Recupero Password
L'accusa: comitato di affari che controlla l'edilizia I reati, secondo le varie responsabilità: associazione a delinquere, reati contro la pubblica amministrazione, reati ambientali, concussione, corruzione, abuso di ufficio
15 luglio 2011

TRANI – Affollata conferenza conferenza stampa del Procuratore della Repubblica, dott. Giulio Maria Capristo, del Sostituto Procuratore della Repubblica, dott. Antonio Savasta, dei Comandanti delle rispettive Armi, incaricate della vasta operazione tutt’ora in corso. «Avevano messo le mani sulla città, gestendo a fini privati l’attività dell’Ufficio Tecnico del Comune di Molfetta, in stretto rapporto con uno studio professionale privato dello stesso Comune», così si è espresso il Procuratore della Repubblica, precisando che «dopo mesi d’indagini a cura della Procura della Repubblica di Trani, gli uomini del Corpo Forestale dello Stato, con l’ausilio della Polizia Municipale di Molfetta, hanno ricostruito la fitta rete d’interessi e di illegalità che ha praticamente paralizzato l’attività edilizia della città di Molfetta». I reati ipotizzati dalla Procura della Repubblica di Trani sono associazione a delinquere finalizzala a corruzione e concussione, oltre ai reati connessi in danno all’ambiente, consistenti in vere e proprie lottizzazioni abusive nel territorio di Molfetta, con gravissimi rischi idrogeologici. Nel corso dell’operazione denominata appunto «Mani sulla città» ben 51 sono state le persone indagate e 9 gli arrestati, di cui 8 agli arresti domiciliari, mentre numerosissimi sono gli immobili, villette, ristoranti, complessi residenziali, oltre all’ex Hotel Tritone, posti sotto sequestro penale. Dalle indagini del Corpo Forestale dello Stato, secondo quanto appreso nel corso della conferenza stampa, è emerso uno spaccato molto grave ed inquietante di distorsione e gestione a fini privati dell’attività amministrativa dell’Ufficio Tecnico del Comune di Molfetta, soprattutto ad opera del dirigente, in stretto rapporto con uno studio professionale privato, tale da potersi affermare che l’UTC di Molfetta, grazie al predetto, «da ufficio pubblico deputato alla cura della legalità della progettazione edilizia nel territorio - come confermato dal Procuratore della Repubblica - era stato geneticamente modificato in una sorta di appendice del predetto studio di progettazione». Il Dirigente, ex membro del predetto studio professionale (i cui soci sono riconducibili in gran parte alla famiglia del dirigente stesso), secondo la tesi accusatoria, avrebbe, divenuto dirigente dell’UTC, mantenuto un forte legame con lo studio professionale di origine, i cui soci sono stati tutti arrestati insieme al dirigente stesso, favorendo i progetti edilizi confezionati dallo studio privato e osteggiando i professionisti estranei. Avrebbe addirittura minacciato anche il personale della Polizia Municipale di Molfetta, reo nell’adempimento del proprio dovere istituzionale, di segnalare abusi e illegittimità “scomode” per l’assetto del dirigente in riferimento a pratiche curate da professionisti inseriti in quello studio e assentite dallo stesso dirigente. Il dirigente, secondo la Procura, ha di fatto mantenuto la sua condizione di socio e non solo si è limitato a favorire le pratiche provenienti dal detto studio approvandole con vari stratagemmi e artifizi documentali, fatto in sé molto grave, ma ha anche creato un sistema finalizzato ad indurre ed indirizzare i terzi a preferire i suoi professionisti di fiducia in luogo di altri professionisti operanti nel settore in ambito locale. Infatti, dall’analisi condotta dai Forestali sui dati attinti dai registri di protocollo che si riferiscono al Comune di Molfetta presenti nell’ufficio della Regione Puglia, è emerso che le progettazioni di tale studio tecnico dopo l’assunzione dell’incarico di dirigente sono aumentate del 