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La cultura e il suo valore educativo in una serie di incontri dell'Aneb
09 gennaio 2009

MOLFETTA-L'Associazione Nazionale Educatori Benemeriti organizza nel mese di gennaio presso il Centro Sociale Don Tonino Bello (Parrocchia San Pio X) una serie di incontri sulla strada dell'attualità e delle problematiche quotidiane. Ed ecco che venerdì 16 toccherà alla Dott. Roberta Savelli e alla Dott. Antonietta La Notte-Chirone, Giudici presso il Tribunale di Trani (Sezione Lavoro), analizzare il problema dei licenziamenti individuali e collettivi. La seconda parte del mese avrà un'impronta più marcatamente artistica e culturale, con gli interventi del Prof. De Filippis (“In viaggio per la Puglia tra '400 e '500”) e della Prof. Enza Colonna (“Un percorso storico: da S'Agostino e Boezio”), rispettivamente il 19 e il 29 gennaio. Credere nella cultura e nel suo valore educativo costituisce il miglior modo per iniziare il 2009, per puntare alla crescita della persona. È la strada intrapresa, da tempo, dall'Aneb.
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Auguro ogni bene all'Associazione Nazionale Educatori Benemeriti: che i loro incontri e promozioni culturali trovino la massima partecipazione popolare. Personalmente ne dubito: si sta sciogliendo come neve al sole la cultura. Quale cultura? "Questa notte, colto da un estemporaneo attacco d'insonnia e zapping compulsivo, mi è capitato di vedere la replica di una puntata dei provini di X Factor. Ovviamente non è stato affatto utile a conciliare il sonno, bensì a suscitare un inaspettato moto di sdegno e riprovazione misto a meraviglia, nonchè inquietitudine per le sorti future dell'italica genia. Ora, non venitemi a dire che la questione sia irrisoria di fronte a cotante disgrazie che imperversano e funestano le nostre vite: osservando la multitudine di aspiranti popstar disposte a sfidare le intemperie pur di difendere il loro agognato posto in fila per il casting, si va delineando un angosciante ritratto socioculturale dell'individuo medio le cui mani dovrebbero, in teoria, costruire un "domani migliore". Le giovani generazioni, speme del nostro futuro: eccole a bramare la favola dell'ex cassiera Giusy Ferreri, scalpitando per quindici secondi di vanagloria televisiva; a centinaia si accalcano boriosi e tracotanti con l'unico fine di esibirsi, acchittati in stile supercafone deluxe, di fronte agli attoniti giudici designati. Non studiano, non lavorano, non sanno cantare ma guardano la tivvù. Vogliono apparire. Per uno spicchio di notorietà, non importa se per ottenerla tocca raschiare briciole di dignità dalla suola delle scarpe abbassandosi a fare il cerebroleso di turno, basta che tu appaia, solo per un attimo, non importa se gracchiando come una cornacchia strozzata o sibilando come una papera muta. Dopo esserti umiliato, lasciato sommergere dalle risatine spasmodiche di Morgan, le smorfie schifate della Ventura e il diniego della Maionchi, puoi sempre scoppiare in lacrime, sempre ben inquadrato dalle telecamere, e strepitare urlando al mondo intero che non hanno capito il tuo brillante ed innato talento canoro. Oh, poveri fanciulli, che mondo crudele e spietato quello dello shwo bisiness. Riusciremo a salvare quei giovani, a dir la verità pochi, i quali reclamano con dolore la "cultura"? "Come i poveri povero, mi attacco come loro a umilianti speranze, Come loro per vivere mi batto ogni giorno. Ma nella desolante mia condizione di diseredato, io possiedo: ed è la più esaltante dei possessi borghesi, lo stato più assoluto. Ma come possiedo la storia, essa mi possiede; ne sono illuminato: ma a che serve la luce? (P.P.Pasolini)
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