La chiancata nel Borgo Antico di Molfetta
Appunti di storia
Originariamente, lo stato materiale delle vie del Borgo Antico era in terra battuta, perciò queste, quando pioveva, diventavano fangose. Il loro stato peggiorava per la cattiva abitudine degli abitanti, i quali, gettandovi i rifiuti domestici, contribuivano alla diffusione di malattie infettive. Pertanto, sul finire del XVI sec. l’Università di Molfetta decise di inselicare le strade con una chiancata, per una migliore viabilità. In primo luogo, fu eseguito un censimento di tutti gli immobili con l’accortezza di conoscere per ciascuno di essi la percentuale di proprietà, sotto la visione di due nobili: Bisanzio Rufolo e Francesco Volpicella. Il censimento fu fatto su ordine della Regia Camera di Napoli sollecitata dall’Università di Molfetta contro i morosi. Per far questo la città fu divisa in tante isole che appresso specifichiamo: -La metà della strada della Mente con la metà della strada del Forno, et parte della Piazza. -la parte della strada della Mente verso la muraglia. -la mità della strada del Forno con la mità della strada de la Macina et mità de una parte della Piazza. -la mità de la strada della Macina con la mità della strada di S. Pietro parte della strada della Mente, del Castello e della Piazza. -parte della mità della strada di S. Pietro con la strettula del Monastero di S. Pietro da 306 a 337 -la mità della strada di Scibinico, la mità della strada di S. Antonio con la mità di una parte di S. Pietro e della Piazza. -la metà della strada di S. Andrea la metà della strada del forno di S. Andrea con parte del Castello e isola di detto santo. -la metà della strada del forno di S. Andrea con la metà dela strada di S. Lorenzo da 502 a 533 -la metà de la strada del Capitano, il cantone di Cola Valente, la metà della strada di S. Lorenzo con la corte di Francesco Muscato e compagni. -la metà della strada di S. Girolamo verso la marina sino alla Chiesa Maggiore. -la metà della strada di S. Girolamo, la metà della strada dei Mammoni, con la metà dell’isola di S. Andrea. -la metà de la strada dei Mammoni, la metà de la strada dei Preti, con la strettula dei Mammoni, et S. Antonio. -la metà della strettula di S. Antonio, la metà di una parte dela strada di deli Mammoni et delli Preti, con la metà della strada a S. Andrea. -la metà della strada dei Preti, la metà della strada delli Termiti, la metà de una parte de la Piazza, et del largo della Chiesa Maggiore. -la metà della strada de li Termiti, la metà della strada delle Trescine, con la metà della Piazza et largo della Chiesa. -la metà della strada delle Trescine, la metà della strada del Salvatore, con la metà della strada della Piazza. -Lo Burgo. In tutto furono censite 841 singole proprietà. Nella conclusione del 7 novembre 1598su. (1597), fu deciso di riparare le strade cittadine, il largo del castello e il Borgo (il tratto di strada di fronte alla muraglia) affinché fossero pulite dal fango. Cesare Gadaleta e il maestro muratore Giacomo Spinazzola ebbero l’incarico a sovraintendere ai lavori e di obbligare i proprietari delle abitazioni a concorrere alla spesa, facendo uno sconto ai proprietari che volevano costruire la cloaca o latrina che doveva sboccare al mare. La spesa della chiancata al largo del castello e quella del Borgo doveva essere divisa a metà tra l’Università e i proprietari dei magazzini. I due deputati dovevano fare i bandi per i vari lavori e, se necessario, potevano anche prendere in prestito i soldi necessari per iniziare i lavori. Essi potevano multare chi sporcava le strade, con l’addebito di un 1 tarì per ogni infrazione. Metà tarì andava all’Università e l’altra metà ai due eletti. L’inselicata del borgo iniziava dalla punta dell’abbevveraturo avanti l’osteria sino alla punta del trappeto degli eredi di Giovanni Santoro. Bisanzio Rufolo e Giuseppe de Nesta, eletti a fare detta inselicata, avevano l’obbligo di fare la basolata anche nella corte dove abitavano detto Bisanzio e Francesco Muscato, come anche la corte volgarmente detta del notaio Achille Germano, sempre con le stesse modalità. Nella Conclusione Decurionale del 7 marzo 1600 fu concluso che i Sindaci facciano fare una piazza fuori il borgo dalla bottega di mastro Giovanni che sta dentro il fosso fino al pontone del torrione dove al presente abitano quelli de …. E facciano fare un muro dal detto torrione fino al muro del fosso, con abbattere il muro del fosso per quanto è detta piazza per comodità della Fiera di Santa Maria dei Martiri per fare uno scaricaturo di grani, orgio e altere vettovaglie che si vengono a vendere e per gli ortolani che vengono a vendere le foglie. La piazza si deve inselicare. In quella successiva del 3 aprile 1600 fu concluso di inselicare il borgo e di levare la vergogna che al presente si ritrova in mezzo al borgo e facciano fare un boccale alla piscina che è retro detta vergogna palmi 3. La colonna della vergogna e si metta dove meglio pare dal cantone della fontana che si ritrova al pontone del abbeveraturo. Le chiancarazze, furono estratte per poi lavorarle a mi-sura dal petrale di Cola de Spinazzola, da quello di Giuseppe de Nesta, dal petrale di Pantaleo Mastroleonardo in contrada S. Leo, da una cava vicino la Torre Nuova (Torre Calderina), dal Pulo e dal trappeto della Cona di Andrea Passari, da una cava in contrada di Giovinazzo detta Cornizzala e da una cava di Bisceglie. Da Giovinazzo e da Bisceglie per il trasporto delle chiancarazze si utilizzarono le barche. Il lavoro della messa in opera della chiancata fu diviso in lotti e concorsero diversi muratori man mano che si facevano i bandi. Si aggiudicarono i lavori Bartolomeo Latillo di Terlizzi, Mauro Ruto di Ruvo, Daniele de Polignano, Giacomo Maldarizzo di Taranto ma abitante a Rutigliano e Angelo De Bona di Rutigliano per la strada S. Girolamo e per quella di S. Lorenzo, iniziando dalla porta detta del castello. La chiancata fu fatta come quella della piazza di Bitetto. Vito di Noia per una parte della strada del Forno di S. Andrea e di quella di S. Lorenzo. Francesco e Sabato di Vecchio di Ruvo presero il partito per inselicare la Piazza. Domenico Gagliardo e Pasquale lo Caputo presero il partito per scappar 1000 salme di chiancarazze al petrale di Giovinazzo e in loco la Torre Nuova. L’inselicata fatta al Borgo nei pressi della chiesa di S. Francesco, risultò difettosa; le bestie avevano difficoltà a camminare e si rifece il detto tratto. Alcuni anni dopo Giacomo de Morenza, Giovanni Battista Spagnolo, Evangelista Allegretta e Cola Spinazzola finirono di completare l’inselicata verso il porto. ————— Bibliografia: Archivio Diocesano Molfetta, Fondo Curia Vescovile, Cartelle Università di Molfetta, cart. 10. Archivio Comunale Molfetta, cat. 4, vol. 3, cat. 17, vol. 83-84-87-89. Archivio Stato Bari, Sezione di Trani, notaio Giovanni Lorenzo de Angelis, vol. 102, atto del 24-4-1598. Per la colonna della vergogna vedi: C. Pappagallo, Il Borgo di Molfetta, in 41a Mostra Filatelica Molfetta, 1998, p. 55. © Riproduzione riservata