Recupero Password
La Cina, da Marco Polo ad oggi il racconto di Felice de Sanctis inviato speciale a Pechino L’Aneb celebra i 700 anni dalla morte del celebre veneziano
15 febbraio 2024

Presso la sede dell’Aneb (Associazione educatori benemeriti), Felice de Sanctis, fondatore e direttore di “Quindici” ha intrattenuto il folto uditorio accorso per l’occasione, parlando della Cina. L’occasione rievoca i settecento anni dall’impresa di Marco Polo. La Cina del medio-evo a cavallo fra il XIII ed il XIV secolo: un enigma, quando il giovane Marco Polo, da Venezia, seguì il padre e lo zio in quella che definiremmo oggi una missione commerciale in cerca di nuove opportunità di affari e poi l’evoluzione tumultuosa che la grande nazione orientale ha subito con il Comunismo (Mao-tse Tung e la Grande Marcia), le successive riforme di Deng Xiaoping e la attuale super potenza cinese, seconda (alcuni parlano addirittura di prima) potenza mondiale, con Xi Jinping e il Partito Comunista Cinese stabilmente alla sua guida. Il relatore definisce Marco Polo più che un giovane rampante, di buona famiglia, che accompagna il genitore e lo zio, nell’itinerario per raggiungere il mitico CATAI e fare affari con quelle genti, un ragazzo, aveva 17 anni, assetato di conoscenza che compie un viaggio – per i tempi ed i mezzi di locomozione dell’epoca da far tremare i polsi - per ampliare la propria conoscenza e condividere le sue sensazioni con tutti: annotando quello che vedeva nel mondo nuovo - tanto per dire, la distanza percorsa, con ogni mezzo… animale di locomozione dell’epoca, per la bellezza di oltre 13.000 miglia (22.000 km) fra deserti, zone isolate, catene montuose e popoli sconosciuti. Un’epopea! Negli oltre tre lustri trascorsi da Marco presso la corte di Kubilaj Khan, egli curò sì gli affari di famiglia ma, assetato come era di conoscenza, studiò la filosofia ed i costumi cinesi basati sul pensiero di Confucio: il dualismo YIN e YIANG - l’oscurità, l’odio, la barbarie, la cattiveria, il femminile Yin e l’amore, la verità, l’ordine, il maschile Yang. Visitò in lungo e in largo il Paese constatandone l’impronta duale della filosofia confuciana (la campagna serena, tranquilla, contrapposta alla frenesia delle città) ancora tutt’oggi presente con immense megalopoli industriali, iper-attive e scorci di territorio (le zone più occidentali, a ridosso con i confini mongolo-tibetani) dove la vita scorre con ritmi ancora cadenzati dalla Natura. Visitò il Paese, la Grande Muraglia, imparò la lingua e gli usi diventando quasi un consigliere diplomatico (senza portafogli, diremmo oggi) del Khan al quale descrisse l’altro mondo: l’Occidente. Marco ebbe modo di registrare tutte queste sensazioni nella sua opera letteraria ‘Il Milione’, dettando i suoi … appunti di viaggio, durante i tre anni di prigionia nel carcere di Genova dopo la sua cattura nello scontro fra le due potenze marinare di Venezia e Genova a Curzola, al suo compagno di cella Rustichello da Pisa. Dunque, come ci tiene a precisare Felice de Sanctis, Marco è anche un cronista, un giornalista che con le sue notizie informa i cittadini. Esattamente come da inviato speciale della Gazzetta del Mezzogiorno, fece lui negli anni ’90 del secolo scorso. Settecento anni sono trascorsi da quell’epica traversata; poco era mutato in Cina; conflitti interni, diatribe hanno contribuito a non far progredire il Paese ed il suo popolo. Il Colonialismo ci ha messo, come sempre, di suo per mantenere lacerato un Paese senza pace e senza identità. Basti pensare a Hong Kong per anni – 156 – dominata dalla Corona britannica; Macao dominio portoghese per 442 anni e la Manciuria esterna dalla Russia. Dopo la II Guerra mondiale vi fu il riscatto dei Cinesi continentali (epica, la Lunga Marcia di Mao per espandere il Comunismo e fondare la Repubblica Popolare Cinese) e lo scisma del Kuomintang con Chiang Kai-shek, sconfitto nel confronto con Mao, che abbandonò il continente fondando la Cina Nazionalista sull’isola di Taiwan. Entrambe le entità, con paradigmi diversi, contrapposti ma entrambi tendenti all’impetuoso sviluppo economico, industriale e sociale, hanno fatto passi da gigante e se ne vedono gli effetti globali. Il progresso portò benessere e prosperità ai cittadini. L’apertura verso i ‘mercati globali’ è ormai una realtà incontestabile. La prima, la Cina popolare ha carattere più statalizzata cioè, aperta all’impresa privata ma a patto che abbia il placet del P.C.C.. La seconda un po’ più… occidentale, liberale. Entrambe, con mezzi e metodi incomparabili fra loro, all’assalto dello status quo occidentale. Malgrado alcuni vedano nella flessione del vigoroso P.I.L. negli ultimi anni, quasi un segno di inversione di tendenza, un fatto è incontrovertibilmente certo: la Cina di Pechino ha accumulato in giro per il Pianeta, anche in Europa e soprattutto nei mercati del ‘terzo mondo’, una serie di asset tale da minacciare perfino alcune economie e sradicare situazioni di oligopolio già consolidate. La Cina, ormai è quello che in gergo verrebbe definito un player globale. © Riproduzione riservata

Nominativo  
Email  
Messaggio  
Non verranno pubblicati commenti che:
  • Contengono offese di qualunque tipo
  • Sono contrari alle norme imperative dell’ordine pubblico e del buon costume
  • Contengono affermazioni non provate e/o non provabili e pertanto inattendibili
  • Contengono messaggi non pertinenti all’articolo al quale si riferiscono
  • Contengono messaggi pubblicitari
""
Quindici OnLine - Tutti i diritti riservati. Copyright © 1997 - 2025
Editore Associazione Culturale "Via Piazza" - Viale Pio XI, 11/A5 - 70056 Molfetta (BA) - P.IVA 04710470727 - ISSN 2612-758X
powered by PC Planet