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La Finanza etica per investimenti socio-ambientali e di sostenibilità Interessante seminario del Distretto Rotary 2120 (Puglia e Basilicata)
15 marzo 2024

Per Finanza etica si intendono tutte le attività d’investimento sviluppate con strumenti, strategie e metodi che permettono di ottenere un guadagno congruo, ma lontano dal massimo profitto. Investire su sistemi economici e aziende che puntano al rispetto dei diritti umani, del lavoratore, dei principi di trasparenza e sulle realtà che mantengono un basso o nullo impatto socio-ambientale. I pionieri di questo tipo di investimento furono uomini d’affari statunitensi che, per motivi religiosi (erano cristiani quaccheri e metodisti), non volevano sostenere il commercio di schiavi o di armi, e in seguito anche di tabacco e alcol. All’inizio del Novecento negli Stati Uniti nacquero quindi i primi fondi di investimento “responsabili”, che escludevano dai propri portafogli, società che operavano in questi settori. Un ulteriore sviluppo dei cosiddetti investimenti “responsabili” si ebbe ad esempio fra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta, quando molti investitori decisero di non concedere il loro denaro a società legate in qualche modo al regime sudafricano, in cui allora vigeva l’apartheid. Questa accresciuta sensibilità portò a una notevole diminuzione degli investimenti in Sudafrica, soprattutto da parte delle aziende statunitensi che temevano di perdere i propri investitori. Anche l’Unione Europea, di fronte all’insostenibilità delle maggior parte delle azioni legate alla Finanza, ha posto le basi per la formazione di un sistema alternativo, orientato alla sostenibilità, per generare giustizia sociale e bene comune. Dal 2021 è entrato in vigore il primo regolamento con cui l’Unione Europea disciplina gli investimenti sostenibili (cioè dà i criteri per stabilire se lo siano o meno). In generale i fondi etici fanno riferimento ai principi per un investimento responsabile (PRI) cosiddetti “ESG”. La finanza etica non rinuncia al profitto, ma permette di perseguire un equo guadagno anche attraverso l’assunzione di impegni di rilevanza sociale. Negli ultimi 20 anni la finanza etica-socio-ambientale in testaè diventata via via più attrattiva, tanto da permettere un confronto sempre più frequente con i titoli tradizionali. Oggi la Finanza etica offre agli investitori possibilità più ampie di risparmiare, guadagnare, pensando contemporaneamente al futuro della società e all’ambiente globale. Uno degli strumenti operativi è quello della banca etica che finanzia solo progetti orientati al bene comune. Più che un’alternativa si tratta di un percorso che, un poco alla volta, ha cambiato la coscienza, ma anche il modo di essere cittadini attivi e responsabili di moltissime persone, organizzazioni, movimenti. Questa è anche la storia degli ultimi 50 anni della finanza etica: si è cercato di «cambiare il mondo» o meglio di aver cura del mondo, spesso costituendo cooperative di credito, fondi di garanzia, reti di microcredito e banche, spesso promuovendo all’interno di istituzioni tradizionali, una sensibilità e una responsabilità che hanno trasformato radicalmente quelle stesse istituzioni. Di questo importante argomento si è parlato al Seminario Distrettuale sulla Finanza Etica del Distretto 2120 (Puglia e Basilicata) del Rotary Internationale all’Hotel Excelsior di Bari. Ha coordinato il dibattito Felice de Sanctis, giornalista economico, relatori sono stati il prof. Francesco Lenoci, Docente dell’Università Cattolica di Milano; Sergio Magarelli, Direttore della sede di Bari della Banca d’Italia; Francesco Mariano Mariano, Banchiere e amministratore unico Fondazione Vis; Teresa Masciopinto, presidente Fondazione Finanza etica. “Questo Seminario sulla Finanza Etica si propone l’idea di darci contezza di un nuovo modo di fare azienda, che va consolidandosi e pone, ed ancora più porrà, l’accento, anche nella compilazione dei bilanci – da sempre il compromesso tra le aspirazioni della proprietà e le performance aziendali reali – all’identità aziendale e al suo sistema di valori etici. Perché l’idea della filantropia strategica si sta diffondendo e perché le aziende hanno imparato sulla propria pelle, quale valore, anche per i propri fatturati, ha creare attorno al proprio brand un’aura di impegno sociale”, ha detto il Governatore del Distretto 2120 Vincenzo Sassanelli che ha illustrato le finalità dell’iniziativa, che vede il Rotary impegnato a sostegno della comunità attraverso i service a sfondo sociale. Il prof. Francesco Lenoci, docente Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, per spiegare i concetti di impresa sostenibile e bene comune, ha fatto ricorso al suo bagaglio di esperienze in Puglia. “Per il combinarsi delle combinazioni, ho il privilegio di essere