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La drammatica situazione dell'Egitto, vista da un egiziano di Molfetta: George Farah
15 settembre 2013

Sono nato 68 anni fa in Egitto e credo di conoscere abbastanza questo Paese che conta oggi 95 milioni di abitanti: un popolo millenario, tollerante, aperto a tutte le culture, che ha subìto otto diverse occupazioni straniere. La rivoluzione del 1952 contro la monarchia gli ha dato più di mezzo secolo di stabilità; tutti concordano nel definirlo un paese moderato e laico, con la presenza di venti milioni di cristiani. L’ex presidente Mubarak ha assicurato 32 anni di tranquillità economica, politica e sociale, anche se la giovane generazione si è ribellata due anni fa contro il lungo regime “corrotto” del faraone d’Egitto, a cui è subentrato un governo islamista, sulla cui elezione democratica si nutrono forti dubbi, che aveva promesso rispetto per tutti. Morsi si è invece rivelato un dittatore, telecomandato dall’organizzazione internazionale dei “Fratelli Musulmani”, alleati dei terroristi di Al Qaeda e di Hamas. Il suo primo atto politico è stato quello d’imporre una costituzione fortemente improntata ai principi della Sharia o legge coranica, con forti restrizioni della libertà personale e di pensiero, concedendo solo tre giorni per presentare eventuali emendamenti. Un altro vero e proprio “colpo di stato” si è verificato poco dopo, allorquando Morsi si è arrogato “motu proprio” poteri assoluti, annullando di fatto il Parlamento e la Magistratura. A causa delle restrizioni imposte ad ogni forma di libera attività (divieto di vendita di bevande alcoliche, di indossare costumi da bagno, di gestire spiagge aperte ai due sessi, di scuole con classi miste, imposizione del velo alle bambine dalle scuole elementari in poi, divieto di balletti e spettacoli teatrali, di tenere mostre di arti figurative, ecc…) il turismo, prima voce tra le attività produttive del paese, è crollato a meno dell’ottanta per cento e la crisi economica si è fatta insopportabile. Che dire della violenza fanatica perpetrata a danno dei cristiani copti che sono la più numerosa minoranza religiosa di tutto il medio oriente? Ottantadue chiese e monasteri cristiani sono stati assaltati ed incendiati, molte suore violentate, distrutti i negozi dei cristiani e sgozzate centinaia di persone che avevano la sola colpa di non essere musulmane. E che dire altrettanto delle aggressioni perpetrate a danno di biblioteche, centri culturali e musei archeologici saccheggiati e distrutte barbaramente statue antiche di quattromila anni, giudicate una forma di idolatria che offende l’Islam! E’ venuto a galla poi anche l’aspetto terroristico dei Fratelli Musulmani, poiché nelle manifestazioni di RabaaAdaweia e Alnahda, la maggior parte dei presenti era costituita da esponenti non egiziani provenienti da organizzazioni quali Al Qaeda e Hamas, finanziati da paesi stranieri come Afganistan, Pakistan, Cecenia, Libia, Iran, Qatar, Siria, Palestina, Turchia, ecc… A questi paesi bisogna purtroppo aggiungere anche gli Stati Uniti che, per ammissione dello stesso presidente Obama, hanno finanziato i Fratelli Musulmani con 25 milioni di dollari per “garantire stabilità all’Egitto”! Mi permetto di far presente che il fratellastro keniota del presidente americano, Malik Obama, fa parte dell’organizzazione dei Fratelli Musulmani e ne è un importante esponente (vedi maggiori dettagli su Google). L’occupazione delle piazze principali del Cairo fatta dai seguaci di Morsi, durata 48 giorni, ha paralizzato i gangli vitali dell’economia bloccando ogni tipo di attività e danneggiando pesantemente abitazioni, negozi, strade e mezzi pubblici e privati. Le forze armate e la polizia, invocate dal popolo stesso, con forti perdite da parte loro, sono riuscite a riportare la calma, evitando un bagno di sangue fratricida ed hanno affidato il potere ad un governo laico, che ha già preparato una nuova costituzione e libere elezioni. Desidero chiarire che in Egitto l’esercito non è mai stato sinonimo di militarismo e antidemocrazia, e che la popolazione lo considera una specie di nume tutelare, a sua difesa e protezione. Anche il grande Sheikh dell’Azhar, massima autorità religiosa dell’Islam sunnita, ha condannato duramente i sostenitori di Morsi ed il loro rifiuto categorico di ogni forma di dialogo e riconciliazione. Spero, con questa breve nota, di aver offerto una visione non unilaterale della situazione del mio Paese. C’è ancora tanto da dire e mi offro volentieri a chi volesse continuare il dialogo.

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