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L'associazione “Molfetta free” chiede un dibattito sul porto in consiglio comunale. I rischi della strumentalizzazione Sul prossimo numero di “Quindici” in edicola sabato 16 novembre, dibattito sul porto e sulle possibili soluzioni dopo la vicenda giudiziaria con due arresti e 60 indagati fra cui l'ex sindaco Antonio Azzollini
14 novembre 2013

MOLFETTA - Il presidente dell’Associazione “Molfetta free” Mimmo Spadavecchia ha inviato una lettera aperta al sindaco Paola Natalicchio, al presidente del consiglio comunale Nicola Piergiovanni, agli assessori all’ambiente, Rosalba Gadaleta e ai lavori pubblici Giovanni Abbattista e ai presidenti delle commissioni lavori pubblici Annalisa Altomare, Ambiente-Ecologia Gianni Porta, Trasparenza Roberto La Grasta, per sollecitare un dibattito sul porto in consiglio comunale:

«la scrivente Associazione, in merito al dibattito venutosi a creare negli ultimi mesi sulla questione relativa alla possibilità o meno di realizzazione un nuovo porto nella città di Molfetta, tanto negli ambienti politici quanto tra l’opinione pubblica, Le chiede quanto segue:

PREMESSO

- che questa associazione non ha interesse ad entrare nel merito delle questioni giudiziarie che stanno investendo in queste ore esponenti politici cittadini;

- che occorre scindere la drammatica situazione di pericolo di vita incombente sui cittadini, minacciata dalla presenza (ancora) nei fondali del porto e di zona Gavetone di ordigni bellici che risultano pieni di gas nocivi mortali; dalla possibilità di realizzare o meno il progetto relativo al nuovo porto di Molfetta;

- che in merito alla grave questione ambientale, in queste ore la scrivente associazione sta presentando un esposto alla Magistratura coinvolgendo, altresì, gli Organi Istituzionali di competenza, compresi i consolati americano e inglese i cui militari sono gli autori dello scarico nei nostri fondali degli ordigni bellici;

- che il dibattito relativo alla possibilità o meno, all’utilità o meno, ai benefici e ai costi sull’eventuale costruzione del progetto porto nella nostra città, si sta limitando ai dibattiti da salotto o all’interno di bar, o – politicamente - a meri comunicati stampa diffusi da partiti politici di turno;

TANTO PREMESSO, CHIEDE:

alla S.V. Ill.ma

- che sia convocato con la massima urgenza il Consiglio Comunale monotematico al termine del quale, dopo ampia ed argomentata discussione, si decida se proseguire o non proseguire con il disegno del progetto portuale e che si assumano decisioni drastiche ed urgenti relativamente alla bonifica totale della zona interessata dagli ordigni bellici, in considerazione che è ormai prioritario affrontare la questione alla luce della lettura delle ultime analisi effettuate in quelle acque e che allarmano per la incolumità di vita dei nostri cittadini;

- si attivi con qualsiasi canale, istituzionale, politico e con ogni mezzo di informazione perchè diffonda, faccia conoscere, informi e spieghi in maniera elementare, e non con linguaggio politico, l’intera comunità molfettese su costi e benefici che la città ne trarrebbe realizzando il progetto;

PRECISA:

- che se nel termine di dieci giorni dalla data di protocollo di questa missiva, non si saranno considerate le nostre richieste, sarà cura di questa Associazione scendere in piazza tra la gente per una petizione popolare per richiedere d’urgenza il Consiglio Comunale monotematico; nonchè per la raccolta di firme per indire un Referendum cittadino sulla questione del progetto portuale».

 

Intanto Quindici informa Mimmo Spadavecchia, per evitare di generalizzare, che la nostra rivista è una di quelle che non fa dibattiti da salotti e sta affrontando concretamente il tema del porto che ha seguito fin dall’inizio del progetto. Sul prossimo numero, in edicola sabato 16 si parla anche di questo problema con articoli e l’editoriale del direttore Felice de Sanctis: “La zavorra dell’ecomostro”. Infatti, a nostro parere il problema dei lavori del porto, rischia di essere strumentalizzato, come sta avvenendo in Facebook e ora con manifestazioni di piazza, che vengono minacciate se il consiglio comunale non si occuperà dell’argomento. Si tratta di un problema delicato e non è con metodi alla Berlusconi e alla Grillo (appelli alla piazza e raccolta di firme) che si possono risolvere questioni che, affrontate in fretta, rischiano di essere dannose proprio per i cittadini. Riteniamo che le valutazioni debbano essere ponderate e che non si debba cedere alle tentazioni di protagonismo, ma si debbano assumere atteggiamenti responsabili su una materia complessa e delicata. Altrimenti si rischia di commettere gli stessi errori del passato, finiti con l’inchiesta giudiziaria e il sequestro del porto.

