangibile. La povertà, dunque non è più così lontana come in passato. Sono aumentati i poveri e sono aumentati coloro che si sentono impoveriti. Il volto di un immigrato o di un tossicodipendente ha lasciato il posto al volto umano di nostro cugino, del vicino di casa o di una figlia che ha perso il posto di lavoro. Una pagina triste di storia che ha colpito inevitabilmente anche la città di Molfetta.

A parlare sono i numeri, purtroppo: durante il periodo pandemico circa 150 persone (rappresentative di altrettante famiglie) si sono rivolte in Caritas e di queste l’80% era costituito da nuovi iscritti mentre solo una trentina di famiglie abitualmente seguite. Di questo e molto altro ne ha parlato il don Cesare Pisani – direttore della Caritas diocesana - durante l’intervista che uscirà sul prossimo numero della rivista Quindici.

© Riproduzione riservata

Autore: Angelica Vecchio
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