La farsa: per i disabili Cala S. Andrea diventa balneabile
La farsa di Cala S. Andrea ha avuto la sua parte nell’infuocata estate molfettese, non quella degli eventi, ma quella delle polemiche. In realtà, l’amministrazione di destracentro di Tommaso Minervini ci ha abituato ai pasticci amministrativi, molte volte giustificati dal populismo o dalla necessità di mantenere insieme una coalizione ciambotto che più eterogenea non si può. Ma l’ultima trovata ha del paradossale: il divieto di balneazione a comando o a intermittenza. Avviene a Cala S. Andrea dove esisteva da sempre il divieto di balneazione, ma qualcuno ora ha deciso che si poteva realizzare una rampa per consentire ai disabili di bagnarsi in acque, dove di solito vanno a rinfrescarsi i cani e qualche ingenuo cittadino che le trova comode, perché vicino casa a suo rischio e pericolo e mai sanzionato dalla Capitaneria di porto. Dopo la realizzazione della rampa, con tanto di pubblicità, qualcuno fa notare al sindaco che tratta i disabili da cittadini di serie B mandandoli a fare il bagno in un’area dove esiste il divieto di balneazione. Così, preso in castagna, Minervini, nell’era di Salvini, si adegua e prendendo esempio dai fascioleghisti, decide che il problema si può risolvere semplicemente rimuovendo (a tempo e a termine) il divieto e rendendo balneabili con un’ordinanza le acque di Cala S. Andrea (ora accessibili ai cani e ai disabili?). E per avvalorare questa tesi, chiama in causa la Capitaneria di porto che certifica la balneabilità. Ma come mai, ci chiediamo prima non nessuno aveva mai sanzionato coloro che facevano il bagno alle spalle della stessa sede della Capitaneria di porto? Tolleranza, disattenzione? Ma la cosa più divertente (non possiamo definirla diversamente) è che la sospensione del divieto di balneazione dura solo fino al 16 settembre (per consentire a tutti di nuotare fino alla conclusione della Festa patronale?). Del resto il divieto di balneazione a Molfetta è solo un cartello che viene sistematicamente ignorato. Basta collocarlo nei punti vietati, per mettersi la coscienza a posto, poi ognuno è libero di violarlo (vedi Gavetone) senza problemi. In caso malaugurato di incidente, gli amministratori sono a posto: il divieto c’era, chi l’ha violato ne paghi le conseguenze. Tutto ciò porta ad avere qualche perplessità sulla balneazione a comando o per decreto. Sulla vicenda è intervenuta anche l’opposizione di sinistra Articolo Uno e Leu (Liberi e uguali): «Le acque di Cala Sant’Andrea, storicamente non balneabili, sono diventate accessibili ai bagnanti. Almeno fino al 16 settembre. Diciamo fino a dopo la fiera, quando i visitatori saranno tornati a casa. Così decreta l’ordinanza sindacale n° 51148 del 20 agosto 2018. Dopo le acque torneranno non balneabili. Prima sì, dopo no. Potrebbe cominciare così una serie TV di J.J. Abrams o un Marvel movie del Doctor Strange, ma è solo l’ultima trovata della smart city di Tommaso Minervini. A Molfetta, ormai emblema di quel meridione pasticcione e approssimativo, senza una visione organica sul futuro e sul territorio, non mancano mai i colpi di scena. Ma andiamo per ordine. Il mare di Molfetta è sottoposto a divieto di balneazione per lunghi tratti di costa. Questa condizione è determinata da diverse cause. Da un lato per lo sversamento in mare di inquinanti nocivi, dall’altro per la presenza di ordigni bellici risalenti alla seconda guerra mondiale. In particolare tale divieto si impone su tutta l’area portuale (dalla diga foranea della Madonna dei Martiri, all’estremità orientale del Lungomare Colonna, in corrispondenza di Piazza Municipio) e nella zona di Torre Gavetone. A stabilirlo in via definitiva è l’ordinanza della Capitaneria di Porto n°3 del 3 febbraio 2011, che mappa con precisione gli ordigni, dispone le operazione di rimozione e inibisce ogni attività che implica immersione in mare nelle zone perimetrate. L’ordinanza recita: “Nelle suddette zone di mare è altresì vietata la pesca in qualsiasi forma praticata, le immersioni subacquee ed ogni altra