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Autore: Q
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Come non intervenire in questi scambi di “cultura popolare” (non di massa, non esiste) quanto mai saggia, anche se povera di “alta cultura”, quella cultura ribalda, ingannevole, trasformista, gattopardiana. I precedenti forumisti hanno ben spiegato le regole di un “SISTEMA”, protetto, avallato e condiviso anche da chi, forse, in altre e palpabili “visioni”, avrebbe dovuto condannarlo e combattere invece di farne parte per motivi diversi ma complementari. Molti anni fa, quale ragazzo di Azione Cattolica, non conoscitore del mondo reale così diverso e complesso da quello che avrei potuto immaginare, ero convinto o mi convinsero, educandomi , addomesticandomi o indottrinandomi - ognuno può scegliere in libertà in base alla propria educazione – al pensiero religioso che: “ IL PECCATO STA NELL'INTENZIONE”. Quindi basta il solo pensare un'azione condannata dalla legge, dalla morale, dalla religione, per essere considerato e considerarsi un PECCATORE. Non si deve pensare il male, il solo pensarlo si è condannati. Chi invece il male lo fa e senza pensarlo? Guardiamo bene in giro e in largo a tutto quello che accade oggi e non solo in Italia ma in tutto il pianeta. Tutti o quasi, quelli che fanno le cose che tanti altri si vergognano solo a pensarle, le fanno con sicurezza e senza vergogna, senza nessuna paura, ripetendole a poca distanza di tempo, scavalcando legge costituzionali e morali umane, tutta gente disinteressata al disagio e dolori provocati dalle loro azioni a dir poco disumane a milioni di povera gente, ricevuti e rispettati da tutti e in tutti quelli ambienti frequentati dalle stesse persone che mi hanno “educato” al pensiero filosofico, morale e religioso: IL PECCATO STA NELL'INTENZIONE”. Sono passati oramai tanti anni e mi rendo conto di non aver commesso nessun peccato se qualche o molte volte ho pensato di rapinare una banca, violentare una donna, fare sesso con una minorenne, essere un politico e svuotare le casse di denaro pubblico e tante altre bravate che sentiamo e abbiamo sentito in passato, porcherie commesse da personaggi i quali avrebbero dovuto dare il buon esempio, personaggi i quali occupano posti di responsabilità pubblica i quali non vengono mai condannati, mai nessuno che si dimette per la vergogna una volta presi in fragranza, sembra quasi sia un merito, si alternano ai misfatti chiedendo e avendo anche l'approvazione degli stessi “sfruttati”. Tutto questo per tenere a bada e indirizzare l'opinione pubblica a proprio favore, con l'inganno. Io si, ho fatto tutti questi “cattivi pensieri” senza commetterne alcuno, perché senza nessun indirizzo religioso capisco che certe cose si possono anche pensare ma non si devono fare. Per rispetto di se stessi, per la propria dignità di uomo, di marito, di padre e alla fine anche di nonno. Per cui non ho commesso nessun peccato pensando tutti i mali di questo mondo. Il peccato sta nell'agire e non nell'intenzione. Il problema, come qualcuno dice e scrive, è nel “SISTEMA” così ben collaudato da secoli e secoli: tenere a freno le masse, con il potere politico e quello religioso, incudine e martello.
Quanta verità in questi post, anche se ironici.....ma quanta verità! Senza scomodare Trilussa, andiamo a leggere o a sentire la nostra cultura popolare: chi maneggia festeggia. Giusto o sbagliato sia, sarà sempre così anche per una certa malformazione culturale umana: chi maneggia festeggia! L'inghippo sta in quel “festeggia”, come si “festeggia”? Secondo un mio modesto parere, si potrebbe anche “festeggiare onestamente” ovvero accontentarsi di prendersi un “rinfresco”, anche perché maneggiare non è facile, bisogna avere determinate qualità, anche intelligenza, che non è da tutti. Fare attenzione quindi, alla scelta di chi dovrebbe maneggiare e governare. Qui invece cos'è successo e cosa succede ancora: chi maneggia, festeggia a sbafo, invitando ai “festeggiamenti” mogli, figli, parenti tutti, amici, puttane e bagasce, troie, servi e lecchini, portaborse.....insomma un circolo vizioso fino al punto di scordarsi i veri motivi per cui si è stati chiamati, eletti al “maneggio”. Vediamo cosa è successo in Italia dal dopoguerra al giorno d'oggi . Senza voler generalizzare, hanno festeggiato tutti e falsamente: eletti e non eletti, ciechi, sordi, muti, parassiti, disonesti, ladri, mascalzoni, puttane e magnaccia, ribaldi, religiosi e non, atei e credenti, fino al punto da raschiare i barili alla ricerca di un po' di “umidità”: lo sfascio è stato ed è totale e si vede, al punto che sembra non se ne esca più. Quel che è peggio si continua a “maneggiare festeggiando! Roba da matti, non sanno fare altro e ritengono ormai un “diritto inviolabile”, acquisito, eterno. Un prezzo enorme pagheranno (lo stanno già facendo) le generazioni , queste e le prossime, senza quantificare quante. Si dice anche: siamo tutti ladri! Quanto di più falso si possa dire. Certo, moralmente chi ruba galline e chi denaro pubblico, sempre ladri sono.......non allo stesso modo: vediamo e calcoliamo i danni arrecati. I primi danneggiano più se stessi, gli altri fanno sfaceli, danni a volte – quasi sempre – irreparabili. Il “SISTEMA” cosa fa, punisce chi ruba galline subito per dare il l'esempio e la dimostrazione della sua incomparabile capacità di intervento, con i secondi invece si parla, si sparla, si lanciano accuse, si accusa, si scusa....passa il tempo, il tempo passa fino a trovare l'inghippo legale e costituzionale per non parlarne più. A pagare sono sempre gli stessi, i soliti.........e vengono chiamati “sovrani”!