sindaco effettivo di una società con sede a Gravina in Puglia, certificata da 3 anni “Great Place to Work”. Ma non basta. Questa società è Società Benefit… cosa significa? Significa che all’interno del proprio statuto ha inserito, accanto al perseguimento dell’utile, il perseguimento di finalità di beneficio comune. Per beneficio comune si intende la realizzazione di uno o più effetti positivi e/o la riduzione di impatti negativi su persone, comunità, territori e ambiente. Ma non basta. Questa società è anche B Corp. Cosa comporta essere B Corp? Comporta avere l’aspirazione di costruire un futuro migliore per le persone e per il pianeta. Tanto per capirci, una B Corp non deve solo aspirare ad essere la migliore azienda del mondo, bensì la migliore azienda per il mondo”. Il direttore della sede di Bari della Banca d’Italia, Sergio Magarelli, come il professor Amartya Sen, Nobel per l’economia nel 1998, formulava per la finanza la seguente domanda: “Come è possibile che un’attività tanto utile sia stata giudicata così dubbia sotto il profilo etico?”. Invero, quando si accostano finanza ed etica è facile vedere serpeggiare sorrisi, quasi si trattasse di un buffo ossimoro. A ben vedere, la finanza etica è una realtà concreta e nient’affatto trascurabile: sono banche che conformano la propria attività secondo standard di rating etico internazionalmente riconosciuti, con particolare attenzione all’impatto sociale e ambientale e che, con oltre 20 importanti organismi in Europa, nulla hanno da invidiare ai “normali” competitors, per redditività e capitalizzazione. È pur vero che l’insieme delle banche etiche europee eroga finanziamenti per circa 50 miliardi di euro (un pochino meno del 15% di Intesa San Paolo), ma la funzione più importante la svolgono nel contrastare i comportamenti non trasparenti e nel contribuire a diffondere prassi virtuose, rispettose delle regole di convivenza civile e degli interessi comuni, con l’osservanza sostanziale dei principi di legalità e correttezza, di equità e di inclusione, di valorizza-zione delle diversità d’ogni tipo. Ma in fondo la grande sfida, l’obiettivo primario è far sì che tutta la finanza sia ed operi secondo consolidati e condivisi principi etici, non solo perché è doveroso e in ossequio alle disposizioni di legge, ma anche (soprattutto) perché è assolutamente conveniente e se ne recepiscono i vantaggi concreti, neanche troppo in là nel tempo, sia a livello di singolo intermediario, che di intero sistema. Non possiamo certo esimerci da una radicale rivisitazione della valutazione dei costi “sociali” che le attività provocano e che vanno inclusi nel sistema dei prezzi ai quali i beni pubblici devono essere ceduti. Problematicità globali, innestate in criticità epocali, impattano sull’industria bancaria e sul sistema finanziario; invero, alle medesime è interessato l’intero modello di crescita e sviluppo economico della nostra società. Di queste sfide, tra le più importanti e con maggior valenza per l’orientamento delle linee evolutive strategiche degli organismi finanziari, annoveriamo senz’altro: La Sostenibilità Ambientale; l’Inclusione Sociale; la Capacità di Ottimizzare l’utilizzo delle risorse disponibili; l’Innovazione Tecnologica, Organizzativa e di Prodotto; Il Contrasto alla contaminazione illegale del tessuto economico e sociale. Evidente è la sostanziale, notevole vicinanza con le linee guida che connotano gli operatori di Finanza Etica. Le banche e gli organismi finanziari operano in un mercato fortemente competitivo e sono esposte alla concorrenza di altri operatori, anche di diversa natura e di non consolidata operatività nel settore. Inoltre, gli organismi finanziari sono soggetti alla supervisione delle Autorità preposte. Nell’ambito di applicazione dei fattori ESG, environmental, social, governance, ad esempio, sono state emanate articolate direttive specifiche agli organismi vigilati, al fine di agevolare e dare impulso positivo ai percorsi doverosamente intrapresi per fronteggiare le problematiche in questione e per governare efficacemente la evoluzione del contesto ambientale ed operativo, in modo da far sì che l’intero sistema conservi un adeguato livello di competitività, anche internazionale, ed efficienza. Va da sé che è imprescindibile una migliore definizione della qualità dei dati e delle informazioni relativi alle attività svolte, nonché una completa tassonomia condivisa a livello sovranazionale, non solo per evitare fenomeni elusivi di greenwashing e di social washing, ma per dare certezza e confrontabilità agli investimenti fatti per quelle specifiche finalità. Infatti, questi orientamenti nella gestione aziendale sono divenuti man mano indicatori reputazionali e di performance, soprattutto prospettica, sempre più rilevanti e di largo spettro, per tutte le imprese, comprese quelle finanziarie, nonché criteri