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L'inquietante verità sul porto di Molfetta raccontata ai cittadini dal nuovo sindaco Paola Natalicchio
09 agosto 2013

MOLFETTA -  Inquietante, contundente, misteriosa, sono questi i tre aggettivi usati dal sindaco di Molfetta, Paola Natalicchio per definire la vicenda del nuovo porto commerciale. «Questa è una conferenza stampa che parlerà di una vicenda aperta ormai da anni e che per anni è stata un mistero. È nostro compito riannodare la questione porto con il resto della città». Non usa mezze parole Paola Natalicchio, sindaco di Molfetta, nel commentare assieme all’assessore ai lavori pubblici Giovanni Abbattista le gravi criticità riscontrate e gli interventi che l’amministrazione comunale sta compiendo per permettere il completamento della costruzione del nuovo porto di Molfetta, opera di 72 milioni di euro avviata nel 2006.

I lavori iniziati proprio nell’anno 2006 comprendevano la costruzione di un secondo molo in continuità alla diga Salvucci (già esistente nei pressi della basilica della Madonna dei Martiri), la costruzione di uno “sperone” radicato all’attuale molo peschereccio S.Vincenzo, il banchinamento della diga Salvucci per il traffico commerciale e le navi Ro-Ro, i dragaggi necessari per l’ingresso delle imbarcazioni in porto e per la navigabilità interna. Inoltre, nel Piano regolatore del porto erano previsti la costruzione di capannoni per lo stoccaggio delle merci, un ponte di collegamento fra il porto e la zona industriale e un sistema di viabilità interna con parcheggi e arredi. Insomma vista così è davvero una grande opera, seppur costosissima. 
Sempre il sindaco Natalicchio ha continuato: «il nostro porto assieme al porto di Civitavecchia e al Mose di Venezia è la terza opera più grande in fase di realizzazione nella nostra penisola seppur la più problematica. Ad oggi ereditiamo una situazione non facile anche se la nostra intenzione non è quella di interrompere i lavori del porto che figurano in uno stato di avanzamento del 60%». 
COSTO COMPLESSIVO DEL NUOVO PORTO
Il 13 febbraio 2008 viene approvato in Giunta il progetto esecutivo del nuovo porto commerciale per una somma complessiva di 72.000.000 euro successivamente all’esame delle progettazioni posto in essere dall’ormai ex Rup Ing. Enzo Balducci (dimessosi e sostituito oggi dall’arch. Lazzaro Pappagallo). Della somma complessiva dei 72 milioni di euro, 58.801.664,41 erano destinati ai lavori a corpo, 1.923.672,59 erano legati agli oneri della sicurezza e infine 11.274.633 erano le somme a disposizione dell’amministrazione per le spese tecniche di progettazione, espropri, prospezioni geologiche e imprevisti. 
MOLO DI SOPRAFLUTTO
Una delle prime questioni affrontate dalla neo amministrazione Natalicchio riguarda proprio il molo di sopraflutto. Infatti nel gennaio 2013 la direzione lavori richiede l’Adeguamento tecnico funzionale che prevede la traslazione del molo di sopraflusso all’incirca di 10 metri, lasciando inalterato l’orientamento che renderebbe possibile l’esecuzione dell’opera all’interno dell’area oggetto di bonifica in corso, evitando in tal modo di finire in fasce larghe 10 metri interessate dalla presenza di ordigni bellici sui fondali non ancora oggetto di prospezioni. Nel marzo 2011 si leggeva nella delibera G.C. n.30 del 18 marzo che risultavano bonificate l’80% delle aree relative allo scavo di imbasamento della banchina di N-W e le aree interessate dal dragaggio in corso fatta eccezione per il molo-martello e parte della zona rossa. La conclusione della bonifica su tutta l’area d’impronta del molo di sopraflutto era infatti prevista non prima del 2014, secondo le dichiarazioni del Nucleo Sdai rilasciate il 1 febbraio 2011 alla Regione Puglia.
MANOVRE ALQUANTO ANOMALE?
Facendo un passo indietro è proprio nell’anno 2006 che si definisce l’appalto di gara da 69milioni di euro: qui si realizzeranno le manovre “particolari o meglio occulte”. All’appalto avrebbero potuto partecipare solo imprese che avrebbero avuto a disposizione una draga internazionale: tre erano le draghe di questa tipologia in tutto il mondo e per l’appalto si presentarono ben 11 imprese internazionali. Purtroppo, l’unica che avrebbe potuto partecipare e vincere era la Cooperativa Muratori e Cementisti (CMC) di Ravenna in ATI con la Società Italiana Dragaggi e l’Impresa Pietro Cidonio. Appalto e aggiudicazione hanno assunto, perciò, la forma di un’operazione oscura e successivamente divenuta illegale a tal punto che la stessa Autorità di Vigilanza dei Lavori Pubblici ha denunciato il procedimento burocratico alla Corte dei Conti e alla Procura della Repubblica. Si era dato atto ad un vero e proprio gentlemen’s agreement. Del resto, la CMC non era sconosciuta a Molfetta: non solo per alcuni “rapporti politici fra gentiluomini”, ma anche per l’arrivo nel 2005 del «pontone Dante» della stessa impresa per il sondaggio dei fondali.
