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L’inciviltà nella nostra città, sporca e puzzolente E regna l’incuria
15 novembre 2019

Condivido appieno l’amara riflessione che Gianni Antonio Palumbo ha evidenziato sull’ultimo numero del giornale col titolo “La cattiva educazione”. La mancanza di educazione civica e rispetto per la nostra città è purtroppo una costante atavica che ci caratterizza anche rispetto ad altre città viciniore. Già nel Quattrocento si riscontrano giudizi negativi dei commercianti e marinai che venivano a Molfetta a caricare olio, mandorle e altri prodotti locali e che descrivevano la città “bella ma puteolente”. Anche a me è capitato, a settembre scorso, di visitare altre città, addirittura della Russia. Devo dire che anche a volerli cercare, non è possibile vedere per terra una carta, un mozzicone, un rifiuto qualsiasi. Mosca, 12 milioni di abitanti e 5 milioni di auto, sembra che non abbia produzione di immondizie. Mi hanno spiegato che all’interno del cortile di ogni condominio ci sono i contenitori rigorosamente differenziati che vengono puntualmente raccolti al mattino. I giardini e le aiuole sono continuamente puliti, innaffiati e curati dagli stessi abitanti e dagli operatori comunali, che raccolgono anche le foglie secche fino a sera inoltrata (ho visto questo con i miei occhi). Il tutto nel silenzio più totale, e anche nel traffico più intenso non si sente un solo clacson. Quando sono rientrato a Molfetta ho ritrovato sacchi di immondizia dappertutto, per terra, nei giardini, nei gettacarte, sotto le auto in sosta, in campagna, lungo le complanari, sotto gli alberi. Giardinetti e aiuole che sono un tappeto di piccoli e grandi rifiuti, eppure gli operatori comunali fanno un onesto lavoro ma non possono arrivare dappertutto. Alberi mai curati e potati, con piante di oleandro piantate senza una goccia d’acqua e lasciate seccare al sole, che da noi certo non manca. Sulla strada adiacente il supermercato Dok, in via Mezzina, ad un passo dalla stazione, che fu aperta non più di un anno fa con tanto di musiche e rinfreschi, furono sistemate alcune panchine e piantati una quindicina di oleandri, regolarmente abbandonati, ora ne sono rimasti solo tre: andare a vedere per credere. Ma è mai possibile che non esista un piano di manutenzione periodica del verde pubblico, salvo potature “a stroncare”, vedi pino della stazione, soprattutto quando le piante sono giovani, alberi compresi, tenuto conto che da noi spesso, non piove per mesi? Che senso ha piantare alberi e piante per poi abbandonarle senza neanche una goccia d’acqua? Con quale faccia critichiamo Bolsonaro, presidente del Brasile, che brucia alberi e foreste dell’Amazzonia per sporchi interessi delle multinazionali della carne e della soia, se non siamo in grado di curare e proteggere il nostro striminzito patrimonio verde? Tornando alla pulizia, devo dire che ho la sventura di abitare di fronte ad un giardinetto pubblico su via Baccarini, ed è una lotta continua contro zozzoni e incivili che utilizzano il gettacarte e il terreno per sversare sistematicamente le loro immondizie. Ho messo cartelli di divieto, è stato installato il cartello di area videosorvegliata, ho chiamato i Vigili Urbani e l’ASM, ma non cambia nulla. Mi dicono che bisogna “coglierli sul fatto”, ma dove sono le fototrappole e i vigili in borghese per fare questo lavoro? Purtroppo noi molfettesi siamo abituati a tenere la nostra casa pulitissima, fino all’esasperazione, ma solo fino alla soglia. Al di là di questa, pianerottolo compreso, portone e strada, l’amore per la pulizia e il rispetto per la città vanno a farsi benedire. E’ purtroppo una piaga antica, che andrebbe risolta con vere e pesanti sanzioni (colpirne uno per educarne cento) e con una campagna continua di educazione civica che parta dalle scuole elementari fino alle superiori, inclusi enti e associazioni di adulti e anziani. Per brevità e carità tralascio il tema della maleducazione stradale, dell’uso spropositato dei clacson, dell’ignoranza da parte di automobilisti e pedoni della segnaletica orizzontale e verticale, strisce pedonali comprese, che spesso sono anche invisibili. © Riproduzione riservata

Autore: Mauro Binetti
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