Quanto postato da Vox Populi sembra più che giusto e legittimo. Quale referendum egregi, non era questo il porto in programma così ben cantato, decantato con arroganza sicurezza: qui non si è chiesto il referendum facendo presente quali fossere le mire e le mete, le conseguenze operative, contratti vari, spese e tempi ben definiti, futuro commerciale, posizioni e traguardi da raggiungere. Il popolo è sempre stato all'oscuro di tutto, ingannato, mortificato nella sua "sovranità". Ora la frittata è fatta, una frittata malsana e maleodorante, roba da trogoli, cosa si decide di fare? Si chiede al "popolo sovrano" se la mangiamo questa frittata o la lasciamo nella padella a marcire. Eh no, signori miei, qui ancora una volta si vuol prendere per i fondelli, per non dire di peggio. Inqualificabili operazioni, illegittimità, sprechi, mancanza di professionalità - così si legge in giro e in largo -, si trovino legalmente i colpevoli e a nome del "popolo sovrano" si faccia giustizia secondo le leggi vigenti. Se ci sarà da bonificare, si affidi l'operazione a personale onesto oltre che competente o viceverso e, senza rivolgersi a chi è già stato offeso, vilipeso, raggirato, che si faccia quello che è giusto fare. A tutto questo ci devono pensare gli eletti, preposti e proposti dal "popolo sovrano". Per questi e altre amministrazioni e competenze varie, si viene ben "remunerati" con "privilegi" non di poco conto. Non è "onesto" - in questi casi fallimentari -, chiamare in causa il "popolo.....sovrano".

