“Io speriamo che me la cavo” con questa classe politica
Nell’osservare i manifesti propagandistici di alcuni candidati durante le campagne elettorali, ho sempre notato, con perplessità, disappunto e una giustificata preoccupazione, qualcosa di molto strano e incoerente su cui vorrei attirare l’attenzione di chi non l’avesse già fatto: la maggior parte dei candidati che si proponevano come amministratori di uno Stato con un debito pubblico da capogiro appariva in forma smagliante; belle facce sorridenti fiduciose, gioiose e ottimiste. Io, e penso la maggior parte di noi, se dovesse accingersi ad un tale gravoso compito, assumerebbe un’espressione più consona alle circostanze… loro no! Quelle persone sembravano sicure del fatto loro e delle loro strutture, presentavano orgogliosamente i loro programmi (i soliti da decenni e che ci hanno portati a queste condizioni disastrose!) senza manifestare dubbi, incertezze o sgomento di fronte ad un compito così gravoso e difficile. Incuranti di tutto, come minimo ingenui e inadeguati come i loro sorrisi pericolosamente effimeri. Evidenti e molto preoccupanti le considerazioni sulla sincerità, la consapevolezza e la competenza di molti “candidati” perché se uno deve affrontare un problema grave, di solito non ride, finché non lo risolve in qualche modo, a meno che se lo butti alle spalle, ignorandolo e dimenticandolo. Che strano contrasto! Quali e quante pesanti contraddizioni si percepiscono in queste “comunicazioni”! I loro volti e sorrisi soddisfatti mi facevano pensare a testimonial di qualche marca di dentifricio o elettrodomestico, se non di qualche efficace lassativo! Senza offesa per i tecnici che hanno ideato e prodotto questo settore della campagna propagandistica, vorrei sapere come mai nessuno abbia riflettuto su questo aspetto della comunicazione; forse le direttive dei committenti imponevano questa scelta? Chissà?! Il potere, necessariamente, è oneroso da gestire, servono persone equilibrate, sagge, riflessive responsabili e umili; nella maggior parte dei manifesti, guardando le facce non “leggevo” queste qualità, purtroppo, ma una eccessiva leggerezza. Ho voluto, per curiosità confrontare quelle immagini con le foto e i ritratti degli uomini politici che si sono succeduti nella storia (escludendo, per ovvie ragioni, Hitler!) e ho constatato che, mediamente, appaiono seri, a volte anche troppo, qualcuno accenna ad un timido sorriso appena percepibile. Appaiono evidenti, invece, i segni di giustificate preoccupazioni, apprensioni per le emergenze e i problemi sociali o economici oppure per gli esiti di scontri bellici che oggi, per fortuna, vengono accuratamente evitati appena possibile. Le odierne battaglie, i contrasti nazionali e internazionali, per lo più si sono trasferirete sul piano dell’economia, della produzione e della tutela del lavoro. Aggiungo, poi, che ho letteralmente tempestato le segreterie di alcuni partiti per attirare l’attenzione sui gravi problemi della scuola italiana che, come il resto del Paese, verte in gravi condizioni: la metà degli insegnanti delle superiori è affetto da depressione, decine di migliaia di esseri umani che soffrono e fanno soffrire i loro famigliari e le scolaresche! Milioni di euro spesi per le supplenze più gli oneri per le cure del caso, malfunzionamento, inoltre, dell’istituzione (Per le statistiche sulle malattie degli insegnanti delle scuole superiori in Italia rimando alle ricerche del prof. Lodolo Doria pubblicate nel 2006 dalla casa ed La scuola di Brescia e ai relativi aggiornamenti reperibili su internet). Nessuna risposta, appuntamenti soppressi senza neanche avvertire e senza il minimo segno di educazione e rispetto, richieste di scritti informativi e altre cosette che mi facevano sospettare la mancata volontà, da parte di giovani non so quanto preparati, di aprire un dialogo civile e rispettoso con un cittadino qualunque, per di più un professionista piuttosto informato e giustamente preoccupato, anzi disgustato. Perché’ i sindacalisti ed i mezzi di comunicazione non fanno sentire la loro voce? Concludendo il discorso sulla scuola, negletta e ignorata in troppi casi, siamo di fronte ad uno Stato che non si preoccupa dei giovani, come in una famiglia che si disinteressasse dei propri figli. L’alto tasso di disoccupazione giovanile non fa che confermare l’egoismo e la cecità di una classe politica inefficiente, troppo furba e decimata con troppa frequenza da disonorevoli scandali e avvisi di garanzia che si succedono, purtroppo, col ritmo costante di una musica stucchevole e noiosa. Anche questi sono segni della crisi, si continuano a fare cose vecchie, inutili e costose alla faccia del progresso della modernità e in nome del Welfare! Con un debito pubblico di queste dimensioni sarebbe come se a casa nostra, in una famiglia piena di debiti, si mangiasse aragosta e caviale annaffiato con champagne francese, invitando anche i vicini di casa! Ci sarebbe da ridere se la cosa non facesse, invece e purtroppo, piangere. Quindi, o il discorso sul debito pubblico è una finzione oppure siamo in mano a gente incosciente, inadeguata, poco chiara e non interessata né ad un dialogo sincero con gli elettori né tantomeno al benessere dei cittadini. Durante l’epoca Giolittiana, la vecchia lira faceva aggio sull’oro grazie alle sudate rimesse degli emigrati; negli anni Sessanta Molfetta (nel suo piccolo) ha conosciuto (contemporaneamente al boom dovuto alle favorevoli circostanze socioeconomiche) un’epoca di benessere frutto dei sacrifici e del faticoso lavoro degli imbarcati. Oggi come ce la caveremo? Pasquino © Riproduzione riservata