attività connessa con gli usi del mare”. Il divieto, spesso, è stato incomprensibilmente segnalato da cartelli in lingua inglese: “No diving” (vietato immergersi). Il Sindaco Tommaso Minervini, con Ordinanza n.32340 del 24 Maggio 2018, dando seguito ad una precisa indicazione del Dipartimento di Prevenzione – Igiene e Sanità Pubblica dell’ASL Bari del 5 Maggio 2018, che segnala le acque da interdire alla balneazione per l’alto potenziale di inquinamento, ordina con effetto immediato il divieto di balneazione su larghissima parte della costa molfettese. In questa ordinanza, ovviamente, viene elencata anche Cala Sant’Andrea tra i siti preclusi alla balneazione. L’Amministrazione Smart, nel frattempo, non si è mai minimamente occupata, nemmeno per sbaglio, di rimuovere i fattori che determinerebbero la condizione di non balneabilità delle acque cittadine. Anzi, ha preferito chiudere un occhio – oppure non si è accorta di nulla? – relativamente alla trasgressione sistematica dell’ordinanza del Sindaco. Come se le parole del primo cittadino dovessero essere semplicemente ignorate. Così, occhio non vede, cuore non duole, ciascun cittadino (o turista) ha fatto quello che gli pareva, in barba alle indicazioni della ASL e della Capitaneria di Porto (che, però, ha chiuso anch’essa un occhio, malgrado la cala sia alle spalle dello stesso stabile che occupa la Caserma, ndr). Tutto questo avveniva fino al 9 agosto di quest’anno, quando l’Amministrazione smart ha deciso di realizzare una pedana di accesso al mare per diversamente abili, proprio in un’area interdetta alla balneazione. Appunto, proprio a cala Sant’Andrea. Tra tutte le spiagge libere e mal servite di Molfetta, si è preferito intervenire su uno specchio d’acqua sottoposto a divieto di balneazione. È da allora che è cominciata una grottesca, quanto sospetta fibrillazione negli ambienti politici e istituzionali. Dopo meno di una settimana, nell’Ordinanza della Capitaneria di Porto n° 63/2018, si informa che sono “venute meno le condizioni ostative alla balneazione presso la predetta Cala Sant’Andrea”. Tanto emergerebbe dal sopralluogo che Comune e Capitaneria hanno effettuato congiuntamente il 14 agosto di quest’anno. In questa occasione le due istituzioni avrebbero preso atto dell’avvenuta bonifica ad opera del Nucleo SDAI della Marina Militare di Taranto. Lo hanno verificato proprio a ferragosto. Dobbiamo dedurre, quindi, che i nostri mari sarebbero stati completamente bonificati dagli ordigni bellici. Giusto? E allora perché a partire dal 16 settembre il divieto tornerebbe in vigore, come ordinano Capitaneria di Porto e Comune di Molfetta? Le bombe ci sono o non ci sono? Compaiono e scompaiono ad intermittenza? E lo stato ambientale delle acque com’è stato verificato? Come l’Amministrazione si prende cura dei propri cittadini, assicurando la fruizione solo di acque pulite e idonee alla balneazione? Come al solito la politica che non pianifica, ma rincorre le contingenze, scivola sempre su pericolose bucce di banana, con provvedimenti frettolosi e confusionari. Come per i parcheggi a spina di pesce su via Dante, o le ZTL ampliate e revocate sempre nella stessa zona. A pagarne le spese, naturalmente, sono i cittadini. In merito alla delicata questione della balneabilità delle acque molfettesi e in particolare di Cala Sant’Andrea (ma potremmo estendere il discorso anche su altre zone come il Gavetone) chiediamo senza giri di parole di sapere chiaramente se sono state rimosse una volta per tutte le cause del divieto di balneazione. Quindi, se non risiedono più ordigni bellici in prossimità della costa e se le acque possono essere considerate non inquinate, previe opportune verifiche scientifiche (non osservazioni sommarie ad occhio nudo). In questo caso tali acque devono essere immediatamente rese disponibili alla collettività (cittadini e turisti), ma senza limiti di tempo. La città esige serietà e trasparenza. Ma non ci facciamo troppe illusioni e aspettiamo il prossimo colpo di scena dell’Amministrazione smart». © Riproduzione riservata