Allo stesso tempo, la partecipazione di una sola impresa all’appalto comunale ha determinato anche un ribasso del 10% invece che del 30%, come sancito per legge, con la perdita per la comunità molfettese di quasi 14milioni di euro. Somma che si è trasformata in un maxiregalo per la CMC. Per di più, l’amministrazione nel 2006 avrebbe dovuto evitare la sottoscrizione dell’appalto, come richiesto dall’Autorità di Vigilanza: ma il sindaco Azzollini ha preferito tirar dritto dando avvio ai lavori nel marzo 2008.
MAXIREGALI ALLA CMC E RISARCIMENTO DANNI
Dopo i 14milioni di euro l’altro maxiregalo alla CMC saranno i 7,8milioni di euro (transazione) pagati come risarcimento danni all’impresa nel 2010 per il mancato rispetto del cronoprogramma dei lavori a causa della protrarsi della bonifica dei fondali dagli ordigni bellici. La richiesta iniziale era stata di 22milioni di euro. A questi disastri è necessario aggiungere non solo lo stralcio del progetto esecutivo, ma anche il dragaggio economicamente esoso e inutile che ha comportato un aumento dell’appalto a 70milioni di euro con una perizia di variante e la costituzione nel 2003/04 della società consortile Molfetta Newport (società di gestione che dovrebbe essere regionale e costituita solo dopo il completamento dei lavori). Ma la CMC l’11 giugno 2013 scrive al Comune di Molfetta dichiarando che “la persistente enorme quantità do ordigni e residuati bellici ancora persistenti sui fondali del Porto di Molfetta, ha determinato una situazione di pregiudizio”. Il tutto ha comportato la sospensione dei lavori inerenti l’attività di bonifica dello SDAI fino a settembre. Inoltre dopo la multa di 7,8milioni di euro pagata alla CMC Cidonio per i ritardi nei lavori (a causa dell’inquinamento bellico) e le due varianti al programma costruttivo originario, con la chiusura del 39° stato di avanzamento dei lavori (24 luglio 2013) la CMC iscrive riserve per 21.159.922 euro. 
Ad una delle domande poste dal direttore di Quindici, Felice de Sanctis nel corso della conferenza stampa, sulla sorte dell'inutile società porto (Molfetta Newport), Abbattista l'ha definito un giocattolo nel giocattolo per usare la definizione data dallo stesso de Sanctis sul nuovo scalo marittimo. Un giocattolo con attività zero e il cui presidente (Antonio Lisena) si è dimesso, appena insediatasi la giunta Natalicchio. Ora l'inutile società è stat liquidata.
Ma Abbattista non è stato in grado di rispondere alla domanda sulla valutazione finale dei costi dell'opera, come richiesto da Quindici, perché è stato messo in atto dalla passata amministrazione un percorso così tortuoso e ci sono ancora tante incertezze di tempi (sminamento) e di costi, che possono lievitare in base alle richieste di risarcimento della Cmc di Ravenna.
IL PORTO SARA’ UN'OPPORTUNITA’ IN FUTURO? 
Sulla questione porto l’assessore ai Lavori Pubblici Giovanni Abbattista ha dichiarato: «Il porto diventerà un opportunità solo quando l’intera comunità sarà partecipe alla stessa questione. Noi non vogliamo scaricare croci addosso a nessuno anzi siamo pronti ad abbracciarcela. Il nostro obiettivo è quello di uscire dagli approcci precedenti soprattutto sotto il profilo del contenzioso. È senza dubbio un contenzioso che sta per esplodere e per questo abbiamo deciso di affidarci ad entità competenti, ovvero una difesa legale adeguata». Senza dubbio non va tralasciato che ogni infrastruttura ha un obiettivo: deve remunerare il capitale investito trasformandolo in occupazione e sviluppo. I porti sono i contabili dell’economia, risentono prima della crisi o addirittura l’anticipano e l’attuale pesante dissesto economico ha colpito e ridisegnato i traffici marittimi. L’obiettivo deve essere quello di avere porti polifunzionali e flessibili cercando di individuare i bisogni della portualità, si devono fare scelte programmatiche, atte a valutare l’impatto ambientale delle opere. È  il mercato che decide se il porto ha un ruolo. Sicuramente a Molfetta non si potranno ospitare navi da crociera dato che hanno bisogno di 9m di profondità del fondale per attraccare, al massimo ci potranno venire i traghetti, ma tutto questo limita la prospettiva di poter mettere sul mercato questo porto. Quindi dietro questa grande opera qual è il modello di business?
