L'inesorabile declino della pesca a Molfetta
Una cultura, quella marinara, da sempre simbolo della nostra città che ha contraddistinto da sempre Molfetta, è destinata, nonostante le resistenze degli addetti al settore, a scomparire per sempre. Questo è quanto è emerso dall’ultimo incontro organizzato dal Rotary Club di Molfetta presieduto da Pietro Facchini, nella attenta relazione del dott. Beppe Gesmundo di Federpesca Puglia, introdotta dal rotariano dott. Nicola Lapendola. Il dato emerso dalle statistiche è allarmante: sole 70 unità da pesca nel 2010 a confronto delle 155 unità da pesca degli anni ’90 esistenti a Molfetta, con una stima di un ulteriore diminuzione a 55 unità nel prossimo anno. Una crisi che non colpisce solo Molfetta, la Puglia (con una fl otta che rappresenta oltre il 15% della stazza complessiva nazionale) o l’Italia, ma una crisi comune a tutti i paesi UE, frutto sia delle politiche comunitarie restrittive e di contenimento, sia di una crisi strutturale della pesca. Un esodo dal settore che negli ultimi anni viene persino sovvenzionato dalla Comunità Europea che punta al raggiungimento, entro il 2015, dell’obiettivo M.R.S. (massimo rendimento sostenibile), cioè una nuova gestione della pesca fondata sulla nozione di ecosistema, tutela delle risorse e tutela dell’ambiente marino. Si tratta dunque di realizzare una pesca responsabile, di defi nire un tasso di pesca appropriato e dimensionato sulla capacità produttiva e riproduttiva degli stock, prevedendo tassi di adeguamento annuali, in termini di riduzione dello sforzo e della capacità di pesca, per raggiungere l’obiettivo. I vantaggi della strategia M.R.S. saranno dati dall’inversione della tendenza al declino della pesca, dal miglioramento della situazione economica, con conseguente riduzione dei costi ed aumento dei benefi ci e dal riequilibrio della bilancia commerciale. Questi vantaggi vanno ottenuti con la riduzione delle catture e dello sforzo di pesca e con un monitoraggio dei cambiamenti dell’ecosistema e dei suoi equilibri. Al momento lo sfruttamento per attività di pesca è quindi eccessivo rispetto alla capacità autoriproduttiva delle risorse. Da alcune valutazioni del Consiglio internazionale per l’esplorazione del mare, è emerso che sta aumentando il tasso di mortalità da pesca con conseguente calo dei quantitativi di pesce adulto, in molti casi al di sopra dei limiti di precauzione ovvero i livelli necessari per garantire una probabilità elevata di sostenibilità del settore. Ovviamente la situazione delle risorse varia da regione a regione, ma esperti sostengono che nel Mediterraneo esiste una situazione di sovra sfruttamento importante. A tutto questo si va ad aggiungere l’aumento dei costi del gasolio che negli ultimi due anni ha raggiunto anche il 240% in più e i margini di rendimento dell’attività sempre più bassi. Un settore che sta soffrendo, quindi, soprattutto per le disastrose politiche della pesca. Bisogna pertanto garantire un futuro di questo settore pur in un contesto diffi cile e instabile. Questo è un obiettivo politico importante dell’Unione Europea. La politica della pesca va quindi ripensata in un contesto più ampio, un contesto marittimo globale e la stessa politica marittima integrata deve avere come suo pilastro la tutela dell’ambiente marino e degli ecosistemi acquatici, anche se l’impostazione politica troppo caratterizzata da pregiudizi ideologici ambientalistici sta causando in maniera determinante una progressiva penalizzazione e marginalizzazione della pesca e delle imprese di pesca. Rilanciare il settore con una nuova politica che sappia insieme aff rontare gli aspetti ambientali, produttivi economici e sociali, e ponderare le scelte e soprattutto gli equilibri, potrebbe essere la strada giusta da percorrere. L’impresa della pesca deve essere, in questo particolare momento di crisi del settore, assistita dalle autorità per garantire al comparto un futuro nei prossimi anni. Infatti i fattori limitanti e le condizioni negative del settore pesca sono vari e molteplici. Per esempio si parla della variabilità degli ecosistemi marini, dell’imprevedibilità e discontinuità dell’attività, del progressivo depauperamento delle risorse ittiche, delle conseguenti misure restrittive, di un quadro normativo eccessivamente pesante, delle condizioni di mercato sfavorevoli e per fi nire di un’elevata aggressività dei processi di smercio dei prodotti esteri, che mettono il settore in seria diffi coltà. Oltre a questi vincoli si aggiungono anche le normative comunitarie in materia di pesca, che vanno a decimare il settore. Nello scorso anno è scoppiato in Italia il “caso” delle nuove norme comunitarie relative alla pesca a cui l’Italia ha dovuto adeguarsi dopo anni per non incorrere in sanzioni da parte dell’Unione Europea. Un recepimento della normativa che ha causato non pochi malumori tra gli addetti al settore pesca. Una delle nuove norme inserite nella direttiva era proprio la misura selettiva degli attrezzi (reti con maglie più larghe) per limitare la loro capacità di cattura, questa norma, sta causando un decremento delle catture di circa il 40%, facendo vertiginosamente abbassare la produttività del pescato. Così, specie in questo periodo, le aziende lavorano in perdita e l’arresto defi nitivo rappresenta una misura sociale, almeno per gli imprenditori, e sta diventando, paradossalmente, condizione per l’accesso al credito. La pesca, oggi, è una occupazione a rischio, vulnerabile perché esposta alla variabilità degli ecosistemi marini diffi cili da controllare e gestire. Aff rontare la situazione con mirati interventi di protezione dell’ecosistema diventa dunque indispensabile per il futuro del settore. Si tratta di equilibrare lo sforzo di pesca per garantire un mantenimento delle risorse e la possibilità di pesca anche per le future generazioni. Per questo è importante, sostenere le imprese oggi per assicurare un futuro al settore domani, difendendo a Molfetta quella tradizione marinara ormai conosciuta in tutto il mondo. Infi ne la dott.ssa Gabriella De Candia, biologa marina, ha illustrato ai presenti gli eff etti positivi del pesce, specie quello azzurro, sulla circolazione e sul sistema nervoso con i suoi Omega 3, spiegando le diff erenze tra pesce congelato e pesce surgelato e le tecniche per riconoscere il pesce fresco insieme ad alcuni consigli sul consumo.
Autore: Giovanni Angione