Gentile Spadavecchia, mi fa piacere la sua lettera, perché ogni dialogo è sempre costruttivo e permette a ciascuno di esprimere le proprie opinioni e accrescere il dibattito democratico. Come vede “Quindici” è l'unico media che discute e fa discutere, da sempre, quasi 18 anni, rozzamente imitato da altri che, però, non filtrando i commenti, finiscono per trasformare questo strumento in uno sfogatoio pubblico per nullafacenti e disturbati mentali. Ognuno è libero di esprimere opinioni e soprattutto di rispettare quelle altrui, come dimostra di fare lei molto democraticamente. Ma mi preme chiarire alcuni punti della sua lettera. E' molto delicata la “questione porto”, un tema che “Quindici” ha seguito fin dall'inizio, denunciandone le storture, quando tutti ne osannavano le virtù (?!), mentre oggi stiamo vedendo gli effetti nefasti, di questo pasticcio all'italiana, frutto della scarsa lungimiranza e ottusità di qualcuno. E dispiace che, ancora una volta, debba essere la magistratura a porre rimedio agli errori dei politici, anche se è giusto che faccia il suo dovere, e “meno male che la toga c'è”. Premesso questo, chiariamo subito di non ritenere che un problema di questo genere possa essere risolto con un referendum alla Grillo, che parla alla pancia della gente. Ne abbiamo abbastanza di populismi da Berlusconi in giù. Per giudicare occorre conoscere e valutare fatti e conseguenze, non si può votare con la pancia, ma si deve votare col cervello. Altrimenti si fa demagogia: è facile parlare e sollevare la gente su questi problemi. Il rischio è che la cura sia peggio del male. I cittadini in massa non possono conoscere tutti i dati economici relativi al porto. Occorrerebbe, a mio parere, prima informarsi, capire le possibili conseguenze e poi fare eventuali referendum, che rischiano anche di essere pilotati demagogicamente. Lei crede che i cittadini accetterebbero la sua proposta se si chiedesse loro: vuoi completare il porto, anche a rischio di nuove tasse e nuovi oneri e di un eventuale flop che renderebbe la struttura una cattedrale nel deserto? Ecco perché occorre andarci piano. Sul prossimo numero di “Quindici”, in edicola domani, affrontiamo ampiamente la questione, anche con un editoriale dal titolo significativo: Porto, la zavorra dell'ecomostro. Quindi nessun pregiudizio, ma prudenza in un caso, ripeto, delicato come questo. In quanto alla necessità della bonifica, sono d'accordo con lei. Ne va della salute dei cittadini. E non lo scopre lei oggi: “Quindici” ha documentato oltre 15 anni fa il rischio iprite e ha lanciato l'allarme puntualmente ignorato da chi avrebbe dovuto avere a cuore la salute dei cittadini. Però occorre trovare i soldi e non è facile: se Azzollini avesse speso i soldi ottenuti per il porto, per fare la bonifica, non saremmo a questo bivio drammatico. Ma utilizzare la bonifica (è questa è la colpa più grande di Azzollini, che non ha provveduto prima a togliere le bombe) strumentalmente per finire il porto, non è corretto. Lei cosa propone, al di là di un appello e di un referendum: dove e come trovare i soldi in tempo di crisi economica? Qual è la soluzione alla presenza di sostanze nocive nel nostro mare, quella di non comprare più pesce? Come vede il problema non si risolve con una richiesta di referendum. Infine, un'ultima cosa: le nostre battaglie civili sono state e sono sempre nell'interesse dei cittadini: non abbiamo interessi economici, né politici, abbiamo rinunciato, pur se sollecitati, a candidature politiche (siamo per dare spazio ai giovani e la candidatura di Paola Natalicchio ne è un esempio), ci sforziamo di raccontare la verità e “quello che gli altri non dicono” (non è facile ed è scomodo, per questo gli altri non lo fanno, né vogliamo fare le Cassandre) quindi respingiamo il suo tentativo di far credere che le nostre siano battaglie negative. Chi vuole cavalcare l'onda del “caso porto” ci sembra lei, forse alla ricerca di una visibilità politica che le è mancata in passato. Senza rancore, cordialità Felice de Sanctis


Egregio Direttore, intanto la ringraziamo per averci dedicato alcuni minuti e, soprattutto, per aver replicato al nostro comunicato stampa. Comprendiamo che è vostra “battaglia” perseguire la questione sulla realizzazione del progetto del nuovo Porto. Discussione editoriale che le lasciamo affrontare volentieri, anche perché né noi né Lei (e la sua testata giornalistica) abbiamo diritto decisionale in quanto DEVE essere l'intera cittadinanza , riteniamo attraverso un referendum, ad esprimersi in merito a questa complessa e delicata questione. Né siamo interessati a cavalcare l'onda delle inchieste giudiziarie, scaturite fino ad oggi in merito alla realizzazione di questo progetto. A “NOI PREME LA SALUTE DEI MOLFETTESI”, l'incolumità di ogni singolo cittadino. Siamo in possesso di documenti che attestano la pericolosità delle bombe e dei risidui bellici presenti nei nostri fondali marini. Siamo in possesso di documenti che dimostrano che negli ultimi anni i casi di decesso per tumore sono più che raddoppiati a Molfetta e città limitrofe. Documentazione che in queste ore stiamo valutando se trasmetterle alla Procura della Repubblica, alle Ambasciate inglese e americana (responsabili di aver depositato a mezzo dei loro soldati, all'epoca, questi disastri ambientali nelle nostre acque), a diversi Ministri della Repubblica. Una battaglia, la nostra, quella vera e a salvaguardia della salute nostra e dei nostri figli, che è appena iniziata. Non ci fermeremo qua. Tanto ci tenevamo a sottolineare e a farle conoscere, perché le sue valutazioni ci sono parse ricche di pregiudizi. Ripetiamo, le altre battaglie le lasciamo volentieri perseguire a Lei, la sua testata giornalistica e quanti altri vogliano cavalcare l'onda del “caso Porto”. Distinti saluti.


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