discriminanti ed essenziali dei processi decisionali e di valutazione del merito creditizio, sia per l’accesso ai finanziamenti, sia per la negoziazione dei relativi costi. Un ultimo cenno vorrei farlo su una delle sfide più cruciali che “l’avanguardia” del sistema finanziario sta gestendo, ma che è assolutamente ineludibile per il futuro di tutto il coacervo degli organismi interessati e che è rappresentata dalla tumultuosa e, a quanto sembra, inarrestabile transizione tecnologica, che non è affatto indifferente sui profili organizzativi, di produzione e distribuzione, nonché sul reclutamento e allocazione delle risorse più preziose e qualificate e, tra queste, spiccano quelle umane. I rischi, particolarmente rilevanti e densi di pericolosità, per la compliance, per il rispetto della proprietà dei dati e per la privacy dei detentori, sono elevatissimi. Ma al tempo stesso la potenzialità di crescita favorevole allo sviluppo economico e sociale sono altrettanto importanti. La piena consapevolezza dei propri reali interessi da parte della più larga platea di cittadini e la capacità di farli valere e di operare scelte ad essi rispondenti, potrà essere il collante per quella alleanza civile che potrà consentirci di aspirare ad una società equa, giusta, sostenibile, inclusiva, saggia e lungimirante, insomma eticamente intelligente, per consentire alle prossime generazioni, ai nostri figli, di costruire un domani coerente con le proprie aspirazioni, un futuro all’altezza dei propri sogni. Per Francesco Mariano Mariano, banchiere e amministratore unico della Fondazione Vis, il profitto è il motivo per cui si fa impresa e non ci può essere impresa senza profitto e quindi investimenti e quindi crescita. Smarcato questo dogma bisogna, secondo il modello di crescita che vorrei proporre, quantificare il profitto in relazione al bene comune cioè, oltre al bene personale, quell’investimento dovrebbe, anzi deve, realizzare un valore positivo per la collettività. È così dimostrato che profitto e solidarietà non sono antagonisti. Nella prassi quotidiana non è sempre così facile affermare questo principio, perché il Sistema ha delle falle, delle mancanze che, con l’accondiscendenza dello Stato vengono riempite dall’ampio sistema del Volontariato, quelli che oggi sono gli Enti del terzo settore, Enti no profit che utilizzano le donazioni per assolvere a quei doveri che lo Stato non riesce in autonomia. Fondazione Venture Impatto Sociale ha l’ambizione di fare attività di ventur capital e quantificare l’impatto sociale che la impresa finanziata genera intorno a se. Il sistema bancario non può più agevolare la nascita di giovani imprese, il rischio è troppo alto, invece di fare raccolta, la Fondazione stimola donazioni (che hanno una fiscalità di convenienza) per essere impiegate a sostenere la nascita di nuova imprenditorialità. Quando poi l’impressa così nata ha superato gli scogli ed è entrata stabilmente nel mercato la Fondazione fa la sua exit. Questo è un investimento etico fatto con etica che può e deve essere emulato ed accompagnato da molti. Ha concluso gli interventi Teresa Masciopinto, presidente della Fondazione Finanza Etica: «La finanza etica afferma con forza un modello socio economico che mette al centro la persona e la salvaguardia del Pianeta, nella consapevolezza che per un futuro desiderabile lo sviluppo o sarà sostenibile o non sarà. Questi i principi a cui si ispira: - il credito, in tutte le sue forme, è un diritto umano. Non discrimina tra i destinatari degli impieghi. Finanzia quindi attività di promozione umana, sociale e ambientale, valutando i progetti col duplice criterio della vitalità economica e dell’utilità sociale. - Non ritiene legittimo l’arricchimento basato sul solo possesso e scambio di denaro. Di conseguenza il tasso di interesse, il rendimento del risparmio, è diverso da zero ma deve essere mantenuto il più basso possibile, sulla base delle valutazioni sia economiche che sociali ed etiche. - la trasparenza, Banca Etica pubblica sul proprio sito web tutti i finanziamenti. - la partecipazione alle scelte importanti dell’impresa non solo da parte dei soci ma anche dei risparmiatori - i criteri di riferimento per gli impieghi sono la responsabilità sociale e ambientale. Esclude per principio rapporti finanziari con quelle attività economiche che ostacolano lo sviluppo umano e contribuiscono a violare i diritti fondamentali della persona, come la produzione e il commercio di armi, le produzioni gravemente lesive della salute e dell’ambiente, le attività che si fondano sullo sfruttamento dei minori o sulla repressione delle libertà civili. È responsabilità di tutte e tutti prendere consapevolezza della grande forza che in quanto risparmiatori abbiamo con le scelte finanziarie nella costruzione di un mondo migliore».

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