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INTERVISTA ESCLUSIVA. Paola Natalicchio: ancora aperta la partita della mia candidatura a sindaco di Molfetta per il centrosinistra Sgombriamo il campo da illazioni, voci, pettegolezzi pseudogiornalistici, giochi trasversali, facendo parlare direttamente la protagonista. Ora i partiti possono giocare a carte scoperte per dimostrare di voler arrivare a una candidatura unica e vincente della società civile
31 gennaio 2013

MOLFETTA - Paola Natalicchio (foto) 34 anni, giornalista, collaboratrice di “Quindici” con cui ha mosso i primi passi ai tempi del liceo ginnasio a 16-17 anni ed è cresciuta giornalisticamente con noi, si è trovata al centro di indiscrezioni per la sua candidatura a sindaco. Il suo nome circolava da qualche tempo, ma per non bruciarlo e soprattutto per dare tempo al centrosinistra molfettese di organizzarsi e di riuscire finalmente a convergere su una candidatura unitaria, forte e credibile, avevamo preferito tenerlo nascosto, pur delineandone il profilo. Inutile dare notizie non certe.
Poi il nome è venuto fuori con una serie di notizie sbagliate (volutamente?) e allora, per sgombrare il campo da illazioni e sciocchezze varie, abbiamo preferito sentire direttamente Paola per non prestarci alle voci, alle rivendicazioni idiote di primogeniture, ai pettegolezzi pseudo giornalistici e ad altri giochetti di chi cerca inutilmente visibilità.
Allora Paola il centrosinistra molfettese puntava sul tuo nome per le prossime elezioni amministrative?
«
È vero che io avevo dato la mia disponibilità a un gruppo di amici, che fanno parte della segreteria del Pd cittadino e che avevano pensato di lavorare su questa ipotesi. Nella piena consapevolezza, però, che in politica non si parte dai nomi ma dai programmi e dai soggetti politici che decidono di realizzarli insieme. Diciamo che la mia era una disponibilità condizionata a numerosi fattori».

Quali, esattamente? Facciamo chiarezza.
«
Una coalizione realmente alternativa e discontinua con la gestione Azzollini. Che tenesse insieme i soggetti politici al momento più credibili della nostra città: Rifondazione Comunista, Sel e il Pd.
Insieme a un movimento civico energico, autenticamente innovativo nei metodi e nelle pratiche: il movimento delle donne che si è creato attorno al manifesto “Vorrei”. Quando il Pd ha sondato la mia disponibilità alla candidatura, nel periodo natalizio, c'era un certo ottimismo sul fatto che potesse essere questo il baricentro di una coalizione credibile».

Perché usi la parola baricentro? Altre forze sarebbero state ammesse a
questa coalizione?
«
Una coalizione di questo tipo avrebbe potuto essere aperta anche alla Lista Emiliano, ad esempio. Ho grande stima di una donna di questa città, Annalisa Altomare, e sono certa che sarebbe stato il giusto “centro” di una coalizione credibile e potabile».

Avevi già avviato incontri, trattative?
«
Incontri assolutamente informali sì, trattative certo che no. La mia non era un'autocandidatura. Mi è stata fatta una proposta, anzi è stato fatto un sereno sondaggio su una mia eventuale disponibilità in un certo quadro. E io ho dato una disponibilità, a lavorare in questo preciso quadro».

La candidatura è davvero saltata, come scrive qualcuno?
«
Il quadro è molto più complicato del previsto, diciamo così. Molti interlocutori definiscono questo schieramento “una coalizione dei sogni”. Con sufficienza e scetticismo, come se il sogno e la visione fossero ormai categorie proibite per la “politica della calcolatrice” ».
 
Cosa intendi per “politica della calcolatrice”?
«Lo sappiamo tutti. Quando a Molfetta arrivano le elezioni, sia a destra che a sinistra, ci si mette a fare i conti, convinti che esistano “pacchetti di voti” ben definiti, computabili in modo ragionieristico. E quindi si mettono insieme insalate miste, coalizioni larghe, larghissime». 
 
Il problema con te quindi è stato la coalizione?
«Molte forze politiche, e tra queste innegabilmente anche Sel, hanno lavorato a lungo in questi mesi su altre ipotesi, decisamente più orientate al centro. Ipotesi di lavoro che rispetto. Ma ho una posizione chiara: non potrei mai mettere la faccia su una coalizione con dentro Udc e Repubblicani (tra cui molti “fuoriusciti” dalla maggioranza di Azzollini). Ripeto: Molfetta ha bisogno di un'ipotesi politica chiara, pulita, autenticamente e profondamente alternativa. E ha bisogno di sinistra. Non potrei immaginare nessun lavoro sulla città senza i compagni di Rifondazione comunista, che in questa città, all'opposizione, hanno fatto molto di più e molto meglio di Udc e Repubblicani. Penso al lavoro sui Beni comuni in corso, ad esempio».

