La melanconia di Molfetta
MOLFETTA -Se il celeberrimo Steven Spielberg avesse osservato la pallida nebbia che s'innalza davanti a Molfetta, nelle prime ore della giornata, quando decine di autobus tagliano la città per le proprie mete scolastiche, se ne sarebbe innamorato all'istante. Non è casuale infatti che questa ambita cittadina, ai vertici delle iscrizioni liceali di tutta la zona circostante, appaia arroccata sicura nelle sue foschie. Qualcuno potrebbe chiamarla tristezza, altri spasso, altri ancora emancipazione dai canoni giornalieri… Un pregiudizio sarebbe superfluo, anche perché alla fine ne scaturirà uno personale. Buono o brutto che sia, sarà la mente a decidere come reputare questo iter di fine settimana nella beniamina Molfetta.
Il viaggio comincia in un banalissimo sabato pomeriggio, esattamente poche ore dopo un lauto pranzo. Nelle case molfettesi la routine è sempre la stessa, c'è il papà che schiaccia un pisolino, la mamma indaffarata a lavar le stoviglie perché presto giungeranno ospiti e i figli in balìa dei loro “hobbies”: tra i 3 e i 7 anni, con gli occhi spalancati davanti alla Playstation, tra gli 8 e i 19 anni, tutti ai campi di Pio X a dar manifestazioni lessicali degne dell'Accademia della Crusca.
Una situazione piuttosto tranquilla… ognuno fa ciò che vuole fare, tutti esaudiscono i propri desideri, ciascuno unicamente secondo i propri “sani principi di vita”. Quella che potrebbe sembrare la tipica atmosfera felice di una città di provincia, e di cui nessuno potrebbe lamentarsi, lascia spazio nelle tarde ore serali al gran boom dei giovani libertini. La notte s'infiamma e quello che nel pomeriggio era stato un asfalto calpestato da ragazzi impegnati in una frenetica partita di calcio, si trasforma nel grande torero di biker con le loro bestie rombanti.
La moda stravagante qui è la regina, dai pantaloni attillati alle camicie pseudo-sportive, dalle minigonne multicolori ai jeans strappati bestialmente. È in questo modo che locali inizialmente morti sotto le luci del sole mostrano tutta la loro vivacità notturna. La musica è la migliore compagna, soprattutto se ad accompagnarla interviene qualche drink alcolico di cui ormai i giovani vanno pazzi. Pub, pizzerie, discoteche, sono il futuro dell'economia…
È ammirevole osservare come la gente, anche in un periodo di crisi finanziaria, spenda migliaia di soldi per simili sciocchezze. Certo, qualcuno potrebbe affermare che accada una tantum, qualcun altro potrebbe dire che è “per distrarsi un po', rallegrandosi e cercando quel poco di felicità che la fatica giornaliera ha da offri rea!” Ma è veramente questa la felicità, sono queste cose ad allietare l'animo di una persona?
Secondo molti sì, alcuni giovani hanno risposto che ritrovano se stessi solo al bancone del Metropolis, un sedicenne, ancora legato alla sottana materna, ha affermato con grande convinzione che sul Lungomare, sfrecciando con il suo scooter “scopre una contentezza che non vive da una settimana”.
E che dire di tutti quei liceali che non vedono l'ora di recarsi al bar Capozzi, facendo le proprie ordinazioni come se interloquissero con lo zio? L'accettabilità di simili atteggiamenti potrebbe essere ampiamente plausibile ma quando si arriva all'esagerazione, essa è motivo di condanna. Quante volte infatti, proprio sulle strade Molfetta-Terlizzi o Molfetta-Bisceglie innumerevoli vetture si scontrano a velocità supersoniche, causando morti atroci che spezzano le tranquillità cittadine fin ora descritte? Quante sono le vittime del sabato sera, il cui micidiale killer non è altro che una stupida bevanda?
Si potrebbe stilare un lunghissimo elenco, eppure anche nella più stravolgente tragicità il cittadino molfettese si comporta come se nulla fosse, come se il funerale fosse in realtà un semplice luogo di moda. Occhiali neri, della grandezza di una maschera subaquea, abiti neri, comprati e usati per una chissà quale cenetta elegante, scarpe nere, i tacchi farebbero invidia alle giraffe. È uno scempio della dignità e del rispetto umano.
Quello che potrebbe sembrare normale, quotidiano, forse piacevole è in realtà il risultato di macchinazioni mentali. Il loro obiettivo è quello di creare modelli sociali sempre secondo i canoni della vita cittadina ma con un gradino superiore rispetto agli altri, determinando in questo modo l'esatto contrario. Così la madre di famiglia vestirà sempre il solito, ma aggiungerà un paio di orecchini vistosi per sentirsi dire dall'amica che è più giovane, in modo tale da elevarsi sugli altri mantenendo gli attributi della doverosa “donna di casa”.
È la tipica situazione della domenica.
Ci si alza tardi, incolpando la sveglia forse mal funzionante, si fa scendere tutta la famiglia dal letto e ci si dirige in fretta e furia dal bar del Corso, “che fa i cornetti buoni”. Quando la famiglia invece, non è altro che una coppia di amanti ancora non sposati, l'uomo si getta nella straordinaria impresa di fare un cappuccino che serve graziosamente alla propria amata. Lei è ancora intontita ma acquista subito energia, appena entra in contatto con il suo cellulare. Stracolmo di sms non può far altro che obbedire ai comandi della sua padrona viziata.
Che felicità la domenica mattina, ma di non meno contentezza è il pranzo domenicale. Gli inviti a casa di amici, le telefonate fatte i giorni precedenti hanno avuto successo. Ecco una tavola imbandita, fatta esclusivamente di piatti tipici di località sconosciute. La cuoca si giustifica affermando che ha ascoltato vivamente le ricette in tv, ha ripetuto più volte che i vip mangiano questi piatti, di cui però non si sa nulla. Terminato il pasto, la grande tavolata da spazio al gioco. I bambini, compresi papà e nonni, guardano con ansia le partite, le mamme impazziscono davanti ad una scala reale anticipando quella che sarà la loro routine pomeridiana.
La sera, forse il momento migliore per una piccola passeggiata alla Villa, con un bel gelato da San Marco, è trascorsa nel peggiore dei modi. Chi era incollato allo schermo ci resta, chi stava giocando ora fuma, fuori al balcone di casa, ridacchiando sulla propria felicità.
I ritmi che caratterizzano oggi ciascuna città non sono altro che espressioni di apparenti momenti di gioia, la lentezza e la malinconia a cui si assiste sono per molti un sano principio per essere allegri, per distrarsi dalla “monotona quotidianità”.