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“La felicità come diritto” Il libro di Marta Pisani
15 febbraio 2024

Il diritto di scegliere, primo romanzo della molfettese Marta Pisani, si era concluso con il disinganno di Lucrezia, sposa per procura di Michele Palmara ed emigrata in Argentina. Nel momento di scendere dalla nave “San Guglielmo” la ragazza, che tra l’altro – in quel microcosmo eterotopico – aveva conosciuto delicate ma pudiche interazioni con l’ufficiale Marcello, aveva scoperto l’invalidità del marito, costretto su una sedia a rotelle perché mutilato. In quell’istante, la coraggiosa giovane molfettese aveva rivendicato il diritto di scegliere, di essere artefice del proprio destino, di non soggiacere agli effetti della menzogna altrui. La vicenda restava così sospesa, dando risalto a una sorta di femminismo eroico, che vedeva la figura femminile rifiutare giustamente le logiche di una società che la vorrebbe docile e accondiscendente a ciò che altri decidono per lei. L’autrice, Marta Pisani, ha però voluto, nel secondo capitolo della vicenda, La felicità come diritto (Florestano, 2023), ampliare la prospettiva e offrirci un ulteriore punto di vista, scandagliando la storia della famiglia Palmara e dello sposo rifiutato, Michele. Caratteristica che apprezzo della narrativa di Pisani è un felice intreccio di storia e fictio. Grazie a un notevole lavoro di documentazione, l’autrice ci introduce con efficacia rappresentativa nei meandri di un episodio che ci riguarda per le terribili conseguenze che ha avuto, un vero e proprio disastro ecologico con numerose vittime anche tra i civili: il bombardamento patito dalla città di Bari il 2 dicembre 1943 per opera della Luftwaffe. Fu il tragico portato di un oscuro periodo della storia italiana che il nostro popolo di Lotofagi tende a rimuovere e che giustamente Marta Pisani ha voluto rievocare. L’autrice ricorda in particolar modo le vittime che abitavano al numero 196 di via Crisanzio; mostra il passaggio dalla anche banale quotidianità (si veda lo scambio di battute tra la signora Rosetta e il panettiere) all’ammirazione stupita di uno strano fenomeno (“stranamente dal cielo cominciano a piovere striscioline di stagnola che volteggiano nell´aria come coriandoli festosi”), sino al terribile silenzio di morte seguito allo sconquasso. Rivelandoci il dramma di Michele, l’angoscia di un ragazzo volto dalle speranze liceali alla realtà dell’handicap, Pisani si interroga sul diritto di ciascuno di noi alla felicità. Un concetto complesso, come spiegherà nella Postfazione; se la Dichiarazione di Indipendenza americana ha rivendicato il perseguimento della felicità tra i diritti self-evident, tale tensione deve anche dispiegarsi per ciascun individuo – come bene ha sottolineato Antonio Genovesi, pure citato da Pisani – senza che ciò vada a detrimento del medesimo diritto altrui. Lucrezia comincerà, grazie a un fitto scambio epistolare (le lettere sono uno degli elementi strutturali del romanzo), a conoscere Michele, ad apprezzarne l’intelletto e la spiritualità. Sarà subito chiaro che il suo non sia stato un rifiuto della disabilità, ma dell’inganno patito. La stessa trattazione del tema dell’handicap è da Pisani condotta con sensibilità e delicatezza, cercando di sfatare il luogo comune che “il disabile sia un ‘angelo’ asessuato, che debba mettere a tacere impulsi, sentimenti e pulsioni naturali”. L’immagine, nuovamente attraente, di Michele comincerà a fluttuare nel cuore di Lucrezia non meno di quella dell’ufficiale gentiluomo Marcello e i risultati di quest’inchiesta d’amore saranno imprevedibili. L’evoluzione della vicenda di Lucrezia diviene l’occasione per rappresentare uno scorcio della nostra storia negli anni della ripresa e della crescita economica. Il romanzo ha caratteristiche di coralità; lo scompiglio portato dalla scelta coraggiosa della ragazza nel perbenismo molfettese indurrà anche le sorelle a volersi rendere artefici della propria sorta. Emergeranno quei contrasti generazionali che il profondo senso della famiglia innato nei personaggi principali porterà a voler smussare. L’opera ci induce inoltre a diffidare delle apparenze: la signora Rosetta, giunonica matriarca del primo romanzo, orditrice del raggiro, è una donna senza scrupoli o solo una madre disperata? Fin dove può spingersi il legittimo desiderio di un genitore di contribuire a costruire la felicità del figlio? Uno stile fluido e la capacità di tener desto l’interesse del lettore offrono una stimolante occasione per interrogarsi sull’ambivalenza e la contraddittorietà del cuore umano che, come ricordava un bellissimo film di Elia Kazan, non potrà mai assimilarsi a una linea retta. © Riproduzione riservata

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