Rifondazione si era detta disponibile a sostenerti?
«
Non stava a me costruire questa coalizione. Ripeto: io ho dato una “disponibilità di servizio” a fare il candidato di sintesi. Ma la sintesi su questa ipotesi politica dovevano trovarla le forze politiche della sinistra cittadina».

Mi dici qualcosa di più preciso sull'atteggiamento di Sel?
«
Smentisco un veto personale di Tommaso Minervini sul mio nome, intanto. Con Tommaso ci siamo visti, conosciuti, confrontati con rispetto. E lo stesso è stato con la segreteria guidata da Silvio Salvemini e Angela Amato, persone serie e corrette».

Però?
«
Però in Sel c'è un dibattito aperto sulla coalizione, ripeto. Che ha tempi lunghi, mi pare. E chiunque guiderà il centrosinistra molfettese ha il diritto di partire presto. Gli altri due candidati sono già in campo. La città aspetta risposte dalla sinistra. Risposte di sinistra, appunto. Chiare, nette, concrete».

Il Pd era davvero disposto a darti, queste risposte di sinistra? O voleva usare il tuo nome, come dice qualcuno, per misurare gli altri partiti e rimettere in campo quello di Giovanni Abbattista?
«
Io non conosco il dibattito interno al partito molfettese. La segreteria è stata davvero autrice di questa ipotesi di lavoro, però. Abbattista compreso. Su questo non c'è dubbio e non ho alcun retropensiero. La proposta mi è sembrata autentica e le intenzioni del Pd anche».

 
Non pensi che il Pd abbia sbagliato a presentarla come il proprio candidato?
«Penso che chiunque mi conosce sa che non voto Pd e che col Pd ho avuto sempre un rapporto corretto e costruttivo, ma anche critico. Io sono una militante di Sel, al momento, a dirla tutta. Ma non sono iscritta né a Pd, né a Sel né a Rifondazione e se mai una mia candidatura fosse stata un'ipotesi condivisa da queste forze avrei garantito la mia assoluta equidistanza dai partiti». 
 
Torniamo al problema principale da cui parte tutto: la tua candidatura è saltata o no?
«
Se le forze politiche continueranno a pensare che l'unità a sinistra per lanciare la sfida di governo significhi “perdere sicuramente” o costruire una “coalizione dei sogni” evidentemente è un progetto non fattibile. E siccome non sono in cerca né di lavoro né di poltrone e peraltro abito dal 1997 a 500 km di distanza evidentemente la mia disponibilità, che avrebbe comportato anche qualche sacrificio personale, alle condizioni attuali, viene meno».

E se le condizioni mutassero, se le forze del centrosinistra “potabile”, come tu lo definisci, si mettessero finalmente d'accordo?
«
Se queste forze, in modo condiviso e comune, ritengono che questo progetto sia fattibile e vincente e che la mia professionalità e la mia passione civica possano essere strumenti adeguati per provare a realizzarlo non sarò io ad assumermi la responsabilità di vanificarlo».
 
E allora perché non parti da sola, come ha fatto Bepi Maralfa, magari sostenuta da una lista civica?
«Perché, con tutto il rispetto per Bepi che stimo davvero e a cui auguro una splendida campagna elettorale, credo che Molfetta debba ricominciare un nuovo corso, non basato su personalismi e buona volontà ma su progetti collettivi, corali, condivisi e basati sulla partecipazione, sulla cittadinanza attiva e sulla valorizzazione di chi, in questi anni, anche se all'opposizione, ha lavorato duramente per assicurare a questa città un futuro migliore del suo passato recente e indecente. Serve un movimento dal basso, una squadra con idee precise, che tenga conto dei talenti di questa città. E serve un patto civico, perché talenti e competenze sono dispersi fuori dai partiti, è vero, ma abitano anche nei partiti. Io non partirei mai senza i partiti né contro i partiti di cui ho detto. Non è tempo di antipolitica, neanche per Molfetta. È tempo, però, di aprire porte e finestre a una politica nuova e anche alla mia generazione». 
 
Ci auguriamo che ora, giocando a carte scoperte, il centrosinistra trovi un accordo su una candidatura che noi riteniamo credibile e spendibile. E soprattutto vincente. E sulla quale si possono far convergere tutti i consenti delle forze politiche e della società civile. Altrimenti non ci sarebbero alibi che tengano.
 
© Riproduzione riservata
Autore: Felice de Sanctis
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