600%, creando de facto, secondo quanto affermato dal Procuratore, un «regime d’illecito monopolio». Per raggiungere tale obiettivo, sempre secondo quanto appreso nel corso della conferenza stampa, il dirigente ha creato un sistema di concentrazione del potere amministrativo e di controllo in materia urbanistica, monopolizzando le decisioni e le istruttorie più importanti nel settore (vedi la materia paesaggistica e la gestione dei comparti) e infine attribuendo frazioni di potere solo alle persone a lui vicine. Nello specifico ha consentito di realizzare vere e proprie lottizzazioni abusive mediante atti amministrativi illegittimi basati ora su dichiarazioni false dei tecnici, ora su atti e pareri ideologicamente falsi, facendo passare inoltre con DIA interventi, invece, da sottoporre alla procedura più complessa del permesso di costruire. In quest’ottica, I’UTC ha omesso di trasmettere atti per il parere dell’Autorità di Bacino, alla Soprintendenza dei Beni Pubblici, di applicare procedure che imponevano la delibera del Consiglio Comunale, consentendo a terzi di realizzare ciò che gli strumenti urbanistici vigenti non avrebbero mai consentito. Così, “per miracolo”, l’Hotel Tritone, il cui proprietario Mauro Spadavecchia è stato arrestato, viene trasformato in edificio residenziale, depositi agricoli diventano villette, capannoni abusivi sono variati in complessi residenziali, terreni agricoli diventano edificabili con enormi volumetrie. Attuando la medesima strategia nella redazione del Piano dell’Agro, sul cui si è soffermato il Sostituto Procuratore della Repubblica, dott. Antonio Savasta, lo stesso dirigente Rocco Altomare, in palese situazione di incompatibilità, ha favorito la destinazione di 30 ettari di proprietà della sua famiglia facendoli passare da suoli agricoli a suoli di portata edificatoria di tipo agrituristico e energetico. E che dire ancora delle conseguenze di tali diffuse illegalità per l’ambiente? La gravità delle condotte contestate al dirigente e soci vanno ben oltre, secondo gli inquirenti, delle illegalità amministrative commesse a scopo di lucro e ridondano, infatti, sugli aspetti paesaggistici, idraulici e idrogeologici. Molte sono le costruzioni che sono state realizzate senza rispetto delle norme di tutela del sistema delle lame e di corsi d’acqua che insistono sul territorio di Molfetta creando una preoccupante situazione peraltro documentata anche da recenti eventi calamitosi sia pure fortunatamente con conseguenze relativamente ridotte. L’operazione, coordinata dal sostituto Procuratore della Repubblica di Trani, dott. Antonio Savasta, scattata nella notte, rappresenta l’atto finale di una lunga e complessa indagine effettuata del Comando Stazione Corpo Forestale dello Stato di Corato, con l’ausilio dei Comando Stazione Forestale di Bari e dell’Alta Murgia, sotto il coordinamento del Comando Provinciale di Bari, e della Polizia Municipale di Molfetta. All’esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dar GIP del Tribunale di Trani dott. Roberto Oliveri del Castillo, hanno partecipato oltre 60 uomini del comando Provinciale di Bari del corpo Forestale dello Stato e degli altri comandi provinciali della Puglia oltre ad un elicottero del Reparto volo del Corpo Forestale dello Stato.

Nominativo  
Email  
Messaggio  
Non verranno pubblicati commenti che:
  • Contengono offese di qualunque tipo
  • Sono contrari alle norme imperative dell’ordine pubblico e del buon costume
  • Contengono affermazioni non provate e/o non provabili e pertanto inattendibili
  • Contengono messaggi non pertinenti all’articolo al quale si riferiscono
  • Contengono messaggi pubblicitari
""
Quindici OnLine - Tutti i diritti riservati. Copyright © 1997 - 2024
Editore Associazione Culturale "Via Piazza" - Viale Pio XI, 11/A5 - 70056 Molfetta (BA) - P.IVA 04710470727 - ISSN 2612-758X
powered by PC Planet