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La lezione di via Tasso agli studenti dello Scientifico
15 maggio 2004

Cinque celle, dove nei nove mesi dell' occupazione nazista della capitale, tra il 1943 il 1944, furono rinchiusi e torturati centinaia di partigiani della Resistenza romana prima di essere deportati, per essere fucilati, alle Fosse Ardeatine, dove a dirigere le operazioni c'era il capitano delle SS, E. Priebke o a Forte Bravetta. È il palazzo in via Tasso 145, a poche decine di metri dalla Basilica di S. Giovanni in Laterano. Fatto costruire negli anni '20 dal principe Francesco Ruspoli, fu affittato all'ambasciata germanica, che nel '43 lo consegnò all'ufficiale delle SS, Herbert Kappler, il quale lo trasformò in una caserma della Gestapo, adibendo il lato sinistro ad alloggi di ufficiali e il lato destro, due appartamenti al secondo e terzo piano, a carcere. In ogni cella (nella foto), di 5 metri per 6, vissero stipati per mesi circa 15 detenuti senza luce (le finestre erano state murate), con un solo pasto quotidiano e senza possibilità di uscire, salvo una volta al giorno per andare in bagno. Nei mesi della detenzione, i partigiani lasciarono sulle pareti delle celle i “segni” della loro resistenza: firme, messaggi di incoraggiamento per i compagni, notizie ai famigliari o avvertimenti. E la testimonianza di eccidi, come quello delle Fosse Ardeatine o le esecuzioni capitali a Forte Bravetta, sono custoditi proprio nelle celle, dove alle pareti sono appese camicie insanguinate, brandelli di indumenti, lettere e documenti trovati addosso ai martiri. Oltre a lasciare scritte sui muri, i detenuti cercavano di eludere la rigida sorveglianza passandosi messaggi in codice su fettucce di tela, nascoste sugli indumenti. A 56 anni di distanza i luoghi del martirio sono rimasti intatti, mentre l'ala sinistra è occupata da 13 appartamenti, dove vivono nove famiglie. Le quarte classi del Liceo Scientifico “A. Einstein “ si sono recate in visita al carcere di via Tasso, oggi Museo della Liberazione. Vi proponiamo alcune riflessioni espresse da studenti. Giovanna Musolino<7b> La vera caratteristica della vita moderna non consiste nella sua crudeltà o nella sua insicurezza, ma solo nella sua nudità, nel suo squallore, nella sua incapacità di ascoltare, di apprendere. Di Ricordare. “Via Tasso” segna una pagina della storia italiana lungo il percorso della democrazia. Non dimentichiamo il fiero impegno dei Partigiani. Contro un mondo di acciaio e di cemento, di macchine mostruose e di armi terrificanti. Contro un popolo di fanatici e di guerrieri, che marciano in compagine perfetta, che combattono, vincono, perseguitano senza stancarsi mai, con gli stessi slogan sulle labbra. Mai come oggi le idee devono essere difese. Affinché i mali maggiori non sfuggano, ancora una volta, all'attenzione delle menti. Giovanni La Forgia IV B Parole scolpite Come possono delle mura familiari / diventare la prigione dell'animo…/ Una casa è costruita per essere vissuta/ E come può l'uomo farne un campo di battaglia,un luogo di stermini…/ Nessuna finestra in quelle stanze/ Nessuno spiraglio di luce/ Non c'è via d'uscita,non c'è calore né conforto/ Solo parole incise…/ Come fuga invisibile/ Come ricordo indelebile…/ È l'uomo che pensa con se stesso e su se stesso…/ Sull'animalità del suo animo che lo ha portato ad annullarsi…/ Annebbiato tra dolore e paura. Laura Spagnoletta IV A Restano/ Parole scolpite nei muri/ della cella di isolamento./ Gridano l'attaccamento alla vita/ Invano. Rinnovano/ La memoria/ Per sempre. Alessandro Pasculli IV B Qui il silenzio diventa parola/ e racconta la sua storia./ Qui il silenzio urla dolore/ e avvolge l'animo di paura./ D'un tratto ritrovo il passato, così vicino da poterlo toccare,/ così orribile da poterlo ancora temere./ Il sangue innocente versato,/ le ultime parole pensate o sussurrate/ mi dicono di non dimenticare ciò che è stato. Daniela Pranzo IV B Dello squallido carcere in via Tasso/ tante sono le cose che possono colpire,/ diverse le sensazioni che possono suscitare:/ desolazione alla vista delle celle di isolamento dalle pareti murate,/ quasi a voler negare quel po' di luce e di speranza./ Amarezza nel pensare ai dolori sofferti ingiustamente e segretamente./ Compassione nel vedere volti di tanti giovani/ nelle foto ingiallite dal tempo/ eppure ancora così vividi e pronti all'azione…/ la Vergogna/ dinanzi a tanto valore e senso della patria, che non è nazionalismo,/ spesso oggi calpestato, dimenticato nell'imitare ingannevoli miti stranieri../ Il nostro presente lo dobbiamo al passato di lotte che è stato./ Conoscere e sentire le proprie radici significa amare se stessi e gli altri/ nel tentativo di guardare avanti senza incontrare le miserie umane…/ come quelle in via Tasso. Claudia Buono IVB HO IMPARATO… che spesso è più conveniente essere ciechi HO IMPARATO… che posso sempre pregare per qualcuno, quando non ho la forza di aiutarlo in qualche modo HO IMPARATO…che ignorare i fatti non li cambia HO IMPARATO…che la libertà, allora, era solo un sogno HO IMPARATO…che la vita è dura…ma ho imparato…che è importante vivere da “sovversivi” e non lasciarsi trascinare dagli eventi. Lucrezia Spaccavento IV A Ripenso all'orrore di quelle prigioni,/ alla paura di quei poveri uomini/ lontani dalla loro casa, dalla loro famiglia,/ dalla loro vita.../ Sì, la vita, quella non può essere considerata vita!!!