Recupero Password
L'Italia che non va, Molfetta che non va Dibattito della “Margherita” con Guglielmo Minervini
15 luglio 2003

Con i politici di livello nazionale la “Margherita” di Molfetta non ha troppa fortuna. Durante l'ultima campagna elettorale toccò a Francesco Rutelli tirare un bidone e fu dura convincere la gente che affollava Piazza Paradiso che una sua telefonata poteva andar bene ugualmente, questa volta è stato Arturo Parisi a dare forfait all'ultimo momento a causa di un malore. La manifestazione intitolata “L'Italia che non va”, organizzata per lunedì 14 luglio a Corso Umberto, si è trasformata, probabilmente contro le intenzioni dell'interessato, in un “one man show” di Guglielmo Minervini (nella foto), ricordiamolo, coordinatore regionale della “Margherita”, in pratica al suo ritorno in pubblico dopo la sconfitta elettorale di due anni fa. Alle persone che hanno riempito Corso Umberto in fondo deve essere andata bene anche così, visto che probabilmente erano mosse più dalla curiosità di riascoltare quello che è stato l'incontrastato leader del popolo di centro sinistra, che da quella di conoscere Arturo Parisi. E così l'ex sindaco si è trovato di nuovo, come tante volte in passato, solo al centro della scena, con solo il neo capogruppo alla provincia Gianni Mastropierro e il consigliere comunale Nino Sallustio a fare da comprimari. Rispondendo alle domande dei giornalisti Felice de Sanctis, della “Gazzetta del Mezzogiorno” e direttore di “Quindici”, e Raffaele Lorusso, di “Repubblica”, Guglielmo Minervini ha espresso la posizione sua e della “Margherita” su diverse questioni di attualità. “Che fine ho fatto? Certo non me ne sono stato a casa mia - ha tenuto subito a chiarire Minervini – come coordinatore regionale ho continuato a dare il mio contributo con spirito di servizio, perché la “Margherita” potesse diventare una speranza per i cittadini stanchi del governo di centro destra”. Quindi nessuno sdegnoso aventino dopo la prima batosta di una carriera politica fino ad allora costellata di successi, ma un impegno politico ad un diverso livello, regionale e non cittadino. Comunque con la voglia di andare avanti. Un ruolo di coordinatore regionale dal quale ha dovuto affrontare diversi problemi, come quello sorto alla Provincia di Bari, dovuto anche a difficoltà interne al suo stesso partito. “Mi sono battuto per risolvere la crisi, ora il bilancio è stato approvato e si viaggia verso la conclusione del mandato”. Su quest'aspetto Guglielmo Minervini ha insistito più volte, sull'idea cioè che il ruolo politico della “Margherita”, un partito nuovo che “non ha padrone” ed “unisce tante identità e storie diverse”, sia di lavorare per il compimento del bipolarismo e per la costruzione di una coalizione di centro sinistra compatta e così capace di costituire un'alternativa credibile al Polo, a tutti i livelli. A Bari, dove Minervini, ha difeso l'operazione che sta portando all'individuazione del candidato sindaco con largo anticipo e con la partecipazione della società civile oltre che dei partiti, ma anche alla Regione, dove contro Fitto, secondo Minervini, “anche a guardare gli ultimi risultati elettorali, l'opposizione si sta dimostrando in grado di poter rientrare in partita”, soprattutto tenendo conto della cattiva gestione dell'amministrazione regionale. Nella sanità, dove il Piano di riordino ospedaliero si è rivelato solo un insieme di tagli di servizi al cittadino, alla gestione dei fondi europei, utilizzati poco e soprattutto male, non a sostegno della realizzazione di un progetto di sviluppo, ma con Fitto concentrato a costruire una rete di rapporti clientelari e una base di potere. “La stessa cosa sta succedendo a Molfetta – ha continuato Guglielmo Minervini – non si riesce a capire come la città si sia messa nelle mani di un ceto politico così infimo, dove tutto ruota attorno alla famiglia Azzollini, con il sindaco che fa da tappetino, il servitore degli interessi degli Azzollini”. Pungolato a parlare della realtà cittadina, Guglielmo Minervini non ha risparmiato affondi: “ Uno dei punti più gravi della regressione della politica a Molfetta è l'opportunismo. Non mi sento un molfettese se la maniera tipica di fare è quella per cui per raggiungere il proprio obiettivo personale si è pronti a rivoltarsi la giacchetta, a rinnegare il proprio passato. Ciò che conta non è vincere o perdere le elezioni, ma non smarrire la propria dignità”. Messo alle strette con una domanda su una possibile alleanza con l'Udc, Minervini ha precisato: “Il centro sinistra deve uscire dal proprio recinto, da soli non bastiamo, ma nessuno può pensare di utilizzare questo scampolo di opposizione che ancora resiste per contrattare un piatto di lenticchie con l'attuale maggioranza. Le alleanze si fanno sui programmi, costruendo una reale alternativa di governo. Abbiamo il dovere morale di far ripresentare nel nostro futuro certe pagine belle del nostro passato”. Sul suono della canzone popolare di Ivano Fossati l'album dei ricordi si è chiuso e fra i capannelli formatisi a Corso Umberto, chissà, forse si è cominciato davvero a parlare di cosa fare da grandi, in questa città. Lella Salvemini
Nominativo  
Email  
Messaggio  
Non verranno pubblicati commenti che:
  • Contengono offese di qualunque tipo
  • Sono contrari alle norme imperative dell’ordine pubblico e del buon costume
  • Contengono affermazioni non provate e/o non provabili e pertanto inattendibili
  • Contengono messaggi non pertinenti all’articolo al quale si riferiscono
  • Contengono messaggi pubblicitari
""
Quindici OnLine - Tutti i diritti riservati. Copyright © 1997 - 2024
Editore Associazione Culturale "Via Piazza" - Viale Pio XI, 11/A5 - 70056 Molfetta (BA) - P.IVA 04710470727 - ISSN 2612-758X
powered by PC Planet