ORDIGNI BELLICI
Ad oggi sono all’incirca cinquantamila le bombe o residuati bellici della seconda Guerra mondiale ancora presenti sui fondali del porto di Molfetta e impediscono al cantiere del nuovo porto di proseguire i lavori. Si tratta di ordigni chimici all’iprite colate a picco con le navi statunitensi che le trasportavano per impiegarle sul fronte italiano. L'allarme sulla questione bombe viene direttamente dal sindaco della città molfettese, Paola Natalicchio, che ha dichiarato: «ho chiesto alla Regione e alla Marina Militare i fondi destinati alla bonifica e ci doteremo di un legale per chiarire le vicende oscure su questa vicenda: il cantiere rischia di fermarsi». 
L'attività di sminamento che va avanti dal 2008 e si pensa di terminare nel 2016 vede 48.000 ordigni bonificati e 50.000 da bonificare con 1.2milioni di euro necessari per completare lo sminamento. Ma in assenza di risposte i lavori del nuovo porto di Molfetta, rischiano così di fermarsi. 
Alla conferenza stampa sul porto ha partecipato anche una giornalista illustre, Concita De Gregorio,  di "Repubblica" che ha chiesto alcuni chiarimenti sul primo risarcimento di 7,8 milioni di euro quando erano iniziati da poco i lavori e si è domandata se questo risarcimento non potesse essere considerato una forma di finanziamento occulto. "Come mai si è dato inizio ai lavori, pur sapendo che era necessario rimuovere le bombe dai fondali? Sembra la stessa storia della Metro C di Roma, nel cui caso, una volta appaltata, si è poi "scoperto" che nel percorso c'erano monumenti romani. Ecco perché occorre valutare se ci sono consistenti rilievi penali su questa vicenda" Del resto non è un mistero, e lo ha confermato il sindaco Natalicchio, che sono in corso due inchieste penali della magistratura di Trani sul nuovo porto. Non è escluso, perciò, vista la presenza della Di Gregorio all'incontro con i giornalisti, che  anche la stampa nazionale come "Repubblica" si occupi di questa inquietante vicenda del porto di Molfetta.
«Il porto è uno zaino di pietre che abbiamo ereditato e che ci dobbiamo portare sulle spalle - ha concluso Paola Natalicchio - ma non vogliamo che diventi la zavorra del futuro di Molfetta».
 
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Autore: Andrea Saverio Teofrasto
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Abbiamo ascoltato cose che bene o male si sapevano, ma la mia attenzione va verso la questione bonifica che ha, a mio avviso, dei lati oscuri. La regione riceve anni fa, tutti i fondi destinati alla bonifica dell'adriatico con l'obittivo si spenderli solo per Molfetta e Torre Gavetone. Sappiamo oggi che la regione, pur avendo avuto i fondi, per motivi di bilancio comunque non può spenderli per la bonifica, e se non sbaglio anche negli anni scorsi il comune di molfetta anticipava tali fondi per la bonifica e la regione si impegnava a restituirli. Ad inizo lavori l'Ispra aveva censito 54 bombe, diventati fino all'anno scorso diecimila e scoprire ora che sono centomila. Si dice che siano stati bonificati 50 mila ordigni e qui si accende una lampadina nella mia testa e ho provato a fare due conti. La bonifica è iniziata 5 anni fa per cui si ha una media di diecimila ordigni bonificati all'anno. Se l'ispra è presente a Molfetta solo per pochissime settimane l'anno, come hanno fatto a bonificare così tanti ordigni in poco tempo??? Volendo abbondare in 60 giorni lavorativi l'anno che lo SDAI lavora a Molfetta e avendo bonificato diecimila ordigni l'anno fa una media di 166 ordigni al giorno ovvero in 8 ore lavorative pari a 20 ordigni ogni ora (???). Il 7 agosto 2012, il Ministro Di Paola, in una risposta scritta alla Camera afferma che i nuclei specializzati allo sminamento ne possono bonificare 1500 l'anno. mentre a molfetta sono capaci di farne 10 mila. Sempre il miinistro,appena un anno fa afferma che riguardo all'area del porto di Molfetta, in data 18 giugno 2012, in seguito all'attività in mare, risultava l'individuazione di 898 posizioni di ordigni di cui 540 bonificati. Insomma sono stati individuate 898 eventuali residui bellici o centomila??? Sono stati bonificati 540 ordigni come dice il ministro o 50 mila??? Qualcosa non è chiaro e molti non dicono la verità o a molti conviene che la storia dello sminamento continui quanto più possibile. Ecco il link del documento sopra citato: http://banchedati.camera.it/sindacatoispettivo_16/showXhtml.asp?highLight=0&idAtto=50617&stile=8




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