/ La vita è fatta di libertà, amore e anche dolore.../ Lì però manca anche il dolore,/ nulla vive più nelle loro menti, solo la speranza/ di ritornare...un giorno a casa! Carmela Adesso IV B Una stanza angusta, un fascio di luce la attraversa: la speranza una fiamma che non ha mai smesso di ardere nelle coscienze liberali. Uomini morti per un ideale, un valore sovraindividuale: la patria. Dentro di me disagio, vergogna, ammirazione….. Sembra che quelle porte e quei muri mi parlino. La vita dell'Italia è costata la morte a tanti patrioti. Un lampo mi squarcia la mente…. Siamo degni del nostro glorioso passato? Mauro Massari IV B Via Tasso… una via come tutte le altre, ignota, comune, almeno così sembrava. Eppure quella anonima via nascondeva un terribile e sanguinoso segreto: persone che chiuse in pochi metri quadri desideravano più di ogni altra cosa la libertà, la scomparsa del sangue…, del loro sangue dalle camicie, dai muri, dal pavimento. Forse se avessero avuto un altro nome o un'altra… no, non era quella la risposta. Nella coscienza umana era la risposta… una coscienza offuscata da rabbia, invidia, desiderio del rosso colore del sangue… una coscienza che ha costretto milioni di persone a soffrire per il sol fatto di esistere… Iuso Sara IV A Pensieri Quella mattina, prima di arrivare al carcere, ridevo e scherzavo con i miei amici, ma quando entrammo il mio stato d'animo cambiò e quando vidi la cella d'isolamento uno strano freddo salì per la mia spalla; vedendo quella stanze spoglie... pensai che anche una sola notte lì poteva essere fatale. Adriano Minervini IV B E' impressionante come il silenzio in quelle celle d'isolamento mi abbia suscitato confusione, paura, voglia di evadere, voglia di vendicarsi di atti compiuti per limitare la libertà di pensiero: era ciò a cui pensavo dopo aver letto sui muri quelle lettere dei carcerati alle loro famiglie; quelle scritte: “Viva l'Italia!”, ma soprattutto quella piccola frase piena di rancore e vendetta, “Attenti al coniglio”. Quel posto, privo di luce! Quelle camere così piccole creavano un'atmosfera lugubre, un'atmosfera che non dimenticherò mai! Angela Cappelluti IV B In quella cella di isolamento ho provato profonda commozione per tutta quella gente che ha sacrificato la propria vita per favorire agli altri il raggiungimento della libertà. Essa va considerata come un grande dono che molto spesso, invece, ignoriamo, bistrattiamo, calpestiamo. Solo in particolari situazioni, come questa, la consideriamo nella sua giusta dimensione, in tutta la sua importanza. Francesco Scardigno IV B Una gita dev'essere divertente, giusto? E' una specie di legge tramandata oralmente da studente a studente. 5 giorni a Roma, poi? Saranno uno spasso. Certo, ci sono in programma molti musei e chiese, ma la sera? Quella è dedicata esclusivamente al divertimento! Un divertimento che non verrà certo scalfito nè dalla visita ai Musei Vaticani, nè al Museo del Risorgimento e tantomeno al Museo della Liberazione. Il nome non mi dice proprio niente. Sarà un'altro di quei noiosissimi edifici pieni di opere d'arte che abbiamo dovuto studiare sui libri, o di armi che altro non fanno che ricordare la violenza del nostro mondo, ieri come oggi. Beh, mi sbaglio di grosso. Questo museo è fuori dal comune. E' forse la prima volta che mi trovo a riflettere davvero sul tema del nazismo. Le emozioni che suscita questo luogo non possono essere paragonate a nessuna pagina di storia. La stanza che più mi colpisce è quel ridotto spazio tra quattro mura decorate non da arazzi e affreschi, ma da frasi, citazioni dotte e canzoni scritte dagli stessi prigionieri. E' la stanza in cui tutti noi ci intratteniamo più a lungo, colpiti da quelle parole, che hanno saputo rompere l'incanto della spensieratezza della gita. Ma non ne sono dispiaciuta. Questa visita mi ha aiutato a capire meglio l'atrocità dell'evento, mi ha aiutato a riflettere sul coraggio, l'onore, la forza interiore di quei prigionieri. Mi ha aiutato a crescere. Anna Pacelli Classe IV C
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