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La pace tra slanci e ferialità, una riflessione per la comunità della Diocesi di Molfetta
26 febbraio 2020

MOLFETTA - All’indomani della marcia diocesana della pace del 26 gennaio scorso a Ruvo della Diocesi di Molfetta il Direttivo della Consulta diocesana delle Aggregazioni Laicali vuole condividere con l’intera comunità ecclesiale e civile alcune riflessioni scaturite in sede di verifica dell’evento:

  1. La marcia è stata partecipatissima e, a detta di tanti, apprezzata sia per il coinvolgimento del territorio, delle scuole, delle Istituzioni (presenti sindaci e rappresentanti istituzionali di tutte e quattro le nostre città), sia per la qualità degli interventi proposti, in primis quello di don Tonio dell’Olio. Nonostante la pioggia, le comunità parrocchiali, le associazioni, i movimenti, ma anche comuni cittadini, giovani e adulti, hanno ascoltato, riflettuto, marciato, cantato, dimostrando il bisogno di tornare a formarsi, a mobilitarsi sui temi della Pace in modo corale e proficuo.
  2. La gioia per quanto abbiamo vissuto insieme, non ci esime dal prendere in considerazione alcuni fatti ed eventi immediatamente successivi al 26 gennaio, che molto hanno a che vedere con la Pace, a partire dall’appuntamento appena celebrato a Bari alla presenza del Papa, “Mediterraneo, frontiera di Pace”. Sicuramente a questo appuntamento non abbiamo dato l’importanza dovuta, in termini di attenzione, riflessione, preghiera e partecipazione: è passato un po’ troppo in sordina nella nostra realtà diocesana. Si è trattato invece di un avvenimento epocale, proprio perché ha cominciato a realizzare la profezia di una Puglia Arca di pace, crocevia di culture, terra di incontro tra popoli, ponte di dialogo nel complesso processo di costruzione della convivialità delle differenze. Un avvenimento che genera speranza in un contesto internazionale segnato da conflitti, esodi, muri e barriere.
 3. Dal globale al locale, ha a che vedere con la Pace anche la macchina fatta esplodere a Ruvo l’11 febbraio scorso, nei pressi della parrocchia Immacolata, segno inequivocabile di un territorio, quello delle nostre città, pesantemente segnato dalla mano della criminalità, da un preoccupante ritorno allo spaccio, dall’illegalità diffusa che, tollerata, rischia di diventare sistema, ma anche da episodi di vandalismo, di deturpamento e incuria dell’ambiente, spie di una cittadinanza scarsamente esercitata. Rispetto a queste situazioni, è più faticosa la presa di coscienza, la mobilitazione, il coordinamento tra società civile e Istituzioni, le alleanze virtuose. Eppure il cammino per la Pace, passa per questa via stretta: da quanto riusciamo a fare e a costruire in rete, proprio sul territorio, oltre che nei singoli percorsi educativi dei nostri gruppi, dove va tenuta alta l’attenzione e l’impegno ad una profonda formazione su certi temi (dalla legalità al rispetto dell’ambiente) e sulla loro declinazione in chiave locale.

4. A questo proposito, invitiamo le nostre associazioni a tener allenato lo sguardo, allargandolo sul mondo, ma anche focalizzandolo sul nostro territorio e a tener conto, proprio per i nostri percorsi educativi, non solo della lettura dei problemi, ma anche delle risorse che la nostra realtà potenzialmente offre. Un esempio per tutti è la presenza in diocesi della C.A.S.A., fortemente voluta da don Tonino, dove gli ospiti rappresentano una ricchezza umana, sia per il percorso di liberazione e riscatto in atto, sia perché meglio di altri potrebbero aiutare i nostri gruppi a capire dinamiche e meccanismi alla base di contesti dove più facilmente attecchisce la cultura della violenza e dello scarto.

La marcia della Pace avrà avuto senso se riusciremo a vivere la ferialità della Pace: ciò implica un continuo ripensamento sul versante educativo ad aprire gli orizzonti, a qualificare la nostra presenza, a declinare la Pace nei tanti significati che l’oggi presenta ed esige.

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